Pallavicini Piersandro – “Romanzo per signora”
…a cura di Elisa Zoppei
Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com
Cari amici lettori del Condominionews, rieccomi a voi con un libro, per me nuovo, un regalo di Natale, dal promettente titolo Romanzo per signora. Confesso che mi ha non poco impressionata dalla prima all’ultima pagina, tenendomi desta e curiosa, sorprendendomi non sempre benevolmente, ma comunque non lasciandomi indifferente. Avrei un sacco di cose da dire che non mi sono piaciute: certe scivolate volgari, masticate come pane quotidiano, certe insistenze sul costume licenzioso di qualche personaggio, del tutto ammesso negli ambienti intellettuali trend, ma, come è nel mio stile, dirò solo ciò che vi ho trovato di buono e di accattivante. Prima di tutto che si fa leggere. Nonostante tutto ha un mordente interno chi ti tiene inchiodato a leggerlo.
L’autore è Piersandro Pallavicini, sicuramente un personaggio pieno di risorse, con delle idee ben precise su che cosa vuol dire occupare un posto nel mondo sia da giovani che da vecchi, quando le cose cambiano. Nato nel 1962 a Vigevano, è docente di chimica nell’università di Pavia. Ho raccolto qualche notizia sulla sua vita e ho saputo da una sua pagina confidenziale, che da giovanissimo, timido e malato di solitudine, si era appassionatamente occupato di rock progressivo avvicinandosi ai gruppi musicali di successo grandi e piccoli, (i Caravan, i Jethro Tull, i Sundays, gli Happy Mondays), con recensioni, interviste e pubblicazioni di numerosi articoli sulle riviste specializzate più in voga. Arrivò perfino a suonare e a comporre musica. Poi gli capita di innamorarsi, di scoprire la passione verso una donna, l’estasiante connubio dell’euritmia sessuale. E una volta diventato marito e papà di una bambina, si converte a scrivere romanzi. E ne ha scritti tanti. Ha iniziato pubblicando racconti su riviste degli anni ’90 quali Versodove, Totem Comics, Addictions, Tina e Fernandel. Nel 2002 uscì Anime al neon, una raccolta di racconti.
Sembra che oggi sia uno dei romanzieri più gettonati. Il suo romanzo d’esordio fu Il mostro di Vigevano, pubblicato nel 1999 (Pequod Edizioni). Poi con Feltrinelli ha pubblicato Madre nostra che sarai nei cieli (2002), Atomico Dandy (2005). In African Inferno del 2009 Pallavicini esamina il tema dell’immigrazione africana in Italia, ambientando il romanzo nella provincia di Pavia. Al tema dell’immigrazione africana in Italia appartiene anche il romanzo breve del 2010, A braccia aperte, pubblicato nella collana “Verdenero Romanzi” delle Edizioni Ambiente. Ha anche lavorato fino al 2010 con le edizioni “di strada” Ediarco, per le quali ha curato una collana di libri di scrittori italiani sul tema del rapporto Africa-Italia. Per Ediarco ha anche pubblicato i due volumi Afro-Beats (racconti) e L’Africa nel piatto, un amichevole e allegro libro di cucina dove ci propone diciassette ricette tipiche di sette paesi dell’Africa sub-sahariana.
Sempre per Feltrinelli, oltre al Romanzo per signora del 2012, ha pubblicato nel 2014 Una commedia italiana e nel marzo 2017 è uscito La chimica della bellezza, dove si ride e si scherza ma si capisce anche qualcosa della vita.
Ha collaborato a lungo con la rivista letteraria Pulp Libri, dove si è occupato della nuova narrativa italiana e narrativa migrante. Dal 2005 collabora anche con il supplemento TuttoLibri di La Stampa, dove pubblica recensioni di opere letterarie.
Riporto testualmente la presentazione che ne fa l’autore in quarta di copertina, che espone in maniera sintetica, chiara ed elegante il riassunto della storia.
“Ho preso dalla provincia lombarda cinque anziani signori – due coppie e un vedovo, tutti afflitti da malanni più o meno disastrosi – e li ho portati in vacanza a Nizza. In Jaguar. In un hotel a quattro stelle, con in mano un elenco di ristoranti lussuosi e in tasca un’American Express a credito illimitato. Tra i giardini del Cimiez e una clinica privata diretta dal sosia di Daniel Auteuil, con l’aiuto di un romanzo inedito di Frederic Prokosch e di una magica sfera di hashish, Cesare, che racconta la storia, si metterà sulle tracce di Leo Meyer. Lo scrittore che negli anni ottanta ha fatto esordire e ha sostenuto come direttore letterario di una nota casa editrice. Leo, il suo amico della vita. Che dopo anni di misteriosa latitanza riappare lì, a Nizza, gli occhi incavati nel volto malato, sul sedile posteriore di un taxi in corsa. Lo so che alla fine ne è uscito un romanzo struggente, con questi cinque anziani a ricapitolare le loro vite in smobilitazione, mentre provano caparbiamente a riallacciare i fili degli affetti. Ma Cesare è fermamente deciso a non cedere di un’unghia alla malinconia e al rimpianto. (Piersandro Pallavicini)
Forse l’autore non si è reso del tutto conto che detta così in due parole la storia di questo gruppo di ultrasettantenni della buona borghesia pavese, alle prese con i propri malanni, manie, riti, ossessioni, egoismi, piccolezze, non stuzzica molto la voglia di leggerla. In realtà lo spessore umoristico di questi vacanzieri, titolari di cospicui conti in banca, membri onorari del Rotary Club, che viaggiano in Jaguar, sorpassa di gran lunga la ilarità ridanciana suscitata dalle più grasse barzellette. Ma chissà perché quelle del lettore non sono risate a gola spiegata, e nel fondo del suo sentire si insinua un ché di amaro che ti rimane sulla bocca dello stomaco. Forse perché, i soldi, il lusso, l’albergo a quattro stelle, le bellezze dei tramonti sulla Costa Azzurra, il cameratismo e la complicità amicale, non sono sufficienti a compensare le perdite di salute, di prestigio, di energia, che inevitabilmente bussano alla porta della vecchiaia, insieme al venir meno della potenza sessuale e all’insidiarsi dei contrasti nella vita della coppia.
Al di là di questo aspetto sia irriverente che mortificante e in certi casi dissacrante, artatamente distribuito in parti uguali su tutti i protagonisti della storia, io ho apprezzato l’incursione felicemente ricca di aneddoti nel mondo editoriale degli ultimi decenni del Novecento, che furono anni di grande fermento e passioni dal punto di vista letterario: una bella passeggiata revival fra gli scrittori e i poeti più amati come Baricco, De Carlo, Tondelli, Alda Merini… Invece il Leo Meyer, che appare nella storia come scrittore di amori omosessuali, e unico vero amico di Cesare, (l’io narrante) allora direttore editoriale, di una delle case editrici milanesi dominanti, che lo ha scoperto e lanciato negli spazi siderali dei successi strepitosi, no: Leo è un personaggio puramente letterario, il protagonista di Camere separate di Pier Vittorio Tondelli, quindi è da intendersi come un omaggio di Pallavicini al maestro.
Ma il titolo? Che cosa c’entra in tutto questo il Romanzo per signora, da cui io mi aspettavo una storia tragico romantica quanto meno alla Bovary?
Vi lascio con questo punto di domanda, sperando di aver suscitato in voi il desiderio di saperne di più di questo romanzo che con grande disinvoltura tocca temi scottanti come l’omosessualità, l’eutanasia, l’uso del cannabidiolo come terapia medica della sclerosi multipla, ed è denso di aneddoti sorprendenti che esorcizzano, ridicolizzandoli, gli spettri della vecchiaia, della malattia e della morte.
Buona lettura, Elisa