Dandini Serena – “La vasca del Führer”
…a cura di Elisa Zoppei
Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com
Ben ritrovati cari lettori. Da tanto ci sentiamo ingabbiati nelle nostre case in preda al malumore e alla malinconia. … Ma resistiamo, senza perdere la fiducia che presto ci lasceremo questo incubo dietro le spalle. Per aiutarvi ad aspettare quei momenti vi presento un libro che ha del miracoloso, quasi un talismano per le ore felici, perché mi ha regalato momenti di appassionata lettura in compagnia di due splendide donne. La prima è Lee Miller, la protagonista, donna di un super prodigioso successo, fotomodella immortalata, nuda e vestita sulle copertine delle maggiori riviste di moda anni venti (Vogue ecc…), poi fotografa professionista, contesa dalle maggiori testate giornalistiche. La seconda, è Serena Dandini, l’autrice del libro, che con la sua straordinaria arte narrativa, è stata capace di tener viva e desta la mia curiosità, trascinandomi, ancorché piena di sonno, compagna di viaggio della sua protagonista in giro per le vie, le strade, le piazze, dietro le piste vitali, artistiche, avventurose, sentimentali. Ho respirato l’aria di “quelle due”, immedesimata io pure in una delle storie più esaltanti, corroboranti, stimolanti e coinvolgenti del nostro tempo.
Serena Dandini è una delle nostre conduttrici televisive più seguite e apprezzate per la sua arguta sorridente capacità di affrontare temi scottanti e, per qualcuno, non di rado scomodi. Nata a Roma nel 1954, dall’avvocato Francesco Lorenzo, conte Dandini De Silva, è discendente da un’antica famiglia della nobiltà romana. Pertanto, appartenendo a una classe sociale elitaria, potrebbe essere ironicamente vista come una radical chic, che rifletteva il sinistrismo di certi ambienti culturali d’élite. Ma non è proprio il caso della nostra Serena, professionista di qualità, elegante, simpatica, sicura e sempre sorridente, al di sopra di ogni snobismo. Per me è anche la grande sorpresa di questo nostro tempo natalizio, e post-natalizio, avendo avuto in dono il suo straordinario libro “La vasca del Führer” (Giulio Einaudi Editori, 2020), che sta sfrecciando come un fuoco pirotecnico nei cieli di un successo stratosferico.
L’autrice ha vissuto gli anni dell’adolescenza e prima giovinezza nel pieno delle battaglie sessantottine. A suo dire era una ginnasiale un po’ naïve, attratta più dalla musica rock, cha dal cinema d’autore, trascinata nelle sale cinematografiche da un giovane intellettuale belloccio, di cui era innamorata, a vedere film d’avanguardia, che la sconcertavano perché non ci capiva niente. Ma proprio grazie a questi poté allargare il suo orizzonte di pensiero e intuire il potere dell’immaginazione: una inesauribile risorsa sfociata nella sua esplosiva verve narrativa.
Non appena fuori dal guscio protettivo della famiglia, ha frequentato la famosa discoteca del Piper insieme a Renato Zero e alla gioventù romana, condividendo gli ideali di riscatto sociale di movimenti giovanili come Lotta Continua, e Potere Operaio, sempre però con una particolare attenzione alle istanze dei gruppi femministi che gravitavano intorno alla rivista EFFE. Dopo il liceo classico, sognando di insegnare letteratura anglo-americana, si è iscritta all’università La Sapienza, che però ha lasciato, quasi subito preferendo, tenuto conto, crediamo, dello status sociale della sua famiglia, collaborare con la Rai.
Ha condotto programmi televisivi e radiofonici, curati da lei stessa come autrice, tanto che, nell’ambito della televisione nazionale, viene ritenuta l’autore che più ha saputo sperimentare un linguaggio televisivo innovativo, comico e satirico.
Oggi è meritatamente un personaggio noto sia nel campo televisivo per i suoi programmi anticonformisti “Parla con me” e “La tv delle ragazze”, che in quello letterario, dove ha esordito con “Dai diamanti non nasce niente. Storie di vita e di giardini”, (Rizzoli,2011), in cui, viaggiando tra parchi incantati e vivai sconosciuti, Serena ci accompagna in una passeggiata romantica alla ricerca della bellezza che potrà salvarci. Sempre per Rizzoli nel 2013 esce “Ferite e morte” un libro sulla violenza contro le donne. Nel 2015 è la volta del romanzo, “Il futuro di una volta”, e nel 2016 “Avremo sempre Parigi. Passeggiate sentimentali in disordine alfabetico”.
Nel 2018 ha compilato una raccolta di biografie di donne passate alla storia per il loro coraggio.
I suoi libri a partire dai titoli insoliti sono tutti molto interessanti, e per la serietà dei temi trattati, e per quel garbo graffiante, proprio della sua scrittura, oltre che del suo modo di porsi come persona e showgirl televisiva.
Va detto però senza mezzi termini che “La vasca del Führer”, la distanzia da ogni precedente traguardo come meteora di luce che ha appena cominciato a splendere.
Per note biografiche più dettagliate: https://it.wikipedia.org/wiki/Serena_Dandini
Su questo libro condivido con chi su FB ha scritto “…non è una biografia, non è un romanzo, non è un romanzo storico: è la storia di un incontro fatale, tra l’autrice e tanti libri. E soprattutto fra Serena Dandini e una fotografia. Più precisamente con una foto che l’ha colpita al cuore e allo stomaco”. Sì. Lo apprendiamo dalla quarta di copertina: tutto è partito da una fotografia. È quella di una bellissima donna immersa nella vasca da bagno di Adolf Hitler, che la guarda fisso da un ritratto appoggiato sul bordo. La bellissima donna è Lee Miller, fotografa lei stessa, e, come ho già anticipato, una delle più acclamate e preparate, che attraverso la macchina fotografica ha impresso ed espresso il suo modo di guardare e vedere il mondo. Esplorare con passione i meandri anche più intimi della vita di lei a partire dai primi anni infantili fino agli ultimi, inseguendola da un continente all’altro, trasporli in scrittura sciogliendo e tessendo i fili della sua storia, è stato per Serena Dandini il lavoro certosino di giorni, di mesi, di anni che le hanno permesso di consegnare a Einaudi questo libro e farlo arrivare a noi.
Lee Miller alla nascita, avvenuta il 23 aprile 1907, era stata chiamata Elizabeth ed era sicuramente una bambina tanto graziosa da diventare prestissimo la modella preferita dal padre Theodore Miller, facoltoso e intraprendente ingegnere di Poughkeepsie, città distante una sessantina di chilometri da New York, appassionato di fotografia, promettente tecnologia di sperimentazione figurativa ancora agli albori, ma in via di rapidissima affermazione. La bimba imparò prestissimo ad assumere atteggiamenti, pose, sguardi ed espressioni da aprirle, ancor giovanissima, strade e porte verso la carriera di modella. Da quelle esperienze non apprese solo quello, poiché si portò dentro per tutta la vita la più grave delle ferite che si possono fare all’innocenza infantile.
Pur apparendo, sulla copertina di Vogue, la rivista mondana dell’alta società newyorkese, come incarnazione sempre nuova di infinite immagini femminili, audacemente seduttive, voleva arrivare a una affermazione personale diversa. Ne aveva le armi, le sapeva usare e uomini importanti, artisti di grande fama fra i quali Picasso e Dalì, preda del suo fascino cadevano ai suoi piedi. Lee mirava in alto, ma soprattutto mirava a fare della sua vita una scalata al successo, affermandosi, non attraverso gli uomini potenti che la adoravano, tentando però sempre di ingabbiarla nel ruolo di donna oggetto del desiderio, ma facendo funzionare l’acume della sua intelligenza, e sfoderando, insieme alle unghie smaltate, la grinta per affermare il suo bisogno di indipendenza e autonomia. Voleva dimostrare che il genere femminile aveva diritto di essere preso in considerazione senza discriminazioni né pregiudizi. Serena Dandini è riuscita in modo superlativo a mettere a fuoco questo bisogno di Elisabeth Miller, detta anche Lee o Li-Li- di essere non solo la stella splendente sotto le luci di un Set, ma di dimostrare a se stessa e a tutti, una donna capace di imporsi in quello stesso mondo come protagonista/soggetto produttore di conoscenza e di bellezza attraverso l’arte fotografica. E la spuntò con strabiliante successo.
Fu compagna, amante e moglie di uomini famosi, da Ray Man, il fotografo più all’avanguardia di Parigi, sua città d’adozione, al ricchissimo egiziano Aziz Eloui Bey e infine a lord Roland Penrose. Ognuno di essi ha dovuto piegarsi alle sue scelte personali di donna avida di scoprire e fermare nell’obiettivo della macchina fotografica le varie forme di vita animale, vegetale e umana che incontrava sul suo cammino. Sviluppava fieramente nella camera oscura, queste immagini imparando a usare quei procedimenti innovativi (come la “solarizzazione”) che conferivano espressioni, desuete, uniche, vitali. Diventò la fotografa professionista, contesa dalle maggiori testate giornalistiche per l’originalità e la genialità della arte fotografica con mostre d’arte e opere esposte nei vari musei. Visse momenti di vera gloria. Ma non si accontentò.
C’era qualcosa in lei che la chiamava là dove Serena Dandini l’ha trovata. Come ci sarà arrivata?
La storia di Lee Miller è complessa piena di avventura, fuori dagli schemi. Una lunga vita speciale, inquieta disordinata, controcorrente con le consuetudini del tempo, ma anche coraggiosa, e non poco fortunata.
Leggiamola questa storia ricostruita nei minimi particolari dalla penna impeccabile e dall’anima sagace di Serena Dandini, che ne ha scritto come di una vita fatta di tante vite diverse, così libera e fuori dalle regole, come, sia ieri che oggi, può raramente accadere.
Vorrei, però, lasciare alla vostra lettura il piacere di andare fino in fondo seguendo Lee attraverso i decenni per arrivare ai suoi ultimi anni di vita, scoprendo che cosa la rese veramente una icona immortale.
Buona lettura
Vs Elisa