Per Giovanni Rapelli, a noi vicino
…a cura di Giancarlo Volpato
VERONA
Per Giovanni Rapelli, a noi vicino
A un anno e mezzo dalla scomparsa, Giovanni Rapelli – che di questo Sito è stata una delle menti brillanti – ha finalmente avuto quello che il suo impegno di linguista, attento all’indagine storica delle terre istriane, aveva largamente meritato.
Una Menzione d’Onore alla Memoria gli è stata conferita dal Comitato di Verona dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. Come noto, la L. 92 del 30 marzo 2004 istituì la “Giornata del ricordo” dei martiri delle foibe e dei massacri titini, dell’esodo degli italiani dalle loro terre istriane, fiumane e dalmate. Verona li accolse, nel chiostro della chiesa di San Francesco di Paola, oggi sede universitaria: e, per questo – affinché la memoria non venisse cancellata dall’oblio – sorse l’associazione sopra nominata.
Ogni anno – questo è il XVII – si tiene un Premio Letterario suddiviso in sei categorie di diversa connotazione storico-letterario-documentaria dedicate alla memoria del Gen. Loris Tanzella, figura emblematica della dolorosa e mai sopita “questione istriano-dalmata”.
Nel 2020 – anch’esso anno di dolore e di non sopita preoccupazione – la menzione d’onore alla memoria è stata conferita al nostro mai perduto e mai dimenticato Gianni.
Dalla lettura della pergamena si evincono alcuni punti importanti dell’attività linguistica del premiato: quella dell’attenzione alla comunità minoritaria dei Cimbri e quella, assai più pertinente in questo caso, degli studi sulla lingua degli italiani attuali che popolano quelle terre da cui i padri e le madri erano stati cacciati. La vita e la cultura della civiltà cimbra furono oggetto di tanti e assai rilevanti studi che Gianni Rapelli portò a compimento: e la riedizione della sua vecchia, straordinaria ricerca – qui erroneamente posta come novità – appare come uno degli esempi sui quali, in questa sede, non appare logico addentrarsi ulteriormente.
Appare doveroso, invece, ricordare il suo impegno verso quelle terre sulle quali, per secoli, il dominio veneziano apparve in tutta la sua grandezza: e per lo studioso Rapelli, era evidente – senza dimenticare il dramma umano di quella gente – occuparsi della lingua, della sua forma, del suo articolarsi attraverso la storia e gli eventi.
Giovanni collaborò con alcuni studiosi locali (primo, fra tutti, Marino Bonifacio, autore di opere fondamentali dal punto di vista glottologico locale), scrivendo su giornali delle terre istriane in lingua italiana, ma soprattutto con il Centro studi dell’Accademia di Rovigno che lo vide presente in alcune occasioni, oltreché collaboratore negli Atti.
Non è facile né appare del tutto scontato ricordare quanto egli dette alla lingua di quei luoghi. Ci limitiamo a portare alla memoria almeno un paio di lavori fondamentali: La lingua veneta e i suoi dialetti dove – con assoluta larghezza di vedute – non dimenticò quelle che furono, per secoli, terre venete e portarono con loro linguaggi, modi di dire, fraseologie che non perirono neppure allorquando l’imposizione della lingua slava si sovrappose pesantemente. Pubblicata nel 2009 (Zevio, Perosini) con una prefazione di chi scrive queste note, l’opera di Rapelli conobbe un successo che andò al di là delle stesse aspettative dell’autore; premiato con il Tanzella nel 2013, il libro fu recensito sui giornali di quelle terre: “Panorama della Terra Istriana” nel giugno 2010, su “Il Trillo” di Pirano nell’aprile del medesimo anno, sugli Atti del Centro di Rovigno. In quegli anni, Giovanni Rapelli recensì I cognomi di Capodistria del 2011 di Bonifacio, il Dizionario dei cognomi di Trieste, dell’Istria, del Quarnaro, della Dalmazia (del medesimo autore) nel 2012; collaborò con “La nuova Voce Giuliana” e con altri giornali. Nel 2013, negli “Atti dell’Accademia del Centro Studi di Rovigno”, pubblicò un consistente e impegnativo studio: Note sulla slavizzazione dell’Istria e della Dalmazia; fu un intervento molto lodato dove, con uno studio accuratissimo sulle problematiche glottologiche delle terre di confine, Rapelli fornì un contributo rilevante per la comprensione di un linguaggio che si era protratto per secoli accanto ad una assolutamente non casuale intromissione di un’altra forma espressiva. Quando Giovanni se ne andò, lasciando a noi la sua memoria, anche i giornali di quelle terre lo ricordarono. E noi, con un atto d’amore, lo stringiamo, sicuri che egli ci guarda da un altro luogo: e il premio appena ricevuto lo facciamo anche nostro, per il bene che gli abbiamo voluto, per tutto ciò ch’egli ha fatto.
Verona, 16 Novembre 2020
Giancarlo Volpato