11 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “Percepire la geo-complessità del Monte Baldo… stando davanti a Villa Carlotti (Caprino Veronese)”
…a cura di Giorgio Chelidonio
Per le tue domande scrivi a: gkelidonio@gmail.com
(clicca le foto)
Percepire la geo-complessità del Monte Baldo…
stando davanti a Villa Carlotti (Caprino Veronese)
Non è intuitivo, stando nel parco antistante Villa Carlotti, percepire la dimensione geo-paesaggistica del Monte Baldo: lo skyline che fa da sfondo alla facciata abbraccia solo la porzione meridionale dei quasi 40 km. con orientamento NNE/SSW. Nulla, poi, lascia intuire che dal vicino Monte Belpo (metri 890 slm, la porzione “geologicamente ribassata” della catena baldense) dei cacciatori paleolitici (i Neanderthal) osservassero la piana caprinese durante fasi climatiche interglaciali calde (es. fra 130 e 115 mila anni fa) o almeno in quelle interstadiali temperate oppure fra 85 e 70 mila anni fa(fig. 1). È davvero un peccato che il Museo Civico non esponga più le collezioni preistoriche che vantava fin dagli anni 70 del XX secolo. Questa “perdita cognitiva”, che spero temporanea, è stata però compensata da:
– il nuovo allestimento dello straordinario “Compianto del Cristo”(1), un gruppo scultoreo trecentesco, valorizzato dal prezioso restauro fatto da “l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze”;
– il restauro delle “Grottesche” affrescate nella seicentesca “Sala dei Sogni”(fig. 2), un vero e proprio compendio dei miti e dei simboli che animavano la cultura rinascimentale lungo la Valle dell’Adige(2).
Per “tamponare” questa lacuna socio-culturale, speriamo temporanea, bisogna “affacciarsi” alle numerose pubblicazioni che sono state fatte negli ultimi decenni: la prima evidenziò il rinvenimento di una “punta musteriana” a san Bartolomeo di Prada (1050 metri slm).
Invece, il sito più in quota in cui sono stati trovati manufatti attribuibili al Paleolitico Medio(3), è Bocca Paltrane, a 1830 metri slm, sull’Altissimo, cioè all’estremità settentrionale del Monte Baldo.
Questa “ubiquità” altimetrica delle tracce musteriane baldensi suggerisce che questa montagna sia stata frequentata (prima di 40.000 anni fa) dai Neanderthal nel corso di continui adattamenti delle loro strategie di caccia-raccolta, durante le oscillazioni climatiche:
– limitandosi alle quote più basse durante le fasi glaciali (quando il ghiacciaio gardesano lambiva le quote oggi occupate dalle case di S. Zeno di Montagna), ad esempio fra 74.000 e 60.000 anni fa circa quando i cacciatori paleolitici ponevano i loro campi base in grotte collinari come in Val dei Progni (Fumane) (q. 350 slm);
– praticando battute di caccia estiva ai branchi di grossi mammiferi (es. “stambecchi”) sulle più alte praterie e ponendo campi base stagionali al Passo di San Valentino (metri 1350 slm circa), dove affiorava la selce adatta a rinnovare le loro scorte di utensili litici.
Se questi scenari crono-culturali non sono facili da cogliere paesaggisticamente dal centro di Caprino, ancor meno lo è la dimensione geologica del Monte Baldo, vera e propria “macchina del tempo”(4) che possiamo “vedere scorrere” evocandone altri dati significativi e ben più antichi. Alcuni esempi:
– la vecchia fornace di Porcino (che ho ritrovato trasformata in B&B !) che utilizzava le argille
marnose, sottostanti alla contrada, per produrre tegole e mattoni. Non si trattava di “argille di
pianura”, sedimentatesi nel Pleistocene ma di argille fossili depostesi (circa fra 37 e 34 milioni di anni fa) in fondali marini della Tetide, un oceano che allora si stava “restringendo” fino a lasciare, come residuo, il Mediterraneo. Quelle stesse argille sono sepolte sotto gli strati calcarei del Monte Moscal, il cui rilievo restava libero dal ghiaccio del Garda.
– proprio sulle creste del Monte Moscal affiorano, conchiglie fossili (Pecten sp.)(fig. 3) che vivevano nel mare che, ancora 15 milioni di anni fa, copriva quest’area(6). Quest’ultimo scenario permette di evocare la profondissima “valle del Garda” che venne scavata durante il disseccamento del Mediterraneo (fra 7 e 5 milioni di anni fa circa), quando le acque del paleo-
Sarca di allora intagliarono un tipico profilo fluviale “a V”, scendendo rapidissime verso le sponde settentrionali del Golfo Padano, cioè del “braccio di mare” che esisteva, fino a 1 milione di anni fa al posto della omonima pianura;
– l’intera dorsale baldense è stata modellata su una piega geologica (anticlinale)(7) spezzata, sulle cui creste affiorano le rocce dolomitiche, formate da sedimenti che si depositarono sui fondali marini di circa 200 milioni di anni fa.
Inoltre, la morfologia del versante orientale del Baldo evidenzia un’altra geo-piega, cioè la “sinclinale minore”(8) di Ferrara M.B., la cui idrografia si articola, scendendo lungo la valle del Tasso, fino a Porcino. Infatti, le argille che vi si estraevano non furono toccate dall’erosione generale del versante perché giacenti all’interno della sinclinale stessa.
Tutti questi enormi spostamenti, che hanno modellato questa parte della superficie terrestre, sono prodotti dal “sollevamento alpino” attivatosi fra 50 e 20 milioni di anni fa (Zorzin, 2016).
Infine, citando i fenomeni erosivi, da quando quelli orogenetici hanno spezzato “l’anticlinale maggiore”, dalle creste baldensi, sono stati asportati quasi 2 chilometri di strati rocciosi.
Non è davvero facile “visualizzare” quest’ultima sequenza del Monte Baldo come “macchina del tempo”, ma possiamo evocarla con i paleo-scenari fluviali sepolti nella pianura atesino-padana, ma anche dando una “misura” dello scioglimento “recente” dei ghiacciai alpini, ad esempio:
– nel pozzo “Villafranca 1”, scavato (nel 1964) fino alla profondità di 1135 metri, i sedimenti
alluvionali sono conservati per uno spessore di quasi 400 metri (Venzo, 1969), sotto cui vi sono sabbie marine del Golfo Padano, databili tra 1,806 e 0,781 milioni di anni fa circa;
– nel pozzo di “Verona Est” (Sorbini et alii, 1984) le argille depostesi durante l’ultimo Interglaciale (appena 124-119.000 anni fa) sono sepolte a quasi 150 metri di profondità;
– solo negli ultimi 3000 anni il volume dei ghiacciai alpini è diminuito dell’80% circa. Inoltre,
fino a 15.000 anni fa, la massa dei ghiacciai pesava circa 62.000 miliardi di tonnellate, mentre
lo scarico sedimentario post-glaciale rappresenta 4.000 miliardi di tonnellate circa(9).
LinK
1 – https://www.raicultura.it/arte/foto/2021/11/Il-compianto-sul-Cristo-morto-1c5de03f-113b-4c74-be16-7072fb79e3d8.html#:~:text=Il%20Compianto%20di%20Caprino%20Veronese,i%20pi%C3%B9%20puri%20canoni%20classici.
2 – http://tour.veasyt.com/en/slide-text/carlotti/it/5#
3 – Chelidonio G., Rosà V., 2011: Tracce neanderthaliane e manufatti musteriani sul Monte Baldo, in “Il Baldo”, quaderno culturale n. 22, CTG, Caprino.
http://www.italianostravr.it/index_htm_files/preistoria%20Baldo%20-ItNostra%20-Garda%2025.9.2020.pdf
4https://www.academia.edu/29781463/Scenari_geologici_in_movimento_il_Monte_Baldo_come_macchina_del_tempo
5 – https://www.catawiki.com/it/l/5795051-fossil-triple-pecten-slab-clamys-latissima-30x12x27-cm-7-5kg
6 – Rizzi M., 2012: Il cuore di pietra del Monte Moscal, tesi di laurea Politecnico di Milano.
7 – https://it.wikipedia.org/wiki/Anticlinale
8 – https://it.wikipedia.org/wiki/Sinclinale
9 – Mey J. et alii, 2016: Glacial isostatic uplift of the European Alps, in “Nature Communication”,7, 13382. https://doi.org/10.1038/ncomms13382
Bibliografia breve
– Sorbini L. et alii, 1984: Geologia e geomorfologia di una porzione della pianura Sud/Est di Verona, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona (II° serie), Sezione Scienze della Terra, n.2.
– Carraro F. et alli, 1969: Note illustrative della Carta Geologica d’Italia, Foglio 48, Peschiera del Garda, Servizio Geologici d’Italia.
– Zorzin R., 2016: Rocce e fossili del Monte Baldo e dei Monti Lessini veronesi, Cierre Edizioni,
Sommacampagna(VR).
***
Didascalie foto
Fig. 1: Grande raschiatoio rinvenuto sul Monte Baldo, come traccia di frequentazioni neanderthaliane (foto G.Chelidonio).
Fig. 2: “Sala dei Sogni”, un caleidoscopico affreschi di miti e simboli cinquecenteschi (Palazzo Carlotti, Caprino Veronese) (immagine rielaborata da www.tour.veasyt.com )
Fig. 3: Grandi conchiglie fossili (pecten sp.) simili a quelle che affiorano sulle creste rocciose di Monte Moscal (immagine rielaborata da www.catawiki.com )
***
Verona, 11.07.2022
Giorgio Chelidonio