L’ajiaco di Cuba nell’analisi di Tristano Volpato – Un saggio sulle diversità che si fondono a formare una società nuova… segnalazione a cura di Giuseppe Corrà… – 40
…a cura di Giuseppe Corrà
L’ajiaco di Cuba nell’analisi di Tristano Volpato
Un saggio sulle diversità che si fondono a formare una società nuova
Tristano Volpato, un sociologo veronese, precisamente di Lavagno, come a lui piace sottolineare, che fa parlare di sé nei Paesi dell’America Latina per l’attenzione che presta a quelle popolazioni che erroneamente vengono chiamate “minoranze”.
Dopo il suo volume in lingua inglese “Social Exclusion and the Negotiation of Afro-mexican Identity in the Costa Chica of Oaxaca, Mexico” pubblicato nel 2015, la Casa Editrice Mazziana di Verona dà ora alle stampe anche un suo nuovo libro in lingua spagnola dal titolo “Evolucion y praxis del multiculturalismo cubano. Procesos de autodeterminacion identitaria entre ajiaco y diversidad” (Evoluzione e prassi del multiculturalismo cubano. Processi di autodeterminazione dell’identità tra ajiaco e diversità), dove l’ajiaco è il nome di una zuppa tipica di cuba che si compone di molti ingredienti che si fondono tra di loro. Dunque, una metafora della società cubana plurima, ma nello stesso tempo omogenea.
Dopo aver studiato nel nostro liceo classico “Scipione Maffei”, Tristano Volpato, si è laureato a Trento ed ora si trova fuori dall’Italia nei Paesi dell’America latina ormai da più di una decina d’anni.
Alla laurea ha aggiunto un Master Internazionale delle Nazioni Unite di due anni a Città del Messico, dopo aver conseguito anche un dottorato in Germania nella prestigiosa Università “Albert Ludwig” di Friburgo in Brisgovia.
E’ stato per due anni a Quito, insegnante alla Pontificia Università Cattolica della capitale dell’Ecuador dopo aver lavorato un anno all’Unesco occupandosi di un programma delle Nazioni Unite sulla scolarizzazione dei bambini diseredati di alcune valli sperdute delle Ande e del Nord Amazzonia ecuadoregno. Ora egli è professore titolare alla UAM (Universidad Autonoma Metropolitana), una delle più importanti di Città del Messico.
Ha, inoltre, soggiornato a Cuba per arrivare alla pubblicazione del suo ultimo libro sulle minoranze di questa perla caraibica.
Sull’isola di Cuba il suo lavoro di ricerca è iniziato nel 2007 e si è concluso nel 2016. In loco ha studiato il fenomeno del pluralismo della popolazione arrivando ad una critica della filosofia politica contemporanea di stampo anglosassone e portando prove teorico-empiriche del fatto che Cuba, anche se dotata di un regime politico socialista e che esclude, quindi, le politiche liberali della democrazia moderna, rappresenta un ambiente socioculturale prolifico per la sopravvivenza dei quei gruppi che, a torto, vengono definiti “minoranze”.
Quattro le parti in cui si suddivide il volume di 210 pagine con in copertina il quadro La Jungla, 1943, di Wilfrido Lam, pittore surrealista cubano vissuto dal 1902 al 1982.
La prima parte presenta un riassunto teorico che si sviluppa dal pensiero multiculturalista dell’America Latina teso al riconoscimento delle identità indigene, africane, asiatiche o europee presenti nelle Americhe.
La seconda parte del libro analizza la storia del mercato degli schiavi ed il ruolo che le industrie dello zucchero cubane hanno svolto nel processo di sincretismo razziale e culturale nel periodo compreso tra i secoli XVII° e XX°. A questi secoli vanno aggiunti gli anni ’50 e ’60 del Novecento dell’isola caraibica con l’avvento della Rivoluzione castrista e la sua influenza nell’integrazione delle diversità a livello regionale.
La parte più ampia, la terza, analizza i quattro tipi di cultura cubana locale che hanno contribuito alla costruzione dell’identità particolare di quest’isola: l’africana, l’araba, l’ebrea e la cinese. Per ognuna di esse il libro spiega gli elementi predominanti che hanno generato l’ipersensibilità allergica popolare nei loro confronti e cerca di ricostruire le dinamiche dell’arrivo nell’isola di queste persone diverse e la mescolanza che ne è derivata. Proprio grazie a questa mescolanza si spiegano le varie religioni presenti ed anche la lingua e l’architettura locale.
L’ultima parte del libro presenta alcuni articoli della Costituzione cubana e propone una possibile soluzione per il riconoscimento dell’identità locale.
Il lavoro, di ampio respiro e profondità, è introdotto da due brevi presentazioni dovute al professor Francesco Lazzari della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trieste e al professor Gonzalo Farrera Bravo della Facoltà di Diritto della Escuela Libre de Derecho di Città del Messico. Presenta inoltre un’ampia bibliografia ed un allegato che contiene un’intervista semi-strutturata adoperata dallo studioso nel proprio lavoro di raccolta dei dati elaborati ed esposti in questo suo nuovo lavoro che, in Messico, ha già ottenuto attenzione e sarà presentato nelle università di Città del Messico, Taxco, Puebla e Cuernavaca oltreché a Montevideo, in Uruguay, dove Tristano Volpato si recherà in dicembre per un convegno sulle cosiddette “minoranze”.
Giuseppe Corrà