2021 ANNO DANTESCO – “Il sommo poeta Durante (Dante) Alighieri” contributi degli Editori de “ilcondominionews.it”
…a cura di Laura Pighi Schram e Albert Schram
2021 ANNO DANTESCO – Ricorrenza a 700 anni dalla morte
Dante come scienziato nella Quaestio de Aqua et Terra.
Introduzione
In questo breve saggio mi propongo di esaminare i primi e importanti contributi di Dante Alighieri come scienziato e di collocarlo nel contesto scientifico dell’inizio del XIV secolo. Ci concentriamo in particolare sulla sua Quaestio de Aqua et Terra, scritta in latino e pronunciata oltre 701 anni fa il 20 gennaio 1320 nella Chiesa di Sant’Elena a Verona. Non forniremo una revisione approfondita degli studi danteschi moderni, trovando invece abbastanza per discuterne nel testo stesso di Dante e nelle opere più antiche sulla Quaestio.
Quando Thomas S. Kuhn pubblicò La struttura delle rivoluzioni scientifiche nel 1969 provocò un putiferio, perché non vedeva il progresso scientifico come netto e lineare, ma piuttosto insisteva sul fatto che un misto di sociologia, entusiasmo e promessa scientifica determinasse quando un cambiamento nel consenso scientifico avrebbe avuto luogo. Una rivoluzione scientifica si verifica quando le osservazioni non possono più essere spiegate con la “scienza normale” ed è necessario un “nuovo paradigma”. Questo processo è solitamente accompagnato da conflitti tra i campi opposti e la strada per un nuovo consenso è “straordinariamente ardua”. Il Quaestio di Dante è un esempio calzante, come vedremo più avanti.
In tutto il suo libro, Kuhn discute ampiamente la transizione dal modello aristotelico-tolomaico del cosmo al modello copernicano-newtoniano del XVI e XVII secolo in termini di migliore comprensione di come la gravità determina i movimenti dei pianeti. Ma quando troviamo il primo segno di questa rivoluzione scientifica o cambiamento di paradigma? Durante il Rinascimento italiano nel XV secolo o prima?
Perché Dante ha scritto la Quaestio?
Come affermato dallo stesso Dante, la motivazione per tenere la conferenza di Quaestio era il suo desiderio di trovare la verità su una questione importante, indecisa, che in quei giorni era oggetto di accesi dibattiti alle corti di Mantova e Verona: se la superficie terrestre emergesse dall’acqua o viceversa, e se l’acqua poteva quindi scorrere “in salita” quando si è arrivati alla fine del mondo. L’idea non era che la terra fosse piatta, ma piuttosto come una palla che galleggia in un secchio d’acqua. Per il lettore illuminato di oggi questa domanda può sembrare strana. Tuttavia, nei giorni pre-newtoniani di Dante c’era una scarsa comprensione della gravità, né alcun chiaro concetto di diversi stati della materia (solido, fluido e gas) che potevano cambiare in funzione della temperatura. Solo più tardi furono condotti studi specifici sul flusso e sulla dinamica dell’acqua da Leonardo da Vinci nel XV secolo, che creò diverse nuove parole italiane allo scopo.
A nostro avviso, oggi dobbiamo avere il coraggio di prendere Dante per valore nominale, e non speculare su secondi fini per pubblicarlo, o cercare di negare la sua paternità, una posizione che ora è generalmente respinta. Dante è esplicito e chiaro sulla sua motivazione per scrivere Quaestio. Nel §1 di Quaestio, Dante scrive: “manifestum sit omnibus vobis quod, existente me Mantuae, quaestio quaedam exorta est quae dilatata multotiens ad aparientiam magis quam ad veritatem, indeterminata restabat” vivendo a Mantova sorgeva una certa domanda, che sebbene fosse spesso dibattuta in modo esaustivo ma superficialmente piuttosto che sulla sostanza e sulla verità, rimaneva ancora senza risposta). Dante non può lasciare da solo questa faccenda incompiuta. A tal fine era appropriata una conferenza pubblica in latino, che all’epoca era la lingua della scienza.
Lo sforzo di Dante per descrivere sistematicamente le sue idee va oltre l’odio per la falsità (odio falsitatis) o l’amore per la verità (veritate amoris). Ecco i suoi commenti sulle persone che fabbricano bugie dannose nel §1: “Et ne livor multorum qui, absentis viris, invidiosa mendacia confingere solent, post tergum bene dicta transmutent, placuit in hac cedula, meis digitis exarata, quod determinatum fuit a me relinquere” (E a nulla vale il dispetto di tanti che, quando quelli che invidiano sono assenti, sono soliti inventare bugie, o dovrebbero alterare quelle cose che sono state ben dette, mi è piaciuto inoltre lasciare un documento scritto di mia mano) .
Le intuizioni scientifiche di Dante erano corrette?
Il lettore di oggi può essere sorpreso di trovare nella Quaestio così tante intuizioni scientifiche corrette sulle leggi della natura, data la comprensione di base della forza di gravità e degli elementi chimici ai tempi di Dante. Probabilmente, nella sua Quaestio, Dante può essere visto come il primo geologo, chimico o scienziato ambientale moderno d’Europa, che apre nuovi campi di indagine razionale e strutturata, piuttosto che ripetere pedissequamente le speculazioni di Aristotele.
La conferenza di Dante sulla Quaestio si rivelò uno spartiacque e suscitò scalpore ai tempi di Dante. Come notato da Gardner nel 1893, contiene un gran numero di importanti intuizioni scientifiche, tra cui:
- la forma sferica della terra;
- l’uguaglianza del livello del mare;
- la luna è la causa principale delle maree;
- la forza centripeta o gravità;
- l’idea che la terraferma sia una protuberanza della superficie terrestre;
- il raggruppamento settentrionale dei continenti;
- il sollevamento dei continenti;
- l’elasticità dei vapori d’acqua come gas;
- e probabilmente, la confutazione del punto di vista di Aristotele secondo cui la sostanza era una miscela di elementi, ma presupposto di elementi chimicamente omogenei (Gardner, 1893).
Ci vorrebbero secoli e artisti del calibro di Leonardo da Vinci nel XIV secolo, Galileo Galilei e Johannes Kepler nel XVI secolo e Isaac Newton nel XVII secolo per strutturare queste intuizioni nei modelli teorici coerenti che sono ancora accettati fino ad oggi.
Ancora più importante delle intuizioni o deduzioni scientifiche di Dante, tuttavia, era la sua idea che la scienza naturale dovesse essere basata su un metodo scientifico empirico, come strumento per trovare la verità. Nel §20 della Quaestio scrive: “viam inquisitionis in naturalibus oportet esse ab effectibus ad causa quae quidem via, licet habeat certitudinem sufficientem, non tamen habe tantam, quantam habet via inquisitionis in matematicis, quae est a causis sive a superioribus, ad effectus, sive ad inferiora, et ideo quaerenda est illa certitudo quae sic dimostrando haberi potest.” (È necessario che il metodo della fisica sia degli effetti alle cause: quale metodo, se ben porta con sé sufficiente certezza, non contribuisce però quanto il metodo di ricerca della matematica riesce ad ottenere, che va dalle cause (…) agli effetti (…) in modo che dovremmo essere contenti della maggior certezza che si può ottenere con questo tipo di dimostrazione). La sottigliezza di questo argomento attrae il lettore moderno: il metodo scientifico che utilizza la matematica e le osservazioni empiriche per comprendere i fenomeni naturali potrebbe non essere preciso come la matematica pura, ma è il miglior tipo di conoscenza che siamo in grado di ottenere.
Non c’è da stupirsi che Antonio Stoppani, il geologo italiano abbia scritto sulla Quaestio: “.. che ci sono più verità relative alla cosmologia da trovare, pronosticare, affermare e perfino dimostrare in queste poche pagine del sommo poeta, che in tutta la scrittura del Medioevo presi insieme.” (Boffito, 1905, p. Xiv) (Gardner, 1893, p. 295). Tuttavia, l’intuizione di Dante deve essere interpretata con una certa cautela. Come scrisse George Lewes su Aristotele: “Una delle grandi difficoltà nell’interpretare le opinioni antiche è guardarsi dalla tendenza a leggere la nostra pienezza di conoscenza nelle loro vaghe espressioni”. (Lewes, 1864, p. 186). Il linguaggio della Quaestio, tuttavia, è cristallino e tutt’altro che vago, anche se è vero che la deduzione di Dante dalle osservazioni non era ancora integrata in una teoria coerente o formalizzata con la matematica che solo Newton avrebbe creato 3 secoli dopo.
Come è stata accolta la Quaestio?
Nel XIV secolo la Quaestio non era un dibattito esoterico tra scienziati, come alcuni ancora sostengono, ma piuttosto era vista come una questione di suprema importanza, degna di attenzione da tutti i grandi e potenti. Mostrando quanto fosse serio nel risolvere questa questione ha invitato alla conferenza il suo sponsor principale Cangrande della Scala. Dato che Dante era in esilio dalla nativa Firenze, dipendeva per le sue necessità quotidiane da questo tipo di sponsor a Verona e Mantova.
Gli studiosi che sostenevano che l’acqua scorresse verso l’alto avevano le orecchie del potente duca di Mantova. L’assurdità dell’idea dell’acqua che scorre verso l’alto infastidiva Dante, che non era mai timido nel dire la verità al potere. Decide di scrivere la conferenza pubblica in latino per contrastare la “malizia di molti che sono soliti fabbricare menzogne invidiose”, e per assicurare che le sue parole non siano distorte o citate fuori contesto, in Quaestio §2.
L’accoglienza della Quaestio da parte degli scrittori italiani dell’Ottocento e del Novecento è stata però totalmente diversa. Apprezzavano soprattutto la bellezza e la poesia elevate, in una sorta di romantio anti-illuminismo. Ugo Foscolo, il poeta italo-greco degli inizi del XIX secolo, definì la conferenza una frode non degna di essere esaminata (“una impostura, indegna d’esame”) (Gardner, 1893, p. 295). In seguito altri nella tradizione di Benedetto Croce presero un simile approccio sprezzante. Purtroppo, la filosofia di Croce è stata sancita dalla riforma dell’istruzione del ministro dell’Istruzione di Mussolini Giovanni Gentile nel 1923, che fino ad ora non è mai stata completamente disfatta. Questo giudizio negativo sulla Quaestio è quindi costantemente ripetuto, e lo si può ritrovare fino ad oggi, mentre ogni saggio in italiano su Dante include sempre un riferimento al suo amore per Beatrice. Riflessioni più ampie sulla Quaestio di Dante nel contesto di tutta la sua opera letteraria e sulla situazione politica dei suoi giorni si possono trovare in Laura Pighi (2009, 2015).
Tuttavia, alcuni non ignorarono la Quaestio scritta in latino, ma trovarono impossibile concordare con la loro visione di Dante come un poeta che in un certo senso creò la lingua italiana. In conseguenza di questa dissonanza, la questione se Dante fosse il vero autore della Quaestio si sollevò alla fine dell’Ottocento e si intensificò nel periodo fascista tra le due guerre mondiali. Questo dibattito sulla paternità della Quaestio è per lo più spurio, in gran parte motivato dall’errata convinzione che un poeta non possa essere uno scienziato, o che il suo uso del latino piuttosto che dell’italiano in qualche modo ne abbia reso discutibile la paternità (Wicksteed, 1909)
Riflessione finale
Mentre nella sua più nota opera letteraria in italiano, Dante si concede qualche licenza poetica per il bene di una buona storia, nella Quaestio si presenta come un rigoroso amante della verità (Boyde, 1981). Fa un impressionante lavoro di demolizione sul pensiero medievale sulla forma e il posto della terra nel cosmo, sulla posizione delle masse continentali e sul ruolo dell’acqua. Le sue importanti intuizioni scientifiche, molte delle quali si sono rivelate corrette, e la sua difesa del metodo scientifico empirico erano molto più avanti dei suoi tempi. Il fatto che oggi misuriamo l’altezza di una montagna in metri o piedi sul livello del mare, può essere fatto risalire agli argomenti di Dante al Quaestio.
Come ha detto Thomas Kuhn, le rivoluzioni scientifiche non sono prive di conflitti, né il progresso scientifico è lineare o prevedibile. La Quaestio di Dante ha prodotto uno shock nei suoi giorni, e in un certo senso la polemica dura fino ad oggi da parte di coloro che ancora ne mettono in dubbio la paternità.
Sarebbero passati molti secoli prima che Copernico comprendesse accuratamente il movimento dei pianeti, Newton spiegasse come la gravità sia il principio del movimento. Ora che possiamo comprendere correttamente la Quaestio di Dante nell’evoluzione del pensiero scientifico, è impossibile ignorare o negare il contributo iniziale di Dante alla comprensione scientifica.
Possiamo solo provare a emulare quest’uomo immensamente curioso, e come lui cercare di rimanere al passo con gli sviluppi scientifici dei nostri giorni ignorando coloro che fabbricano bugie per invidia o per qualsiasi altra ragione.
Riferimenti bibliografici
Alighieri, D., & Biagi, V. (1907). La Quaestio de aqua et terra di Dante Alighieri: bibliografia – dissertazione critica sull’autenticità – testo e commento – lessigrafia –facsimili. G.T. Vincenzi e nipoti. https://books.google.it/books?id=W9EPAAAAYAA. Free Download, Borrow, and Streaming : Internet Archive. https://archive.org/details/laquaestiodeaqu01aliggoog
Boyde, P. (1983). Dante Philomythes and Philosopher: Man in the Cosmos (Cambridge Paperback Library). Cambridge University Press. Retrieved from https://www.amazon.com/Dante-Philomythes-Philosopher-Cambridge-Paperback/dp/0521273900
Gardner, E. G. (1893). Dante’s “Quæstio de Aqua et Terra”. Nature, 47(1213), 295–298. doi: 10.1038/047295b0. https://www.nature.com/articles/047295b0
Lewes, George Henry Aristotle: A Chapter from the History of Science. Retrieved from https://books.google.it/books?id=YFJZAAAAcAAJ&printsec=frontcover&dq=lewes+aristotle+science
Pighi, Laura (2009) Dante e l’ambiente. Padova, Arpav.
Pighi, Laura, Forabosco, G., & Di Giovanni, E. (2015). Dante e l’universo del riso e del sorriso. Retrieved from https://www.amazon.it/Dante-luniverso-del-riso-sorriso/dp/8899478090
Wicksteed, P. H. (1909). Review Reviewed Work: La Quaestio de Aqua et Terra di Dante Alighieri by Vincenzo Biagi. Modern Language Review, 4(2), 254–258. Retrieved from http://www.jstor.org/stable/3713073
Laura Pighi Schram
Albert Schram