29. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Fuochi neanderthaliani”
…a cura di Giorgio Chelidonio
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Fuochi neanderthaliani
I nostri paleo-parenti genetici più prossimi, i Neanderthaliani, sapevano accendere il fuoco o più semplicemente lo conservavano e trasportavano? La risposta è stata per molti decenni negativa, verosimilmente a causa dei profondi pregiudizi culturali (connessi al “razzismo scientifico” che li aveva “trogloditizzati” fra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX). Solo negli ultimi anni la scoperta del DNA fossile e quindi delle tracce di meticciamento, avvenute forse già 100.000 anni fa, con i nostri diretti antenati “sapiens” (aggettivo sedicente, troppo spesso sconfessato da fatti anche recenti) ne sta riabilitando il grado di umanità, pur nella diversità. Sta di fatto, però, che le loro archeo-tracce accensive sono ancora scarse. Però le testimonianze di un loro uso abituale del fuoco sono crescenti. Ad esempio:
– i focolari (tracce concentrate di fuochi accesi) risalgono ad almeno 250.000 anni, come documentato nella grotta spagnola di Bolomor(1);
– l’uso di torce è accertato nella grotta francese di Bruniquel(2), dove sono state datate a 175.000 anni fa circa;
– la complessità della loro abilità piro-tecnologica è stata recentemente testimoniata nel sito toscano di “Campitello Quarry”: vi è stata trovata una scheggia-coltello di selce immanicata in un blocco di pece di betulla. Si tratta di una materia collante che si produce da almeno 5000 anni (fu usata per fissare le punte di freccia di Ötzi), con un sistema simile alla distillazione della corteccia di betulla, tecnica che però comportava l’uso di un vaso di terracotta. Però, il manufatto di Campitello (rinvenuto insieme a resti di macellazione di un giovane elefante) è stato datato a circa 200.000 anni, un tempo in cui non si riprodurrebbe alcun tipo di vasellame o altri contenitori adatti a sopportare intenso calore;
– diverse “aste lignee”, dotate di estremità (appuntite e non) indurite al fuoco sono state trovate in siti databili fra 400.000 e 70.000 anni fa circa(*);
– blocchetti di diossido di manganese intenzionalmente raschiati per trarne una polvere capace di abbassare (da 350° a 250°) la soglia termica in cui si può innescare una fiamma. Però, questa piro-tecnologia è stata solo verificata sperimentalmente e confrontata con tracce risalenti a circa 51.000 anni fa rinvenute nel sito francese di Pech-de-l’Azé(**).
Si può dunque dedurre che almeno da 200 mila anni i Neanderthal europei fossero utilizzatori “abituali” di fuoco ma, in assenza di specifiche archeo-tracce del produrlo, non sappiamo se il suo uso fosse basato sulla conservazione e il trasporto. Certo non si può escludere che avessero già sperimentato modalità accensive a frizione lignea, le cui tracce però restano difficili da potersi conservare.
Links
1) ttp://www.bolomor.com/en/the-site/lifestyles/use-of-fire/
2) https://news.nationalgeographic.com/2016/05/neanderthals-caves-rings-building-france-archaeology/
3) http://storia-controstoria.org/paleolitico/le-lance-di-schoeningen-i-primi-cacciatori-del-mondo/ + https://www.vladozlatos.com/project/files/pages/1863/paleo-2.on-the-earliest-evidence-for-habitual-use-of-fire-in-europe-2011.pdf
4) https://www.nature.com/articles/srep22159
Verona, 2 Luglio 2018
Giorgio Chelidonio