10. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Nati per credere (e per semplificare la comprensione della realtà)”.
…a cura di Giorgio Chelidonio
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10. Nati per credere (e per semplificare la comprensione della realtà).
Anche in un settimanale (non banale ma certamente non classificabile come “rivista scientifica”)(1) si può incontrare il senso del come la nostra mente decodifica il mondo per poterlo comprendere. Va però precisata la dimensione storica e ambientale della parola “mondo”: gli antichi la modulavano in quanto spazio (locale, urbano, regionale o anche più esteso) di cui ciascuno conosceva le reti relazionali anche le più remote, ai cui confini persino l’incognito veniva descritto, anche se in modalità mitiche. Senza risalire a tempi tardo-preistorici, si pensi al noto caso del cosiddetto “Prete Gianni”(2), sovrano di un immaginifico regno cristiano asiatico che si rivelò in una lettera pervenuta, nel 1165, all’imperatore di Bisanzio. Un regno, il suo, probabilmente mai esistito ma identificabile, semmai, in un’etnia mongola cristianizzata da sacerdoti nestoriani(3).
In tempo di crociate, avviate per contrastare l’espansione dei turchi Selgiuchidi, risultava però conveniente credere all’esistenza di un impero asiatico cristiano. Passando dal concetto di “mondo” proprio degli antichi a quello astronomico di “universo”, come percepiamo quest’ultimo nel suo divenire dinamico, fatto di velocità galattiche di cui noi avvertiamo solo gli effetti locali?
Provo a riepilogare la sequenza con cui questa dimensione problematica mi si è manifestata, leggendo (su “Il Venerdì di Repubblica”) la recensione di un libro: “Suspicious minds”, cioè “Menti sospettose”(4) di Robert Brotherton, psicologo della Columbia University. Vi si tratta il “complottismo”, cioè le teorie secondo cui, ad esempio, “sulla luna non ci siamo mai andati” o “Kennedy è stato ucciso dalla CIA”. Mi colpisce una frase: “…credere a queste teorie non è una cosa da pazzi…sono avvincenti…e soddisfano in modo egregio certi bisogni, che in alcuni sono più pressanti che in altri…la necessità di dare un senso a ciò che accade, di ridurre la complessità del mondo.”
Riflettendoci su, mi torna in mente un altro titolo: “Nati per credere”(5), sottotitolo “Perché il nostro cervello sembra predisposto a fraintendere la teoria di Darwin”. Non mi è facile ridurne il contenuto in poche righe ma provo a sintetizzare: siamo portati a interpretare la realtà per schemi e per classificazioni, perché la nostra mente “finalizza” il mondo e come lo percepiamo.
In altre parole, usando una sintesi detta “analogia dell’orologiaio”(6): ad esempio, Cartesio, filosofo e matematico francese del XVII° secolo, spiegava il creazionismo (e con esso l’esistenza di un Dio creatore universale) osservando che se esiste l’orologio deve esistere anche l’orologiaio. Sarà perché mio padre era un artigiano specializzato in orologi meccanici, sarà perché li ho sempre guardati con reverente ma resistente ignoranza, mi è facile capire che per la divulgazione scientifica del XVII° e XVIII° secolo l’orologio fosse il massimo della complessità.
Ma quello stesso numero de “Il Venerdì” recensiva anche un altro libro che, però, non è ancora stato tradotto: “Dark matter and the dinosaurs” (cioè “La materia oscura e i dinosauri”)(7). Vi si riconsidera la teoria, oggi largamente condivisa, secondo cui l’estinzione dei dinosauri, avvenuta 65 milioni di anni fa, fu causata dall’impatto del nostro pianeta con un asteroide (largo almeno 14 chilometri!). In attesa di poterne leggerne, per pigrizia, la versione italiana, mi limito a riportarne parti della suddetta recensione; ad esempio che:
– gli impatti cosmici di queste dimensioni dovrebbero ripetersi circa ogni 32 milioni di anni (ergo dovrebbe essercene stato un altro 32 milioni di anni fa … ma dell’ultimo non ne ho notizia !?) perché con “la stessa regolarità…il nostro sistema solare, oscillando in su e in giù lungo la sua orbita nella Via Lattea, interseca il piano della sua orbita. Se su questo piano giacesse un enorme disco di materia oscura, ogni volta che il sistema solare…lo attraversa la gravità potrebbe deviare verso la Terra qualche cometa della nube di Oort. Con effetti apocalittici. Quando una grande cometa impatta sul pianeta a 60 chilometri al secondo può sprigionare energie pari a un miliardo di bombe atomiche…”.
Questa citazione mi obbliga a fermarmi perché le dimensioni di questa spiegazione sfuggono alla mia mente, più prossima al concetto leopardiano di “infinito” che alla moderna scienza astrofisica.
Ho cercato, quindi, in “rete” trovando, ad esempio, che “Gli astronomi credono che la Via Lattea si muova a circa 600 chilometri al secondo rispetto al riferimento dato dalle galassie circostanti; se ciò fosse corretto, la Terra compirebbe uno spostamento nello Spazio di 51,84 milioni di km al giorno, o più di 18,9 miliardi di km all’anno.”(8) E che “l’intero Sistema Solare – orbita attorno al centro della nostra Galassia. Insieme a lui ci stiamo spostando a una velocità media di 828.000 km all’ora”. Inoltre che “…a questa alta velocità, ci vogliono circa 230 milioni di anni per completare un giro attorno al nostro centro galattico…”(9). Qui mi fermo anche perché, da animale terrestre, non avverto traccia di queste velocità davvero…astronomiche. Lascio a future letture la mia comprensione di questi temi (es. “materia oscura”, “Nube di Oort”, etc.) e rientro nella mia naturale dimensione evolutiva, che so articolata fra il mio 4%, circa, di DNA neandertaliano e l’eredità delle osservazioni astro-zodiacali sumeriche-babilonesi(10): come percepiamo lo scorrere del tempo e le sue connessioni astronomiche visibili? Ovviamente con il muoversi apparente del sole, della luna e delle stelle. Quest’ultime sono tutte evidenze che gli antichi avevano già ben osservato e “registrato”, come ad esempio gli allineamenti solstiziali del sole al suo sorgere estivo (es. la “heel stone” del sito megalitico inglese di Stonehenge)(11) o a quello invernale (es. il corridoio del tumulo megalitico irlandese di Newgrange)(12).
Per quanto arcinoti (anzi talvolta banalizzati) possano sembrare questi esempi, è sempre propositivo ricordare che di osservazioni dei cicli astrali sono intrise sia le radici di quasi tutte le religioni, sia i miti fondativi di tutte le civiltà antiche. Del resto anche nei documenti scritti più antichi, ad esempio, quelli mesopotamici o egiziani del III° millennio a.C., sarà del tutto improbabile trovare prove archeologiche dell’avvenuta presa di coscienza: la “mente finalistica” (es. è il cielo che si muove e non la Terra e noi con essa!) ha finito per plasmare il “trascendente” delle società umane. Almeno da 7000 anni circa, come nel caso del cerchio megalitico di Nabta Playa (nel deserto egiziano della Nubia)(13) gli apparenti movimenti astrali vennero prima “mitizzati” e poi “deificati”, probabilmente già da Homo sapiens, mentre si stava evolvendo da cacciatore-raccoglitore ad agricoltore-pastore.
LINKS
1) http://dl-home.com/il-venerdi-di-repubblica-n-1451-08-01-2016/
2. https://it.wikipedia.org/wiki/Prete_Gianni
3) https://it.wikipedia.org/wiki/Nestorianesimo
4) http://www.amazon.it/Suspicious-Minds-Believe-Conspiracy-Theories/dp/1472915615
5) http://www.codiceedizioni.it/libri/nati-per-credere/ + https://www.cicap.org/new/articolo.php?id=273887 6) https://it.wikipedia.org/wiki/Analogia_dell%27orologiaio
7) http://www.scientificamerican.com/article/fact-or-fiction-dark-matter-killed-the-dinosaurs/
8) https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Lattea#Velocit.C3.A0
9) ttp://archive.oapd.inaf.it/othersites/sc/starchild/questions/question18.html
10) https://it.wikipedia.org/wiki/Zodiaco
11) https://it.wikipedia.org/wiki/Stonehenge
12) http://www.ireland.com/it-it/cose-da-vedere-e-fare/attrazioni-ambiente-edificato/articoli/solstizio-inverno/
13) https://it.wikipedia.org/wiki/Nabta_Playa
Verona 26.09.2016
Giorgio Chelidonio