Ciao Giovanni… – 23
12 Maggio 2019 / 15 Febbraio 2030
…a cura di Graziano M. Cobelli
Cari Amici,
giovedì 9 Maggio 2019, un altro illustre veronese ha lasciato un vuoto immenso nel cuore dei familiari, degli Amici e della cultura Veronese ed Italiana. Uomo di grande sapere ma ricco di una semplicità e una dolcezza inimitabili. Da molto tempo anche co-editore di questo Sito con le sue preziose Etimologie, il suo Angolo Culturale resterà sempre a disposizione per chi volesse visitarlo e rivedere i suoi dettagliati articoli. Io, e tutto lo staff degli Editori del “Condominionews” lo piangiamo come collega e come grande Amico e siamo vicinissimi, in questo momento di profondo dolore, alla moglie Antonietta, alla figlia Laura con Marco, alle adorate nipoti Marta e Anna e ai familiari tutti.
Qui sotto, riporto un bellissimo articolo di Vittorio Zambaldo che lo ricorda sul quotidiano cittadino l’Arena dell’11 maggio us, con una esatta fotografia della sua persona, del suo carattere e della sua cifra personale.
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Si sente male mentre guida Addio a Giovanni Rapelli
Verona e la cultura italiana hanno perso una figura che resterà pietra miliare nello studio della linguistica e della toponomastica. Giovanni Rapelli, 81 anni ancora ben portati con vivacità di spirito e di mente, è morto l’altra sera nei pressi di San Rocco di Piegara, di ritorno da un incontro organizzato dal Curatorium Cimbricum Veronese di cui era stato tra i fondatori nel 1974. Alla guida della sua auto sulla quale viaggiava l’amico fraterno Carlo Caporal, si è sentito male improvvisamente: la morte è sopraggiunta immediatamente dopo che ha avuto la forza e l’accortezza di accostare l’auto al ciglio della strada. Marta Tezza, che seguiva l’auto provenendo dalla stessa riunione, ha prestato il primo soccorso ma è stato tutto inutile e anche il medico del 118 ha tentato a lungo le manovre di rianimazione senza successo. I funerali si svolgeranno lunedì alle 16 nella chiesa di San Marco Evangelista, in via Girolamo Dalla Corte 24, in Borgo Venezia, dove Rapelli abitava con la moglie Maria Antonietta. Nato in una famiglia molto povera, raccontava di essere appassionato di libri fin da bambino, ma per necessità familiari fu costretto a frequentare una scuola di avviamento commerciale ed essere subito inserito come stenodattilografo in un’azienda e solo due anni dopo entrò nella casa editrice Mondadori come allievo tecnico, doratore di copertine e addetto al controllo della qualità. Nonostante queste mansioni pratiche, non abbandonò mai la passione per le lingue: con il francese imparato a scuola, da solo aveva raggiunto la capacità di parlare, o leggere o scrivere in inglese, tedesco, spagnolo, latino, greco, russo, giapponese, eschimese. La sua competenza gli servì a far carriera alla Mondadori: nel leggere i libri in stampa, segnalava gli errori al suo direttore generale, che così lo promosse a lavorare come correttore di bozze prima e poi redattore e traduttore della casa editrice nella quale lavorò per lo più su opere enciclopediche tradotte dall’inglese, dallo svedese e dallo spagnolo, fino alla pensione nel 1988, anno che lo vide diventare socio corrispondente dell’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona. Ha dato alla luce oltre 400 pubblicazioni e una ventina di volumi, primo studioso a proporre una parentela fra giapponese ed eschimese, a studiare le iscrizioni retiche, a riconoscervi una forma di etrusco arcaico mescolato a idiomi euganei e a scrivere trattazioni sistematiche dei cognomi veronesi e cimbri, l’opera per la quale è più conosciuto tra i veronesi. «Perdiamo un punto di riferimento fondamentale», commenta Vito Massalongo, presidente del Curatorium Cimbricum Veronense, proprio nell’anno in cui abbiamo deciso di ristampare i suoi volumi I cognomi cimbri e Testi cimbri opere fondamentali entrambe esaurite. Ne era felicissimo e ne avevamo parlato alla riunione, dove aveva portato tutto il materiale già pronto, con prefazione, appendici, bibliografia e indici. Un grande professionista, aperto e saggio, fino all’ultimo proiettato su quello che avrebbe preparato nei prossimi mesi».
Ciao Giovanni,
qui di seguito all’articolo, quasi tutti gli editori del nostro Sito, da chi ti conosceva benissimo e da una vita, a chi ti ha conosciuto in qualche breve occasione come compagno di viaggio culturale, hanno voluto lasciare una testimonianza.
Giancarlo Volpato
A Gianni Rapelli, un amico per la vita
Ti ho incontrato quando il sole non tramontava mai sulla nostra giovinezza e quando le carezze dei nostri figli sfioravano le nostre labbra mentre parlavamo di lingua, di storia, di cultura.
Abbiamo trascorso momenti indimenticabili di serena e pratica convivenza tra luoghi, persone, studiosi e gente comune che sembravano attenti alle nostre ricerche: quasi sempre nel segno di una conoscenza che non dimenticava difficoltà, ma che sapeva innalzarsi al di là – e ben oltre – le amare acquiescenze.
A Landshut, il 1° ottobre 1982, facemmo vedere il nostro primo lavoro comune; poi, il tempo e le stagioni ci hanno sempre tenuti vicini.
Seduti, con Antonietta e con Maristella, alla tavola di casa mia o a quella di casa tua, guardavamo insieme – non sempre all’unisono – gli interessi che ci univano: libri, scritti, ascendenze storico-linguistiche, note bibliografiche; lunghi confronti e sane risate hanno sempre accompagnato i nostri incontri.
Vennero i momenti dei dialetti, delle parlate, dei non sempre definiti modelli e studi scientifici. Furono grandi giorni che ricordammo – due settimane orsono – seduti a tavola di casa mia. Stavi meglio: mi dicesti che la salute stava ritornando. Mi hai ringraziato tanto perché ti avevo aiutato nella tua malattia, ma hai ricevuto pure il mio sguardo severo poiché non volevo sentirti: molti anni, molte vicende, un’amicizia disinteressata valevano più d’ogni altra cosa; e furono i sorrisi di Antonietta e di Maristella a regalarci, una volta ancora, l’ultima serata.
So che mi salutavi ogniqualvolta ti sedevi al tavolo di lavoro; quando ci scrivemmo, qualche giorno fa, fu un lungo abbraccio che chiuse la nostra corrispondenza; te lo sei portato via ed io l’ho tenuto con me: non si scioglierà più.
Te ne sei andato in silenzio: ma, dal mio cuore, sale il canto d’amore nel silenzio della morte.
C’incontreremo ancora, Gianni: stammi vicino Giancarlo
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Aldo Ridolfi
Gianni, sulle pagine di “Cimbri/Tzimbar” racconta di aver conosciuto fra Ildebrando e dice di aver trovato in lui un uomo “schietto e aperto”.
E, ancora, ricordando la figura di Piero Piazzola afferma che “con gli anni la mia stima per lui aumentava”.
Poche parole, ché il dire di Gianni è essenziale.
Ma, caro Gianni, quella schiettezza, quell’apertura e quella stima che tu hai riconosciuto negli altri e che hai raccontato sono sempre state dentro di te: questo ti ha consentito di riconoscerle.
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Giorgio Chelidonio
La vitalità che ha espresso nel nostro ultimo incontro non lasciava certo presagire questa sua improvvisa dipartita.
Per tutti noi e per la “veronesità” è una grandissima e incolmabile perdita: la sua umanità e la sua sapienza ci mancheranno moltissimo.
Unica consolazione: il poter ricorrere alla sua memoria nelle mille cose che ha scritto, In questa dimensione sarà sempre con noi e con le generazioni che verranno alle quali ha regalato Storia e storie.
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Elisa Zoppei
Gianni Rapelli è stato l’ultima persona amica che mi ha chiamato Lisetta, il nome della mia infanzia. Ho nutrito per lui quell’affetto che lega le persone che si conoscono da sempre. Lo ascoltavo incantata quando raccontava certi curiosi aneddoti della sua ricerca di studioso storico dei linguaggi. So quanto fosse seguito e ammirato da chi frequentava le sue lezioni a Verona: le mie amiche me ne parlavano con sincero entusiasmo. In ogni situazione era un piacere sentirlo spiegare cose importanti di grande interesse scientifico con la semplicità del vero Maestro. Grazie Gianni. Lisetta
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Anna Maria Matilde Filippozzi
Non conoscevo da molto Giovanni, ma grazie al “condominionews” ne ho avuto l’opportunità, dapprima attraverso la sua rubrica e poi personalmente durante le serate organizzate per gli incontri degli editori del sito. Ho colto nei modi e nello sguardo tanta dolcezza e soprattutto l’umiltà che appartiene solo ai grandi uomini. Un uomo buono e sensibile. Non dimenticherò la commozione nel commentare il brano che avevo scelto per l’Edizione Speciale della festa del papà, nel raccontare di quanto sia stato difficile per lui crescere senza quel papà volato via troppo presto ma che, posso aggiungere, sarebbe stato sicuramente orgoglioso dell’uomo che era diventato. Resterà per me un ricordo di tenerezza infinita. Anna
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Graziano M. Cobelli
Nei primi anni 2000, io sono entrato in punta di piedi nel mondo della Poesia e della cultura veronese, dapprima come semplice spettatore e sostenitore, poi come collaboratore in varie tematiche ed infine, nel mio piccolo, come protagonista nei vari luoghi dove si proponeva la cultura. Incontravo spesso Giovanni che, come ospite, teneva conferenze, a volte anche sulle Etimologie, oppure se l’argomento era diverso, in qualche modo lui si proponeva sempre a spiegare l’origine di qualche parola o qualche nome (lo fece anche con il mio cognome). Io, da amante ed appassionato del Vernacolo, ero affascinato da questa persona, si capiva che era una mente eccelsa, raffinata, e quando nel 2015, venne il momento di inserire dei nuovi argomenti nel Sito, il primo che mi è venuto in mente, è stato proprio lui, Giovanni. Ricordo che quando l’ho contattato, si è stupito per questa mia richiesta di collaborazione, mi chiedeva come potesse essere utile, con la sua proverbiale semplicità e modestia, mi chiedeva se ci potesse essere qualcuno interessato a ciò che lui scriveva; eravamo seduti nel suo studiolo, nella sua casa, e io lo rassicurai dicendogli che il suo nome era già un mito e che appena si fosse saputo che anche lui avrebbe scritto per il “condominionews”, molti suoi estimatori, lo avrebbero sicuramente contattato per ogni sorta di richiesta. A quel punto, con tanta timidezza e titubanza mi disse – Va bene, proviamo -, è passato poco tempo dalle sue prime pubblicazioni, che già mi confessava la sua contentezza al riguardo, e mi chiedeva di chiamarlo confidenzialmente Gianni, a noi tutti fece un immenso piacere saperlo schierato nel nostro staff, un importante apporto di simpatia e sana cultura del nostro territorio.
Quando mi disse – Si, accetto – è stata una delle più belle giornate di questo mio percorso, oggi, invece, che ci ha lasciato così all’improvviso, con la sua dolce tenerezza, con quel suo fare da gentlemann d’altri tempi, con quel garbo ormai diventato inusuale, è una delle giornate più tristi della mia vita.
Graziano
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