Pubblicazione del libro – ““Non mi resta che la fuga” di Aldo Ridolfi… segnalazione a cura di Elisa Zoppei… – 92
…a cura di Elisa Zoppei
TREGNAGO (VR)
Aldo Ridolfi “Non mi resta che la fuga” (Poesie) KARYON editrice, 2020
Il professor Aldo Ridolfi, raffinato pescatore di parole nel mare grande del linguaggio scritto e orale, letterario e non, pure se ha scelto come meta privilegiata di fare una vita ritirata, più a contatto con la natura boscaiola, che con le kermesse accademiche, gode di una stima infinita da parte di una schiera elitaria di intellettuali studiosi e letterati. Ha al suo attivo una miriade di pubblicazioni nell’Angolo “ Storia e territorio” di questo Condominionews, su temi svariati del sapere. Ben quattro lavori ruotano in vario modo attorno alla bicicletta e in “Oh vecchia Europa” (2008, Niselli ed.), ad esempio, racconta con brioso vivace stile di scrittura le esperienze delle sue avventure vissute in sella pedalando. Nel 2016 arriva nelle librerie la raccolta di una ventina di racconti, premiati in vari concorsi nazionali e presenti in alcune antologie. Il titolo Luoghi, rimanda a un altrove vicino e lontano dove fatti, cose e persone si muovono e vivono nel concreto della loro realtà. Note biografiche più approfondite sono pubblicate nell’ultima parte di questo libro a cura della scrivente (pp.77-80 ).
Il titolo di questa raccolta poetica Non mi resta che la fuga (Karyon Editrice, 2020) acquista senso per il lettore, trovando il raffronto con chi, letterariamente, filosoficamente o poeticamente, ha lasciato un segno del proprio bisogno di scappare via da qualcosa per amore della verità o della libertà. Molte sono le poesie che ci testimoniano questo bisogno dell’autore di rifugiarsi nella solitudine per dare pace alla sua inquietudine.
In “Il canto azzurro del fiordaliso sbocciato in un cortile di macadam”, incipit vigorosamente poetico della sua prestigiosa prefazione, il professor Giancarlo Volpato, illustre studioso, membro effettivo della veronese Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, accosta il poeta Aldo Ridolfi a Pablo Neruda, in quanto poeta del quotidiano, dell’immaginario, che insieme denuncia la violenza circostante. Sono ambedue cantori della realtà, non sempre accettabile quando la si guarda da vicino, ma troppo spesso pesante, scostante e urtante, per via dell’asservimento collettivo e dissennato alle tecnologie comunicative informatiche: bancomat, cellulare, social… che precludono autentici contatti pelle a pelle. Volpato avverte in talune composizioni poetiche, d’incomparabile bellezza estetica interiore, il profondo disagio dell’autore per un mondo non più sereno, non più sostenibile. Lo spirito inquieto e addolorato del poeta non sa come affrontarlo e sentendosi imprigionato nell’anima, vede l’unica possibile via di fuga in quel mondo perduto, ricco di candore, di amore, di dolcezza, che apparteneva all’infanzia, ormai anch’esso diventato solo un lontano ricordo. Volpato ha un particolare occhio felice nel mettere in luce, nell’ultima poesia “Voltatomi indietro”, una “filosofia ridolfiana” di grande fascino, in cui “Le fughe non conoscono un doppio senso di circolazione / Pena una morte euridicea”.
A questa conclusione, violentemente amara, dolorosa e senza ritorno della vita poetica di Aldo Ridolfi, fa da controcanto la vita reale dell’uomo con Giovanna accanto che gli ha reso più dolce la vita, con le figlie Giorgia ed Elisa che l’hanno colorata di luce… Luce di speranza che un giorno tra le pietre farà soavemente rifiorire il fiordaliso.
Alla prefazione fa seguito “Proviamoci”, un invito dello stesso autore, mirato ad affiancare il lettore nell’esplorazione delle parole che ordinate in un testo non vanno date mai per scontate. Quelle righe rendono il lettore accorto, in grado di vigilare sulle parole usate, per vedere fino a che punto rispondono all’intenzione comunicativa di chi scrive.
È nel DNA di un educatore come Ridolfi questa sollecita attenzione a “provare” a fornire alcune chiavi di lettura che permettano di cogliere i significati autentici delle parole e spianino la strada all’incontro e alla comprensione profonda.
Dopo le pagine in cui vengono pubblicati i 55 testi poetici e alla fine di “Per una Biobibliografia amorosa di Aldo Ridolfi”, ancora della scrivente, a pag. 81 troviamo un’APPENDICE sottotitolata dall’autore con autoironia ma con profondo rispetto per il lettore, “Se ciò che segue può apparire blasfemo, ognuno valuti in cuor suo”. Anche questa risponde allo scopo di mettersi in contatto con il lettore rimarcando il peso delle sue parole, le quali debbono avere un significato preciso univoco, per non lasciare spazio a interpretazioni critiche che possono distorcere il messaggio dato. Si può anche dire che è un prenderlo per mano, e accompagnarlo nella sua fucina compositiva, aprendogli il suo sentire, e motivando le sue scelte, cosicché ogni poesia socraticamente stratificata, commentata e spiegata, diventa lo specchio in cui riflettersi e sentirsi partecipi.
Vorrei aggiungere che questa segnalazione è frutto di una mia lettura attenta e meditata e che alcune poesie mi hanno così profondamente segnata dentro da indurmi a scrivere qualche pensiero per dare corpo alle mie emozioni.
Per fare qualche esempio:….
Nel caso della prima “Calpestare la terra” (p.15) ho scritto così: “ Questa poesia mi dice che non camminiamo sulla terra con piedi leggeri, ma la calpestiamo, incidendola di noi, per renderla fertile alle nostre attese”.
Da “Il tabernacolo del corpo nudo” (p. 17) mi è uscito questo pensiero: “È grande poesia, piena di rabbia trattenuta tra i denti: parole lucidamente taglienti si infilano sottili in acuti accenti nelle pieghe della pelle e affiorano poi luminose sull’orlo della mente che non smette di indurne il senso…”.
Con “Orizzonti (a mia madre)” (p.19) mi è venuto da scrivere così: “Sono certa che questa madre si riconosce nelle immagini forgiate in poesia sostanziate e sublimate dalla realtà. Una realtà scevra di ogni orpello retorico per essere solo quello che era il suo fare quotidiano in un mondo chiuso fra albe e tramonti, dialogante con i germogli dell’orto, le bancarelle del mercato, i sacrifici, le rinunce. Ricco però del suo tocco d’amore per le cose della vita…”
Il libro è reperibile in SBP (Sistema Bibliotecario della Provincia di Verona) e nella Biblioteca dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona.
A questo proposito mi permetto con piacere di riportare l’abstract che un/a anonimo/a recensore ha formulato sul SBP, meravigliosamente efficace e perfettamente aderente pur nell’essenzialità della scrittura:
«Il libro raccoglie 55 testi (forse impropriamente chiamati “poesie”), scritti dal 2007 al 2019. Con un linguaggio non sempre facile e trasparente, l’Autore intende assegnare alla “parola” uno statuto ontologico autonomo mai completamente indagato e forse anche mai del tutto indagabile. Ad una prima parte in cui si decantano sulla pagina momenti ancorati ad una quotidianità relativamente serena, comunque immersa in un accettabile seppur difficile fluire della vita, segue una seconda parte ove compare un’analisi spietata della società, dei suoi valori, del tenore dei rapporti interpersonali, tale da lasciare all’Autore un unico varco possibile: la fuga. Il linguaggio è fortemente metaforico, ermetico, incardinato su una parola il cui perimetro lessicale sfonda – o vorrebbe farlo – ogni passiva abitudine linguistica. Il testo si avvale di una Presentazione di Giancarlo Volpato e di una Postfazione di Elisa Zoppei.»
Grazie Aldo Ridolfi, boscaiolo per scelta e poeta per vocazione.
Elisa Zoppei
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Il libro si può eventualmente rintracciare nel circuito integrato delle biblioteche veronesi.