9 – DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”
…a cura di Aldo Ridolfi
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DI TASSA IN TASSA: “La tassa sul macinato in Lessinia”
Nona puntata: Tre mugnai di Giazza in Municipio a Selva di Progno
Il 1872 è anno davvero cruciale per i nostri mugnai dell’alta valle d’Illasi. Infatti il sindaco di Selva di Progno, Anselmi, in data 18 marzo 1872 prende carta e penna e invia una missiva «Alla R. Agenzia dell’Imposte dirette e Catasto in Tregnago» per supportare la richiesta di tre mugnai suoi concittadini inerente la famigerata tassa sul macinato. I tre – Cappelletti Costante, Cappelletti Arcangelo e Bosco Andrea – avevano i loro mulini a Giazza, sito allora ancor più di oggi fornito di abbondanti acque dal vajo di Revolto e soprattutto dal Fraselle. Inguaiati dalla legge 4490 entrata in vigore, come il lettore ben sa, il 1° gennaio 1869, non trovano di meglio che rivolgersi al loro sindaco, al quale, peraltro, la legge e le circolari assegnavano un ruolo importante anche in queste questioni. Ancora una volta, esattamente come nel caso esaminato nella puntata precedente, il montanaro individua nelle autorità amministrative locali la sola possibilità di colloquiare con quel “potere”, lontano ed inattingibile, che è causa dei suoi mali.
Riporto per esteso la lettera del sindaco che risulta leggibile e lineare nell’esposizione e in più ci mette in contatto con la scrittura di tipo burocratico di fine Ottocento.
«Alla Regia Agenzia dell’Imposte dirette e Catasto in Tregnago.
I mugnaj Cappelletti Costante, Cappelletti Arcangelo e Bosco Andrea, di Giazza, hanno prodotto l’unita istanza diretta ad ottenere la macinazione promisqua nei loro opifici costruiti a solo palmento.
In fatto la maggior parte del grano che macinano, in questo comune, è Frumentone (sorgo turco) e devono all’invece pagare come grano (frumento) doppia tassazione.
Ed è perciò che il sottoscritto Sindaco subordina a V. S. Illustrissima la predetta istanza, affinché voglia innalzarla alla R. Superiorità competente e col valido suo appoggio, la stessa acconsenta di accordare loro la macinazione promisqua, ed incassare soltanto la tassa a seconda della quantità e qualità del grano macinato; altrimenti i poveri mugnaj miseramente dovrebbero chiudere i propri opifici, unico mezzo da cui ritraggono il vivere per loro, e loro famiglie.
Si lusinga chi scrive che la R. Superiorità seguendo le vie di ragione, di giustizia e di legge, vorrà prendere in considerazione quanto è esposto nella predetta istanza ed ammettere quanto chieggono.
Il Sindaco Anselmi.»
Ben più succinta, e certamente priva di lungaggini burocratiche, è la risposta delle competenti autorità – e cioè la Reale Agenzia delle Imposte Dirette e Catasto in Tregnago – datata 22 marzo 1872, quattro giorni dopo:
«Si ritorna all’onorevole signor sindaco di Selva di Progno.
Pregato di far restituire agli aventi interesse l’inserito reclamo cola dichiarazione non potersi prendere in alcuna considerazione le domande essendo trascorsi tutti i termini stabiliti dalla Circolare Ministeriale 22 giugno 1871 n° 6.»
Il problema è ancora quello della macinazione promiscua nei mulini ad un solo palmento. La legge si dimostra, sul piano della pratica attuazione, incapace di fondamentali distinzioni che non sono questioni di lana caprina ma veri e propri attacchi alla sopravvivenza stessa delle piccole comunità montanare. Non è a caso, né per supportare concittadini disposti a vendere la propria madre pur di non pagare le tasse, che il sindaco Anselmi scrive che «i poveri mugnaj miseramente dovrebbero chiudere i propri opifici, unico mezzo da cui ritraggono il vivere per loro, e loro famiglie», cogliendo, dal mio punto di vista, l’essenza della questione che peraltro è destinata a non trovare diritto di cittadinanza in quelle “Superiorità” presso le quali dovrebbe essere “innalzata”: le parole veicolano sempre, anche dopo secoli, di quali trame è costituita una società.
E, accanto alla miopia e alla superficialità del legislatore, corre immediatamente a porsi il funzionario locale che non esita, sulla base della “Circolare Ministeriale”, a porre in seria difficoltà mugnai e contadini e a contraddire ogni seria e consapevole politica annonaria che intendeva favorire, proprio per evitare devastanti carestie, il contenimento dei costi delle farine e dei suoi derivati, base irrinunciabile di ogni sopravvivenza.
Aldo Ridolfi (9 continua)