17. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Pilotòn”, “préa fìta” o “termine”?
…a cura di Giorgio Chelidonio
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“Pilotòn”, “préa fìta” o “termine”?
Ad oltre 5 chilometri di distanza, una linea immaginaria sembra unire la “berlina” di Piazza Erbe (VR), la chiesa di San Giovanni in Valle (VR) e la colonna marmorea detta “préa fita”, posta sulla dorsale a nord del Castello di Montorio (VR): una coincidenza estrema o traccia di un antichissimo allineamento?
Ad oltre 50 anni da quest’ultima ipotesi (proposta nel 1946 da U. Grancelli) l’archeologia veronese non ha finora deciso di sottoporla a studi archeo-astronomici, gli unici, in assenza di altre tracce o documenti databili, a poter concretamente definire tale intrigante “coincidenza”.
Il megalito semi-colonnare, che da tempi immemorabili si ergeva (fino agli anni ’50 quando venne colpito da un fulmine) per oltre 3 metri, è sicuramente un segno intenzionale e importante per chi l’ha sistemato in questo punto dove si incrociano ben 4 fra strade e sentieri: l’antica strada di dorsale che saliva a San Fidenzio, la carrareccia che scende a N/E verso Mizzole, il sentiero che scendo a W verso Novaglie e Villa Balladoro e un più rustico tracciato che sale (a S/E) da Montorio. L’intenzionalità della sua posizione risulta comunque confermata non solo dalle dimensioni ma anche dalla pietra stessa: un calcare duro i cui affioramenti più vicini sono situati a diversi chilometri da qui. L’antichità della sua cristianizzazione è testimoniata sia dalla croce di ferro che fino a qualche decennio fa era piantata sulla sommità della préa fita, sia da due croci opposte incise sui lati N/E e S/W, cioè in direzione della levata solstiziale estiva e del tramonto solstiziale invernale del sole, quindi in asse col supposto allineamento con il centro del Foro di Verona romana. Entrambe le incisioni cruciformi sono talmente erose da valutarne l’età in non pochi secoli, altro indizio che potrebbe portarne le origini ad una cristianizzazione tardo-antica (V° secolo d.C.) o alto-medievale. Ma anche i nomi popolari possono suggerire indizi: mentre “préa fita” (toponimo ricordato già in documenti del XVI° secolo) è denominazione medievale (pietra infissa, equivalente al bretone menhir), pilotòn (che in veronese significa “grosso paracarro”) evidenzia il suo non senso funzionale e perciò registra una perdita dei significati originari già nel dialetto locale del XIX° secolo. Anche l’interpretazione di Montorio come “monte dell’oriente” depone per questa ipotesi archeo-astronomica, mentre un suo possibile uso come “termine”, cioè come “pietra di confine” sembra comunque sproporzionato alle condizioni agrarie di questa dorsale, ridotta da secoli a magro pascolo per scarsa copertura di terreno fertile.
Solo negli ultimi decenni la dilagante “vitizzazione” delle colline ha accerchiato questo enigmatico monumento, trasformando in modo irreversibile i terreni circostanti, sui quali sono stati riportati terreni di varie origine, compresi quelli sabbiosi e ghiaiosi del fondovalle. La presenza di questo tipo di riporti è testimoniata da ciottoli metamorfici, deposti dall’Adige antico quando, almeno fino a 4500 anni fa circa, entrava in Val Pantena fino all’are attualmente occupata dall’abitato di San Felice. Tornando alle possibili interpretazioni della “préa fìta”, sono molteplici le ragioni che depongono a favore dell’ipotesi archeo-astronomica, sulle cui possibili origini cronologiche non pare facile esprimersi se non ricordando che:
- l’orientamento solstiziale estivo era praticato, come rito calendariale, già almeno 5000 anni fa in molte comunità europee che, come nei siti di Stonehenge (GB) e Goseck (PL), segnavano questi due punti del sorgere del sole in estate ed in inverno con pali lignei o pietre;
- che le tradizioni dei “fuochi di San Giovanni” (tuttora ricorrenti la notte fra il 23 e il 24 giugno, cioè quando il buio notturno è più breve) sono la cristianizzazione di più antichi rituali pagani.
Visitare la “préa fìta” deve essere occasione per interrogarne “in diretta” i possibili significati, partendo da ponte Florio si possono rivisitare molti altri “punti di osservazione” che sono stati evidenziati nel progetto “Ecomuseo Preafìta”: in varie sedi e modalità, dal 1989 al 2007 ha proposto, inascoltato dalle varie amministrazioni, l’adibizione della dorsale e dell’area delle risorgive di Montorio ad ecomuseo(1), una tipologia di valorizzazione culturale e turistica che da decenni funziona in Francia, Austria e Germania. I principali “punti di osservazione” del percorso Ponte Florio-préa fìta sono:
- l’acquedotto romano e la circostante necropoli paleo-veneta (VI° secolo a.C.) di Ponte Florio (posta più o meno sopra l’attuale sottopasso della tangenziale), scavata negli anni ’90 del XX° secolo;
- Il corso del Fiumicello come canale irriguo medievale che portava l’acqua agli orti del Campo Marzo in Veronetta;
- L’abitato proto-urbano (secoli V°-III° a.C.) scoperto sul versante meridionale del colle del castello. Anche se lo scavo è stato solo parzialmente aperto, la presenza delle fondamenta di numerose casette semi-interrate (di tipo detto “retico”), fra loro distribuite secondo un reticolo di strade, ha fatto ipotizzare che si tratti della “Verona prima di Verona”, cioè del principale centro abitato prima della romanizzazione (sec. II° a.C.) del villaggio che già esisteva sul colle di San Pietro;
- Il complesso archeo-monumentale del castello (vescovile e scaligero, sec. XII°-XIV°) e delle sue trasformazioni asburgiche (metà sec. XIX°);
- La pieve romanica (forse fondata sui resti di un piccolo oratorio alto-medievale) di San Venerio;
- L’asburgico Forte Préara (o Forte John) costruito (1860-1866) a completamento delle difese urbane anti-artiglieria d’assedio. Questa altura (detta anche Monte Pipaldo), spianata per costruirvi il forte, fu sede di un abitato tardo-preistorico risalente almeno alla Media Età del Bronzo (sec. XVII°-XV° a.C.);
- La “préa fìta” e le sue possibili connessioni con i vicini siti di Monte Pipaldolo (abitato di circa 3000 anni fa, cinto da spesse mura) e di Monte Tesoro (posto sopra San Fidenzio e conservante tracce di insediamento risalenti almeno all’Antica Età del Bronzo – sec. XX° a.C.).
Insomma, la “préa fìta” è la per ricordare ai veronesi, e soprattutto alle Istituzioni e agli amministratori, che il progetto “Ecomuseo della Preafìta” non è solo un “bel sogno dimenticato” ma un insieme di beni cuturali della cui valorizzazione l’Est veronese ha un estremo bisogno.
Diversamente, l’area continuerà ad essere “vista di sfuggita”, quasi che fosse un “non luogo”(2), una periferia come un’altra nonostante il suo paesaggio, “profondo” quasi 50 milioni di anni, ne sia cornice semi-sconosciuta ai veronesi e del tutto ignota al turismo.
Bibliografia
- Chelidonio G., 1988: Risalire la collina, la storia, la preistoria, in “La Lessinia ieri oggi domani”, pp. 41-48, La Grafica Ed., Lavagno (VR).
- Chelidonio G., 2002: L’altura di Forte Preara (Montorio) come “centro” di un’area a vocazione ecomuseale, in “La Lessinia ieri oggi domani”, La Grafica Ed., pp. 131-144, Lavagno (VR).
- Chelidonio G., 2003: Ricomporre il passato per abitare la storia, in “Paesaggio fra memoria e futuro”, CD, Progetto INFEA. Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Veneto.
- Chelidonio G., 2004: “Eco-Lessinia”: la Lessinia come Ecomuseo, in “La Lessinia ieri oggi domani”, La Grafica Ed., pp. 15-22, Lavagno (VR).
- Chelidonio G., 2005: Gli ecomusei: orientare le scelte del turismo, in “L’ambiente e i segni della memoria. Contenuti, metodi e strumenti”, a cura di T. Braggion, G. Chelidonio e U. Poce, Carocci editore spa, pp. 93-95, Roma.
- Chelidonio G., 2013: Paesaggi, identità territoriale e reti ecomuseali, in www.infinitamente-verona.it/contributi-dei-relatori/ (Power Point della relazione tenuta a “Infinitamente 2013” (http://www.infinitamente-verona.it/), “Festival di Scienze e arti a Verona”, organizzato dall’Università degli Studi di Verona.
Link
1) http://www.treccani.it/enciclopedia/ecomuseo_%28Lessico-del-XXI-Secolo%29/
2) http://www.treccani.it/webtv/videos/pdnm_della_valle_non_luogo.html
Verona 1 Maggio 2017
Giorgio Chelidonio