Edizione Speciale * Buon Anno 2017 *
… a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi
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Buon Anno!
Più o meno modificato nella forma, l’augurio risuona in tutte le lingue del mondo.
Si trova traccia di questa usanza persino nei geroglifici egiziani.
Gli schiavi del Faraone ringraziano il loro padrone d’averli vestiti e curati e pregano gli dei affinché gli concedano un felice anno nuovo.
Tuttavia, degli anni seguenti non troviamo traccia di auguri scritti, rinascono nel medioevo ad opera di monaci italiani, francesi e tedeschi, i quali distribuiscono artistiche immagini sacre dipinte a mano, con gli auguri per un prospero e santo anno nuovo.
Si tratta dunque di veri antenati dei biglietti e delle cartoline che noi usiamo oggi.
Più tardi, nel 1600, la serie si arricchisce di soggetti profani che col trascorrere degli anni si sono trasformati.
Nei tempi antichi, quando nell’inverno il sole si faceva sempre più pallido e lontano, gli uomini avevano paura che sparisse per sempre, a primavera, quando il sole tornava in tutto il suo splendore, si festeggiava l’anno nuovo.
Altri popoli invece, pensavano che l’anno nuovo dovesse festeggiarsi quando, raccolte le messi, si preparava la nuova semina.
Fu Giulio Cesare che, per riordinare il calendario, chiamò dall’Egitto un astronomo e lo incaricò di regolare le cose secondo il corso del sole e della luna.
L’astronomo studiò a lungo il corso di questi astri e fissò l’anno in 365 giorni e 6 ore.
Per rimettere le cose a posto quell’anno durò 445 giorni!
A causa di un errore di appena 12 minuti dell’astronomo egiziano, il capodanno tornò a spostarsi.
Fu il papa Gregorio XIII° che, con un ritocco, fissò l’inizio dell’anno in modo che non subisse più spostamenti.
All’inizio dell’anno è bello scambiarsi gli auguri. Rinnoviamo così, gli uni per gli altri, il desiderio che quello che ci attende sia un po’ migliore. È, in fondo, un segno della speranza che ci anima e ci invita a credere nella vita.
*Papa Francesco*