5. Lavagno (VR) – La Batteria Monticelli: “Un tunnel tra la Batteria Monticelli e forte San Briccio?” …a cura di Giuseppe Corrà
…a cura di Giuseppe Corrà
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“Un tunnel tra la Batteria Monticelli e forte San Briccio”?
La Batteria Monticelli con Forte San Briccio fa parte della piazzaforte a campo trincerato creato come una corona a difesa avanzata della città di Verona. Della “corona” facevano parte anche Forte Santa Viola ad Azzago, Forte Monte Castelletto a Cancello (di esso rimangono solo ruderi dopo la tremenda esplosione avvenuta il 13 settembre 1943 che causò 37 vittime, persone che erano intente a raccogliere oggetti metallici e sacchi di tela che contenevano la polvere da sparo. Probabilmente causa della deflagrazione furono alcune scintille che gli zoccoli chiodati produssero sull’acciottolato del forte), Forte Monte Tesoro a Sant’Anna d’Alfaedo, Forte Masua a Breonio e Forte San Marco a Rivoli Veronese.
Per campo trincerato, parlando di fortificazioni, si intende “una zona difesa con fortificazioni permanenti reciprocamente collegate, così che i difensori potevano passare dall’una all’altra, servendosi di trincee o camminamenti coperti” (Glossario dei termini relativi alla architettura fortificata, a cura di Flavio Conti (Istituto italiano dei castelli).
Di qui potrebbe nascere una domanda: esiste un tunnel di collegamento tra il forte di San Briccio e la Batteria Monticelli?
Dalle ricerche fatte in collaborazione con Renzo Zerbato e pubblicate nelle pagine 108-109 del nostro libro Il risveglio del gigante di pietra. Il Forte San Briccio dopo tre anni di cure, edito nel 2016 dal Comune di Lavagno e dall’Associazione All’ombra del forte, la sua esistenza dovrebbe essere del tutto improbabile. Occorre, infatti, tener conto di alcune realtà:
1 – La distanza di qualche chilometro che separa i due manufatti. Misurando la retta tracciabile partendo dal punto d’inizio più “probabile”, cioè la caponiera a sud-est di Forte San Briccio e procedendo fino alla Batteria Monticelli, risulta che la distanza è di circa ben 2.481,80 m..
2 – L’angolazione fra le due costruzioni è di 153,82°.
Raffaele Favatà ha effettuato anche un sopralluogo esterno in auto, soffermandosi in parecchi punti del percorso per rilevare le varie curve altimetriche che si presentano ed ha annotato che “esse sono molte data la natura collinare del luogo”. Così, alla fine dei propri rilievi, scrive: “In certi punti la differenza di quota è di 30-40 m. ed anche di più. Volendo realizzare un tunnel che non sbucasse mai allo scoperto e che non avesse un percorso tortuoso e pieno di saliscendi con consistenti pendenze, bisognerebbe scavare ad una profondità piuttosto elevata e con tutte le difficoltà del caso, data anche la natura del terreno roccioso di tipo basaltico”.
A sua volta, Francesco Lonardi, già capo gruppo degli alpini di Vago, che in gioventù ha giocato assiduamente nella Batteria Monticelli vicina alla propria abitazione, afferma di “non aver mai visto né scoperto qualche indizio dell’esistenza di un tunnel di collegamento della batteria con Forte San Briccio”.
“Per tutto questo, – scrive ancora Favatà – partendo dai dati rilevati e dalle osservazioni fatte sul campo, ritengo del tutto improbabile l’esistenza di un cunicolo che unisca Forte San Briccio alla Batteria Monticelli. Ma, se proprio si fosse voluto realizzarlo, avrebbe comportato un costo forse superiore a quello che è stato necessario per costruire Forte San Briccio. In fine è utile tenere presente che, all’epoca di cui si sta parlando (fine 1800, inizi del 1900) la vita di un milite valeva meno di quella di un “mulo”.
E, dunque, perché sprecare così tanti soldi solo per proteggere dei soldati?
Giuseppe Corrà (Fine)
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Articolo del dicembre 2014 – Pubblicato anche sul quotidiano l’Arena.
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