8 – DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”
…a cura di Aldo Ridolfi
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DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”
Ottava puntata: Tre mugnai di Velo Veronese in Municipio
Non sappiamo che giornata fosse il 16 febbraio 1872 a Velo Veronese. Forse nevicava e faceva freddo o forse era una bella giornata, soleggiata e tiepida, come possono capitare anche in quelle contrade pure in febbraio. Quello di cui siamo certi, ce lo garantiscono i documenti conservati nell’archivio del Comune di Velo, è che quel giorno nell’ufficio comunale si presentano Corradi Francesco, Croce Tornieri Arcangelo e Gaspari Domenico. Ad essere precisi, stante il documento, essi non si sono “presentati”, ma sono «comparsi», voce verbale che sottende un ruolo di sudditanza rispetto a chi ordina la comparizione. Sono tre mugnai.
I primi due provengono da contrada Mùlvese (in lingua cimbra significa “Prato con il mulino”) che si trova un paio di chilometri prima di Velo, salendo da Selva di Progno. Oggi la contrada e i mulini sono in completo e malinconico disfacimento, impossibile oramai leggerne l’originaria funzione: così le memorie presenti sul territorio risultano essere più delicate e meno durature di quelle conservate negli archivi. Il Gaspari proviene invece da contrada Bruschi che precede Mùlvese di alcune centinaia di metri. I loro mulini si trovano, dunque, ai piedi del monte Purga, lungo una fascia ricca di acque e luogo ideale per impiantare i mulini ad acqua. La loro quota altimetrica è di circa 900-950 m slm, ciò può avere una certa importanza relativamente ai cereali che lassù si potevano macinare.
Le ragioni della loro comparizione sono presto chiarite: essi informano il sindaco che nei giorni precedenti «si presentava nei nostri mulini il verificatore della macinazione e ci ebbe ad avvertire che la sua Superiorità gli aveva comunicato che pei nostri mulini non era accordata la macinazione promiscua, ma solo quella del frumento». En passant chiariamo, se mai ce ne fosse bisogno, che con l’espressione «la sua Superiorità» si intende qui indicare le sfere più alte dell’Agenzia delle imposte. Poco sotto il verificatore precisa ulteriormente il concetto, se mai i mugnai non lo avessero capito: «Per noi – afferma – qualunque fosse la macinazione, sarebbe sempre calcolata di frumento».
Ciò costituisce un problema serio perché, come accennato anche nelle puntate precedenti, nei mulini ad un solo palmento il mugnaio deve macinare non solo frumento, ma anche mais, altri cereali e castagne, generi per i quali l’entità della tassa è decisamente inferiore (vedi sesta puntata). Si è in presenza, quindi, di una palmare violazione della legge a scapito dei mugnai e dunque dei montanari, e ad un’evidente alterazione dei dati di fatto.
Il verificatore, richiesto del «motivo di tale superiore disposizione», addusse a giustificazione del suo procedere la mancata presentazione delle schede di macinazione con le quali si chiedeva la macinazione promiscua. È ferma convinzione dei tre mugnai, invece, di aver presentato a tempo debito la prescritta scheda.
Ed infine ecco la richiesta: che «codesto Onorevole Municipio conscio delle già da noi fatte dichiarazioni» si muova per ottenere dalle competenti «superiorità» la possibilità di esercitare la macinazione promiscua. Il mugnaio si mette nelle mani del suo sindaco, cerca, nel “potere” locale, quello che gli è più vicino e che meglio di altri conosce il suo modus vivendi, l’appoggio per continuare la sua costante battaglia per sbarcare il lunario, per far fronte alle quotidiane esigenze vitali.
Prende avvio, così, una prima diatriba tra i mugnai di Velo e l’Agenzia delle imposte, in ossequio ad una legge che, appellandosi alla tecnica, quella del contatore di giri, pretendeva di essere più equa e più rispettosa delle classi popolari, finendo, invece e ancora una volta, per dimostrarsi farraginosa ed ingiusta.
Aldo Ridolfi (8 continua)