12. PREISTORIA? SCIENZA DEL DUBBIO. “Divenire umani …migrando”
…a cura di Giorgio Chelidonio
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12. “Divenire umani …migrando”
Una splendida sintesi tenuta dal prof. Telmo Pievani (filosofo della scienza all’Università di Padova)(1), alla Fondazione Campostrini(2) il 2 novembre scorso ha sintetizzato e scandito almeno 3 principali “flussi migratori”, tutti usciti dalle originarie nicchie ecologiche africane, che hanno segnato e plasmato le origini dell’umanità attuale:
– il primo avvenuto almeno 2.000.000 di anni fa (di seguito “Ma”)(3) e realizzato da gruppi di Homo ergaster o Homo erectus, quest’ultima specie già presente a Giava fra 1,8-1,6 Ma;
– il secondo 800.000 mila anni fa (di seguito “ka”)(3), effettuato da piccole comunità di Homo heidelbergensis o forse da tipi evoluti di Homo Antecessor (presenti in Spagna già 1,2 Ma circa);
– il terzo avviato a partire da circa 130.000 anni fa da Homo sapiens (anatomicamente moderno – di seguito “AMHS”) cioè la nostra specie, i cui antenati morfo-genetici ebbero originarie nicchie evolutive, datate fra 190 e 160 ka circa, in Etiopia e in Sudafrica.
Più che di “migrazioni”, in realtà, sarebbe meglio parlare di fenomeni di dispersione, più o meno lenta, avvenuti seguendo i mutamenti climatici e i consguenti spostamenti di risorse ambientali, animali. Tali dispersioni avvenivano spesso lungo direttrici naturali, come il cosiddetto “corridoio del Levante”, cioè la valle del Giordano corrispondente al tratto settentrionale della Rift Valley(4): una “fossa tettonica”(5), percorribile quasi come una “pista geologica” lunga circa 6000 chilometri, che unisce i grandi laghi dell’Africa centro-orientale al Caucaso; inoltre, la sua estremità meridionale connette i territori sud-africani nei quali avvenne una prima “migrazione”, interna al continente, dei primi Homo sapiens, che possono avervi trovato nicchie di sopravvivenza all’inaridimento (fra 190 e 130 ka circa) indotto dal penultimo grande ciclo glaciale. Nella suddetta “area rifugio”, però, il cranio di AMHS più antico, quello denominato “Border Cave 1”, pare datato a “soli” 100 ka.
Sulla più antica “migrazione” mi permetto di aggiungere un “almeno” perchè il sito israeliano di Yron(6) risulta datato a 2,4 MA; sul “flusso” più recente esistono ad oggi varie interpretazioni, oltretutto incrociate con nuovi dati paleogenetici(7) riguardanti i territori asiatici e australiani.
L’ascolto della suddetta sintesi evolutiva dell’ominazione mi ha anche risvegliato la memoria di un progetto divulgativo che ho realizzato, con alcuni amici (in ambito ARCI/Verona), nel 2006:
scandito in 6 incontri, il nostro “Divenire umani …migrando” (che, purtroppo, non ha lasciato link su Internet) si proponeva di toccare 3 principali temi:
– l’evocazione delle origini migranti della nostra specie (cioè Homo sapiens, gli unici ominini sopravvissuti alla “selezione naturale” negli ultimi 40 ka) e di quelle precedenti;
– la formazione delle identità locali come risultato delle migrazioni tardo-preistoriche e storiche;
– l’identità in evoluzione, cioè lo scambio delle diversità per la costruzione di nuove armonie sociali.
Su questi ultimi due temi, oggi così scottanti per il nostro paese e per l’Europa mediterranea, ho recentemente trovato una splendida definizione in un titolo de “Il Manifesto”(8): “L’identità è un prisma che cambia luce con il fluire della storia”. Accantono, in questa sede per brevità, le riflessioni connesse al tema identitario, non senza, però, evocare alcuni aspetti linguistici limitati al divenire storico della “veronesità”: al linguaggio reto-etrusco dei “veronesi protostorici” (che qui abitavano 2500 anni fa circa)(9), si sovrappose oltre un millennio di latino (portato, dal 148 a.C., dai romani), su cui furono inserite, dal VI° al IX° secolo, linguaggi germanici. Il più antico esempio di documento scritto nella cosiddetta “lingua romanza”, noto come “indovinello veronese”, fu scritto probabilmente in Spagna nei primi decenni dell’VIII° secolo a.D.(10) e approdò poco prima dell’800 a.D. alla Biblioteca Capitolare di Verona, dov’è tuttora conservato(11).
Per completare brevemente la complessità dell’evoluzione linguistica veronese, credo basti evocare Fra Giacomino da Verona (sec. XIII° a.D.) e il suo “De babilonia civitate infernali”, una sintetica anticipazione dell’inferno dantesco: a dispetto del titolo latino vi si legge un veronese medievale con molte assonanze con quello parlato ancora agli inizi del XX° secolo(12).
Tornando al “divenire umani” del passato profondo, lo stesso patrimonio genetico rivela, per le comunità che abitano la penisola italiana, una complessità equivalente a quella linguistica, testimoniata dalle 35 lingue tuttora parlate da minoranze italiane(13). Se poi proviamo ad allargare l’orizzonte delle origini a quello delle altre popolazioni europee scopriamo che il loro patrimonio genetico deriva da 3 gruppi ancestrali:
– gli ultimi cacciatori-raccoglitori dell’Europa occidentale;
– altri euro-asiatici (affini ai siberiani del Paleolitico Superiore);
– quello dei primi agricoltori/pastori neolitici diffusisi a partire dal Medio Oriente, fra 10.000 e 7.000 anni fa circa(13 > pag. 77).
Infine, come ha ricordato il prof. Pievani, solo negli ultimi anni le ricerche paleo-genetiche ci stanno rivelando che, come tutti i non-africani, nel nostro DNA c’è anche, mediamente, un 2% di geni che Homo Sapiens (anatomicamente moderno) europeo ha ereditato dal meticciamento con i Neanderthal che, fino a 40.000 anni fa circa, popolavano i territori euro-mediterranei fino al Levante e al Caucaso. Concludendo, da almeno 40.000 anni circa la “pura razza italica”(13 > pag. 73) teorizzata, fra la fine del XIX° secolo e la prima metà del secolo scorso, dagli antropologi italiani non esiste, né è mai esistita. Speriamo, a dispetto di alcuni recenti fatti di cronaca(14), che nel “divenire umani tuttora in corso”, e negli incontri migratori attuali, si riesca a … ”restare umani”.
Links
1) http://www.telmopievani.com/it/ + http://pikaia.eu/chisiamo/
2) http://www.centrostudicampostrini.it/page.php?sez=2&l1=139&con=745&anno=2016&l3=746
3) https://moodle2.units.it/pluginfile.php/100678/mod_resource/content/0/MODULO%20A%20-%202%20-%20GEOLOGIA%20STORICA%20parte%202.pdf crono-geologia & codici “Ma” e “ka”
4) https://it.wikipedia.org/wiki/Rift_Valley
5) http://www.treccani.it/enciclopedia/fossa
6) https://www.academia.edu/12409385/The_oldest_human_groups_in_the_Levant
7) http://www.lescienze.it/news/2016/09/22/news/popolamento_eurasia_australia_papua_migrazioni-3242803/
8) “Il Manifesto”, 18.10.2016 p. 10.
9) https://it.wikipedia.org/wiki/Anno_Domini
10) https://it.wikipedia.org/wiki/Reti#Lingua + http://www.treccani.it/enciclopedia/popoli-e-culture-dell-italia-preromana-i-reti_(Il-Mondo-dell’Archeologia)/ + https://rinabrundu.com/2014/01/16/il-latino-dei-primi-secoli-ix-vii-a-c-e-letrusco/
11) https://it.wikipedia.org/wiki/Indovinello_veronese#/media/File:Indovinello_veronese.jpg Se pareba boves, alba pratàlia aràba et albo versòrio teneba, et negro sèmen seminaba > da cui un paio di vocaboli riaffiorano nel dialetto veronese, come “paràr” (condurre animali al pascolo) e “versòr” (aratro). 12) http://www.treccani.it/magazine/strumenti/una_poesia_al_giorno/05_13_Giacomino_da_Verona.html > “La cità è granda et alta e longa e spessa, plena d’ogna mal …En l{o} profundo de inferno sì e colocàa, de raxa e de solfero sempro sta abrasàa …Per meço ge corro aque entorbolàe, amare plui ke fel e de venen mesclàe, d’ortig[h] e de spine tute circundàe, agute cum’ cortégi e tàient plu ke spae.”
13) Destro Bisol G., Capocasa M., 2016: Italiani: come il Dna ci aiuta a capire chi siamo, Carocci Editore, Roma.
14) http://www.corriere.it/cronache/16_ottobre_26/dicono-undici-donne-2d911842-9af0-11e6-97ec-60bd8f16d4a5.shtml?refresh_ce-cp
Bibliografia generale:
- http://www.treccani.it/enciclopedia/ominidi/ sintesi dei vari tipi di Homo
- – Calzolaio V., Pievani T., 2016: Libertà di migrare. Perché ci spostiamo da sempre ed è bene così, Giulio Einaudi Editore. Torino
- Cavalli Sforza L. e L., Pievani T., 2011: Homo sapiens. La grande storia della diversità umana, Codice Edizioni, Torino.
- Rotilio G., 2012: Il migrante onnivoro. Storia e geografia della nutrizione umana, Carocci Editore, Roma
Verona 21.11.2016
Giorgio Chelidonio