Pubblicazione del volume “Nel calto del desmentegon” di Giampaolo Feriani… segnalazione a cura di Elisa Zoppei… – 36
…a cura di Elisa Zoppei
FERIANI GIAMPAOLO
Nel calto del desmentegon (Nel cassetto del dimenticatoio)
Giampaolo Feriani, el poeta bassarol, è conosciuto soprattutto come uno fra i più fecondi mattatori della poesia veronese, avendone esaltato tutti i possibili valori, in ogni stagione e in ogni angolo del nostro territorio. Al suo attivo una dozzina di libri pubblicati; il tredicesimo I sentieri del tempo è stato presentato postumo il 7 febbraio 2017 al Palazzo della Gran Guardia a Verona. Un’altra opera, pubblicata postuma nel 2015, considerata di altissimo pregio per la salvaguardia della ricchezza espressiva della nostra parlata dialettale veronese, è Nel calto del desmentegon. In più di 30 anni di ricerca certosina Feriani ha raccolto parole e modi di dire che rappresentano la linfa della nostra identità culturale di salda matrice contadina. Il volume si rivela così un mezzo prezioso per chi ama scrivere nella lingua madre, o non vuole perdere le parole di una cultura che ha il sapore, l’odore, il sudore e la tenacia delle nostre ataviche radici.
Feriani ha inteso consacrare alla memoria oltre a vocaboli o lemmi poco in uso o sconosciuti, la ricchezza delle locuzioni verbali, dei modi di dire e dei proverbi tra i più svariati e multiformi, affinché non vadano perduti nel dimenticatoio del tempo insieme alla bellezza di un modo di esprimersi tipico di un’epoca e di una cultura che vanno sparendo.
Ecco un esempio:
baiàr: abbaiare, latrare. Prov. Can vecio no baia a la luna: gli anni e l’esperienza guariscono dalle illusioni. La luna no la cuna el baiar de i cani: Le cose di valore non curano quelle piccole e vili……… (p. 38)
In particolare va posto in risalto che ha proceduto dedicando un’attenzione rigorosa a quanto già prodotto in fatto di dizionari veronesi a partire da quello redatto dal Gibe, il mitico professor Gino Beltramini, “Dizionario della lingua veronese”; a quello di Giorgio Rigobello “Lessico dei Dialetti del territorio veronese”; al “Vocabolario polesano di Giovanni Beggio”, senza dimenticare un insigne studioso come Marcello Bondardo, autore di una “Grammatica e Sintassi della lingua veronese”, e citando anche il lavoro di Gian Battista Pighi “Questione de lingua veronese”.
Pur apprezzando l’alto valore di questi lavori che con autentica perizia gli hanno aperto la strada e dato notevoli stimoli culturali, non ne ha condiviso l’apparato grafico proposto per scrivere le parole dialettali, prediligendo la semplicità dei segni al fine di facilitarne la lettura e renderla piacevole. Ha preferito avvalersi del volumetto dedicato alle scuole dal titolo “Dialetto, regolette, e fantasia”, curato insieme a Bepi Sartori e Altri, che indica poche e chiare regole fondamentali, vicine alla lezione del prof. Pierluigi Facchin: Scrivi come te parli, consiglio saggio che semplifica al massimo la scrittura delle parole e le rende più comprensibili e facili da pronunciare. Nel suo lavoro, Feriani riserva un omaggio importante al poeta Tolo da Re, come grande firma della poesia veronese, colui che ha aperto una nuova strada al fare poesia, dandole un’anima potentemente lirica. Lo valorizzò anche come drammaturgo portando in scena come regista, fra gli anni ottanta/novanta, le sue commedie dialettali: “Giulieta l’ultima” e “Maledission a Rivaderane”. Infine riconosce a tutti i poeti che hanno seguito le orme della parlata dialettale il merito di aver impedito al linguaggio delle genti contadine di morire portandosi via l’humus della nostre radici culturali.
Brevi note biografiche
Nato a Legnago (VR) il 13 agosto1938, ha portato in sé trasfondendoli in poesia molti ricordi infantili e delle prima giovinezza trascorsi al paese natale Boschi Sant’Anna, poi a Pressana e infine a Legnago. I suoi lo fecero studiare in vari collegi fino a raggiungere la maturità liceale. Ma non poté continuare gli studi all’università per via dei gravi lutti che sconvolsero la sua famiglia. Riuscì ad ogni modo a diplomarsi in Ragioneria, ma già allora si sentiva portato alla poesia, tanto che ottenne premi e riconoscimenti fin dai primi concorsi, suscitando l’attenzione di personaggi di spicco come il professor Gino Beltramini fondatore della eccezionale rivista “Vita Veronese”. Nel 1966 per motivi di lavoro si trasferì a Verona dove ebbe la possibilità di frequentare vari Circoli culturali fra i quali il Cenacolo di Poesia Dialettale, di cui fu anche presidente. Raggiunse traguardi sempre più prestigiosi e ragguardevoli, pubblicando negli anni, oltre l’opera qui segnalata, ben tredici raccolte poetiche. Si è spento il 7 febbraio 2015, dopo aver dedicato buona parte della sua vita a seminare e promuovere l’amore per la poesia. Grazie Giampaolo.
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Elisa Zoppei