Ogawa Ito – “Il ristorante dell’amore ritrovato”
…a cura di Elisa Zoppei
Cari amici del Condominio, sono lieta di ritrovarvi dopo la pausa natalizia pronti a rimettervi in viaggio tra le pagine di un libro che lungo il filo di vicende amorose vi porterà fra gli aromi e i sapori nella cucina giapponese (ma anche francese, indiana, turca, ecc..), sapientemente guidati da una giovane donna, che vi si muove con la grazia di una ballerina e la leggerezza di una farfalla: una donna che sa trasformare il cibo in un esaltante dono d’amore. Vs. Elisa
Ito Ogawa
Ito Ogawa, nata a Tokio nel 1973, ha molte cartucce da sparare a suo vantaggio. È una nota scrittrice giapponese di canzoni e di libri illustrati per ragazzi. Si è laureata in Letteratura Classica Giapponese presso la Seisen Daigaku, università cattolica privata di Tokio, riservata solo alle donne. Dal suo curriculum professionale emerge che ha iniziato a scrivere poesie e canzoni nel 1999, e, sotto lo pseudonimo di Shunran fa parte di un gruppo musicale: la Fairlifeband.
Nel 2008 pubblica il suo romanzo d’esordio intitolato Shokudo Katatsumuri (nella traduzione letterale Ristorante o Cafeteria o Mensa Lumaca). Ottiene un immediato successo di critica e di pubblico vendendo centinaia di migliaia di copie, tanto che nel 2009 esce la versione cinematografica diretta dal regista giapponese Tominaga Mai. Il film viene presentato in lingua originale con sottotitoli in prima nazionale in Italia, a Ravenna, il 14 ottobre 2010, nell’ottava manifestazione dell’Ottobre Giapponese. Sempre nel 2010, tradotto da Gianluca Coci, il romanzo, con il titolo Il ristorante dell’amore ritrovato, entra in Italia pubblicato dall’editore Neri Pozza, nella collana “Le tavole d’oro”. Nel 2011 vince il nostro Premio Bancarella della Cucina. Sembra che la cucina sia la grande passione di Ito Ogawa anche nella vita. Nel suo sito web (https.www. ogawa –ito.com) propone ogni giorno ricette sempre originali.“Il cibo – dichiara nell’intervista rilasciata nel novembre 2010, in occasione degliIncontri con il cinema asiatico XI”- è il tema più vicino alla mia vita e quindi l’argomento migliore su cui scrivere un romanzo. Il rapportarsi al cibo è un modo per comunicare i propri sentimenti agli altri e conferisce un forte legame con la Natura”. E aggiunge: – In Giappone nel momento in cui si mangia si sta ricevendo un dono, e si porta rispetto verso qualcosa di più grande, un senso di gratitudine verso la Natura”.
Queste affermazioni ci fanno intuire quale clima accompagnerà il nostro viaggio di lettori all’interno dei magici sapori e dei complicati rituali culinari del PAESE del Sol Levante.
Il ristorante dell’amore ritrovato
La protagonista Ringo (Mela in italiano) narra tutta la sua storia in prima persona, partendo da quella sera in cui rincasando dal lavoro di cameriera in un ristorante turco alla periferia di Tokio, trova l’appartamento svuotato di ogni cosa: mobili, elettrodomestici, suppellettili, vasellame, batteria da cucina e ogni altro oggetto caro al suo cuore. Tutto, ma proprio tutto, comprato con fatica a furia di risparmi e di rinunce, se l’è portato via il fidanzato indiano, l’amore della sua vita, con il quale conviveva da tre anni, sognando di aprire insieme a lui un ristorante e insieme invecchiare serenamente. In preda a un traumatico senso di desolata disperazione che le chiude la gola e le soffoca la voce, riprende la via del ritorno verso la casa materna. Lasciandosi andare nel buio dell’autobus notturno, ripercorre gli anni dell’infanzia nel remoto villaggio fra i monti dove è nata, le frustrazioni adolescenziali frutto di un malinteso rapporto conflittuale con la madre nubile, la fuga da casa a 15 anni e il ricordo della nonna materna che l’aveva accolta in città, ricolmandola di affetto e avviandola ai segreti dell’antica arte culinaria giapponese. Lontana dalla madre e sostenuta dalla nonna, che più tardi l’avrebbe lasciata per il sonno eterno, aveva acquistato fiducia in se stessa e provato diverse esperienze di lavoro presso ristoranti di svariate nazionalità, sviluppando così un’ampia gamma di conoscenze sul fronte delle tradizioni alimentari dei paesi orientali e occidentali, insieme a un estro creativo speciale che le permetteva di azzardare nuove combinazioni e inventare nuove ricette. Ora, perduta persino la voce, come farà? Lasciamole un po’ di tempo e la nostra Ringo risorgerà dalle sue ceneri come l’araba fenice, e proprio là in quel paesino sperduto tra i monti, dove arriva con le mani vuote, stringendo al petto l’unico recipiente di nukadoko lasciatole in eredità dalla nonna: uno stupefacente condimento, a base di crusca di riso fermentata, indispensabile per una grande varietà di piatti, da conservare fresco nel tempo e ravvivare ogni giorno con le mani. Sarà proprio questo autentico tesoro che le riaprirà la porta del sogno di diventare una cuoca professionista. Troverà i mezzi ottenendo, a costo di inginocchiarsi davanti a sua madre, di sistemare un’ala del vecchio granaio e avviare un ristorante nuovissimo nel suo genere, riservato ad accogliere una sola coppia per volta. Lo arrederà con un gusto tutto ammiccante alla dolcezza del sentimento amoroso, come una casa di appuntamenti del cuore, dove i due commensali, in una atmosfera di complice intimità, potranno sedersi a una tavola graziosamente imbandita, gustando un menù studiato sulla misura dei loro bisogni, sogni e desideri. Lo chiamerà Ristorante Lumachino: una casetta per condurre gli amanti nel paradiso dei sensi. Avrà modo di rendere felici tante persone, ritrovando il piacere di sentirsi viva e realizzata ogni giorno di più. Sarà pronta per un nuovo rapporto d’amore? Questo lo lascio scoprire al vostro interesse di lettori.
Il grande merito dell’autrice non è solo quello di narrare tante belle storie d’amore (di ogni genere d’amore), intrecciandole con quella della protagonista, ma di saperlo fare con uno stile tutto suo, domestico e aristocratico insieme, profumato del piacere spirituale per tutto ciò che riguarda la scelta e la preparazione del cibo, sacra premessa tutta rivolta all’appagamento della sensibilità gustativa del palato e dell’anima.
Invitati a un banchetto sempre vario e sorprendente, aiutati dal glossario che spiega il significato delle parole, impareremo tanti segreti della cucina giapponese che albergano anche nella più semplice ricetta casalinga e forse saremo più felicia tavola e… perché no? Magari anche a letto. Buon appetito!