Puntata 44 – CAMPI D’ENERGIA UTOPICA: “LA POTENZA DEL RISO: Come si ride in letteratura. Segnali di umorismo”
…a cura di Laura Schram PighiPer le tue domande, opinioni o suggerimenti
scrivi a >>> lauraschrampighi@gmail.com
dal 31.01.2019 Laura ha cambiato l’indirizzo di E-Mail
44 La potenza del riso: Come si ride in letteratura. Segnali di umorismo
Quali sono gli indicatori di comicità in un testo letterario?
Esistono dei particolari segnali di menzogna, degli indicatori di finzione, e sono tutti segnali di umorismo. Tali indicatori studiati anche da Umberto Eco in Tra menzogna e ironia (Milano, 1998) possono essere di vario tipo: l’uso insistito di alcune parole, nomi propri di persone o luoghi del tutto inventati, o con più significati, come il naufragio del protagonista, il manoscritto ritrovato, le descrizioni di luoghi o di tempi esageratamente precisi, così come ogni cambio di dimensione del reale, il gigantismo o la miniaturizzazione. “I segnali di menzogna appartengono alla menzogna letteraria come i segnali d’ironia alla ironia”, commenta Harald Weinrich, uno studioso della menzogna letteraria in Metafora e menzogna: la serenità dell’arte (Bologna, 1976). Ma non sono i soli, e si differenziano nelle diverse arti.
Alcuni segnali di umorismo, per esempio, provocano il riso con un effetto che gli storici dell’arte chiamano capriccio e i linguisti pastiche, ibrido, mixi.
Chi esamina da vicino questo effetto è André Corboz in uno studio del 1985 su Canaletto: una Venezia immaginaria, quando osserva che si passa dall’immaginario semplice a quello utopico se si verifica l’intrusione di un elemento estraneo nella raffigurazione di una realtà che si dà per nota. L’effetto sorpresa prodotto da un elemento conturbante è una sorta di rumore che si inserisce nella comunicazione del messaggio: “il capriccio è gioco ma anche connivenza… leggere un capriccio è soprattutto misurare uno scarto” continua lo studioso esaminando alcuni ben noti Capricci di Andrea Canal detto il Canaletto (1697-1768).
Questo pittore veneziano attivo a lungo nell’ambiente anglosassone, riceve un giorno l’invito da parte di un altro veneziano che si trovava pure lui in Inghilterra, Francesco Algarotti (1712-1764), grande scrittore di viaggi veri e anche immaginari, che gli suggeriva di esperimentare un nuovo genere di pittura, “la rappresentazione di paesaggi urbani fantastici, perché inesistenti, ma virtualmente possibili”. Ecco perché nella tela intitolata Il sito di Rialto a Venezia una delle 31 stampe su Vedute e altre prese dai luoghi, altre ideate (1741-42) troviamo per esempio un capriccio dove Canaletto raffigura il Ponte di Rialto, così come lo aveva progettato il Palladio, senza mai costruirlo, e vi accosta due palazzi palladiani realmente esistenti, ma in un’altra città, a Vicenza.
L’operazione fantastica che porta a ripensare una realtà conosciuta per arrivare ad un meraviglioso possibile, è nell’artista figurativo analoga a quella che induce il narratore di utopia a proporre una realtà possibile fuori dal tempo e dallo spazio.
Laura Schram Pighi – (44 Continua)