12 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “Lisbona: dal guardare ruderi di un sisma (1755) al riflettere sui suoi effetti “filosofici” europei”.

…a cura di Giorgio Chelidonio

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Fig. 1

Lisbona: dal guardare ruderi di un sisma (1755)
al riflettere sui suoi effetti “filosofici” europei”.

Sarà capitato anche a voi di visitare un luogo famoso, per un evento storico lì accaduto, e nel guardarlo “inforcare gli occhiali del tempo”, tentando di “osservarne” gli effetti che ne derivarono. Ad esempio, sono stato, qualche anno fa, a Lisbona: mi ha subito colpito la differenza fra la simmetria “a scacchiera” dei palazzi vicini al porto e l’impressionante scenario ruderale della gotica chiesa del Carmine(fig.1), affacciato sulla sovrastante collina. Quest’ultima è una delle poche tracce ancora visibili del grande terremoto che il primo novembre 1755 semi-distrusse Lisbona, mentre i quartieri sottostanti sono il frutto delle ricostruzioni che, subito dopo, rimodellarono quel paesaggio urbano.

fig. 2

Dunque, guardare un elemento insolito di quel paesaggio mi ha subito portato a visualizzare gli eventi sismici di allora. Però, se mi chiedessero qual è il sito che mi è rimasto più impresso in quel viaggio risponderei: la Torre di Belem(fig.2), un “faro-cannoniera” originariamente costruito (nel 1521) su un isolotto di rocce basaltiche, allora affiorante vicino alla riva nord della foce del fiume Tago. La struttura è composta da un bastione e da una torre di 4 piani (alta 30 metri) eretti con pietra calcarea chiara: allineate lungo il bastione, le bocche/cannoniere rivelano l’antica funzione difensiva/offensiva, evocata anche da cinque garitte che si alternano sulla piattaforma artisticamente merlata. La torre, invece, ha tutta l’aria di un “palazzo di rappresentanza”, cesellato com’è in quel tipico stile tardo-gotico portoghese, detto “manuelino”.
Quando me la sono trovata davanti, una domanda mi è sorta spontanea: come ha fatto a resistere al terremoto che il primo novembre del 1755 scatenò su questa baia onde di tsunami alte fino a 15 metri? Ho inutilmente cercato tracce di questa domanda sui molti siti Internet che ne parlano, compreso quello del “Patrimonio UNESCO”(1).
Eppure l’edificio sorge direttamente sulla riva: sebbene che non poche guide turistiche azzardino l’ipotesi che la sua attuale posizione derivi da deviazioni del corso del Tago causate dal suddetto terremoto, lo stesso Ministero della Cultura portoghese ha ribadito che le modifiche della costa siano state dovute a un progressivo, lento avanzamento del versante sabbioso, sopra cui si eleva l’altrettanto famoso “Monastero dos Jerònimos(2), che pure subì limitati danni dal sisma del 1755.

La cronaca

Alle 9 del mattino del 1° novembre del 1755, ora in cui molti abitanti già affollavano le chiese per la festività di Ognissanti, 3 distinte scosse si abbatterono su Lisbona nell’arco di una decina di minuti, aprendo enormi crepe negli edifici e devastando la città.
Con una magnitudo stimata di 8,5/8,7 gradi Richter, il terremoto di Lisbona è stato fra quelli storici più grandi accaduti in Europa, paragonabile, come vittime e danni, a quello di Messina del 1908, che però ebbe una magnitudo inferiore: 7,3 sulla scala Richter.

fig. 3

I sopravvissuti si precipitarono verso gli spazi aperti del molo e del porto: lì assistettero ad un imponente riflusso del mare, lasciando scoperto il fondale marino antistante disseminato di imbarcazioni arenate. Diverse decine di minuti dopo il terremoto, un enorme tsunami(3), con onde alte da 5 a 15 metri, sommerse il porto e l’area urbana retrostante.
Seguirono altre due ondate, ma le zone risparmiate dallo tsunami furono devastate da incendi (causati dalla caduta di camini e di focolari domestici) che imperversarono per cinque giorni(fig.3).
Lisbona non fu l’unica città portoghese colpita dal disastro, che coinvolse l’intero sud del Paese, in particolare l’Algarve. Dei 275.000 abitanti di Lisbona, le diverse fonti stimano che le vittime furono 60-100 mila circa. Anche altre regioni atlantiche iberiche ne furono pesantemente colpite, come l’Andalusia e la Galizia, i cui porti principali (Cadice, Siviglia, La Coruña) risultarono talmente danneggiati che buona parte del commercio marittimo mondiale ne fu interrotto, contribuendo alla perdita della supremazia marittima che la Spagna aveva conquistato nell’Atlantico. La scossa maggiore fece crollare circa l’85% degli edifici di Lisbona, compresi i più famosi palazzi e biblioteche, caratterizzati dallo stile “manuelino”(4), mentre diversi edifici relativamente risparmiati dal terremoto furono distrutti dagli incendi che ne derivarono.
Anche il Palazzo Reale, sito proprio sulle rive del fiume Tago, fu distrutto: andarono perduti i 70.000 volumi della Biblioteca Reale, insieme a centinaia di opere arte (es. dipinti di Tiziano, Rubens). Scomparvero archivi reali, dove erano conservati i resoconti dettagliati delle grandi esplorazioni compiute da Vasco de Gama e da altri navigatori portoghesi.
È tuttora impressionante visitare le rovine del Convento dei Carmelitani, che sono state conservate a perenne memoria del terremoto.

Effetti trans-atlantici di una sismicità storicamente ripetutasi

Dall’altra parte dello stretto di Gibilterra il sisma causò oltre 10.000 vittime, in particolare in Marocco, dove furono devastate le città costiere, fino a Agadir, con onde di  tsunami alte fino a 20 metri; a Tangeri penetrarono fino a 2 km nell’entroterra, fermandosi solo ai piedi delle mura della medina, situata sui primi rilievi. Gli effetti dello tsunami attraversarono l’Atlantico: sulle coste della Martinica e delle isole Barbados raggiunsero, rispettivamente, altezze di 1,80 e 1,50 metri.
Persino nella baia di Penzance (estremità sud/ovest della Cornovaglia) l’onda raggiunse i 3,08 metri. Peraltro, la sismicità della regione di Lisbona si era già manifestata con terremoti importanti, come quelli del 1321 e del 1356 (la cui magnitudine/momento è stata valutata intorno all’ottavo grado) e anche il sisma del 1531 aveva distrutto circa 1/3 degli edifici e causato oltre 1000 morti. Si ritiene che gran parte della sismicità storica del Portogallo meridionale sia stata originata dalla cosiddetta “faglia del Tago inferiore”, attiva nel produrre importanti cambiamenti nei fondali marini dell’estuario, sia per spostamento tettonico che per frane sottomarine.
Studi recenti, però, hanno proposto di ridimensionare a magnitudo 7,7 il sisma del 1755 pur considerando che i suoi effetti furono amplificati non solo dallo tsunami ma forse anche dall’attivazione di faglie minori presenti nell’entroterra di Lisbona.

Un terremoto “del pensiero”

Avevo già avuto notizia delle riflessioni che il terremoto del 1755 innescò sul pensiero scientifico in Europa. Senza addentrarmi nel dibattito internazionale che ne sorse(6), riporto alcuni passaggi della sintesi di una tesi di laurea (anno accademico 2007-2008 – Università di Catania) discussa dalla dott.ssa Lucia Azzolina:
Nel 1756 Rousseau e Voltaire ebbero modo di dialogare e scriversi, grazie ad un evento che fece molto riflettere l’intera Europa, ossia il terremoto di Lisbona.
Il terremoto, verificatosi il 1° novembre del 1755, aveva cambiato il modo d’interpretare le catastrofi. Prima le catastrofi erano spiegate ricorrendo quasi sempre all’idea di una furente divinità, la quale puniva gli uomini per i mali che, incuranti dei comandamenti divini, si ostinavano a commettere. Dal 1755 con il terremoto di Lisbona, invece, si contribuì a fare avanzare la modernità, proponendo delle spiegazioni scientifiche del sisma, che potessero essere legate ad approcci di natura empirica e non più metafisica.
Il primo a muoversi in questa direzione fu I. Kant: nei suoi scritti sul terremoto, non ebbe interesse nel discutere del terremoto in termini morali, bensì solo in termini fisici, ovvero di come avviene un sisma. In precedenza, Voltaire e Rousseau, non avevano cercato chiarimenti empirici per comprendere la natura di un terremoto, ma avevano indagato sul perché il terremoto avvenga, rispondendo in maniera differente. Voltaire nel suo “Poème sur le désastre de Lisbonne” condanna la natura, in quanto portatrice di sofferenza per tutte le creature che ne fanno parte.
Rousseau nella Lettre à M. de Voltaire del 18 Agosto 1756 accusò Voltaire di essere troppo duro nella sua interpretazione della natura, e soprattutto di essere un irriconoscente verso quella stessa natura che tanti benefici gli dona ogni giorno.
Voltaire, d’altra parte, non accettava l’idea di una natura ove tutte le parti cooperano a favore del tutto, e dove a causa di questa cooperazione le parti possono e devono sacrificarsi.
Per Voltaire non aveva senso giustificare ogni fatto naturale con il pretesto che questo sia necessario per il mantenimento dell’universo intero. Per Rousseau, al contrario, questo assunto era indispensabile: non si poteva accettare l’idea di una natura che privilegi una parte piuttosto che un’altra…
Voltaire rivendicava il fatto che, in ogni caso, gli esseri umani anche se parti del tutto, sono parti pensanti e quindi hanno un fardello da portare che le altre parti non conoscono.
…Voltaire rivendicava la dignità dell’uomo che sta nel pensiero e lo innalza ad una condizione superiore. Rousseau non condivideva questa differenza, anzi per lui una morte prematura non è detto che debba essere qualcosa da giudicare in termini solo negativi.
…Voltaire non muoveva nessun tipo d’accusa agli uomini per le morti verificatesi a causa del terremoto. La sola responsabile è la natura, ed il solo da interrogare è Dio, perché la natura è muta. Rousseau, invece, accusava esplicitamente gli uomini delle morti del terremoto di Lisbona: gli uomini si intestardiscono nel costruire case a più piani, che facilmente cadono loro addosso, quando si verifica un sisma. E, cosa anche più grave, i cittadini di Lisbona non lasciarono quelle case subito per mettersi in salvo, ma persero del tempo prezioso per raccogliere i propri beni, giudicando erroneamente di non poter vivere senza questi.”

Links

1- https://whc.unesco.org/en/list/263/
2 –
https://it.wikipedia.org/wiki/Monastero_dos_Jer%C3%B3nimos 
3https://www.treccani.it/enciclopedia/tsunami#:~:text=Termine%20giapponese%20(%C2%ABonde%20sul%20porto,esplosioni%20o%20caduta%20di%20meteoriti + https://www.sms-tsunami-warning.com/pages/destructive-tsunamis#.Y1vz9nZBzIU 
4 – https://www.goticomania.it/architettura-gotica/architettura-gotica-manuelina.html
5 – http://www.blueplanetheart.it/2020/01/la-magnitudo-del-grande-terremoto-lisbona-inferiore-rispetto-quanto-si-pensasse/ + https://phys.org/news/2020-01-magnitude-great-lisbon-earthquake-previous.html
6 – Séisme du 1er novembre 1755 à Lisbonne — Wikipédia (wikipedia.org)

Testo rielaborato da: https://www.labottegadelbarbieri.org/lisbona-terremoto-del-1755-sismicita-e-scosse-filosofiche/

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Didascalie:

Fig. 1: I ruderi della Chiesa del Carmine, conservati “a perenne memoria” del grande terremoto del 1755
(https://dovevado.net/visitare-lisbona-in-un-tour-del-portogallo/)

Fig. 2: La Torre di Belém (foto B. Snelson, 2009) (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Torre_de_Bel%C3%A9m._Bel%C3%A9m_Tower._(3809892712).jpg )

Fig. 3: Incisione su rame (realizzata nel dicembre del 1755) che sintetizza gli effetti del sisma suddetto (https//upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/ce/1755_Lisbon_earthquake.jpg

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Verona, 11.12.2022

Giorgio Chelidonio

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