14 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: ““Veronetta”: percepire 2000 anni di storia urbana … su un incrocio trafficato”.
…a cura di Giorgio Chelidonio
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“Veronetta”: percepire 2000 anni di storia urbana … su un incrocio trafficato
- Premessa
Prima dell’occupazione napoleonica, la Verona in riva destra era stata chiamata, per oltre un millennio, “Quartiere di Castello”. Quando, con il trattato di Lunéville (9.2.1801), la città venne divisa lungo il fiume, i francesi ribattezzarono quell’antico quartiere come Veronette, nomignolo dispregiativo verso gli asburgici che lo occupavano.
Quando poi (4.2.1814) i napoleonici lasciarono Verona in mano austriaca, quel nomignolo rimase, forse perché, prima di partire, avevano fatto saltare(1) il castello(fig.1) che da mezzo millennio dominava il panorama cittadino. Dunque, privata del suo “iconema”(2) principale, agli occhi degli abitanti del “centro storico”(3) sembrava ormai una Verona impoverita nella sua identità originaria.
A maggior ragione perché su quella collina ruderale gli asburgici costruirono (1852-1858) una grande “caserma”(4), simbolo evidente di una identità altrui.
Qualche decennio dopo, una grande alluvione (1882) devastò buona parte degli edifici “a fiume” dell’Isolo impoverendo ulteriormente le tradizionali attività artigianali di Veronetta.
La successiva costruzione dei “muraglioni”, allargando l’alveo dell’Adige, troncò ulteriormente la parte riparia del Quartiere. Il resto lo fece l’interramento dell’Acqua Morta(5), che fu premessa all’abusare dell’antico reticolo urbano(6) come “tangenziale pedemontana”, fenomeno amplificato dalla progressiva motorizzazione avvenuta nel Novecento e, purtroppo, tuttora crescente.
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Un incrocio antico di oltre 2000 anni
Anche negli orari in cui è libero da code di automobili, l’incrocio(fig. 2) fra Via Ponte Pignolo, Via S. Giovanni in Valle, Via S. Maria in Organo e via S. Chiara si presenta come un qualsiasi snodo periferico: Peccato che, ad esempio: - – gli scavi fognari del 2020 vi abbiano messo in luce (a circa 2 metri di profondità) una porzione ben conservata della pavimentazione (a grossi basoli basaltici)(fig. 3) della Via Postumia(6), la strada “consolare” che dal 148 a.C. congiungeva Genova con Aquileia;
- – sotto l’edificio all’angolo con via Santa Chiara(7) sono affiorate le fondamenta di un edificio (fatte con blocchi di spoglio)(fig. 4) e, vicino, un tratto di condotto fognario in mattoni. Da una prima prospezione si è potuto dedurre che possa trattarsi dei resti di un edificio pubblico tardo-antico, forse di età teodoriciana(8);
- – sull’angolo opposto, il lungo edificio è il monastero benedettino di Santa Maria in Organo(9), fondato nella seconda metà del secolo VII d.C., e rifondato nel 1444 dagli Olivetani(10);
- – il toponimo “Pignolo” è memoria di un ponticello ligneo (pèagno)(11) che già, forse, nel XII secolo permetteva di oltrepassare una “fratta”(12), un “fossato con palizzata” in cui probabilmente era fatta scorrere l’acqua che scendeva dalla Fontana del Ferro(13);
- – le vicine chiese di Santa Chiara(14) e di San Giovanni in Valle(15) (fondate, rispettivamente, nella prima metà del XV secolo e VI-VII secolo a.C.) completano il mosaico “sacrale” circostante a questo incrocio;
Per ultimo, non si può dimenticare la vicina “Corte del Duca”, un gruppo di edifici medievali che la tradizione fa risalire al luogo di sepoltura di Alboino(16), duca longobardo che regnò dal 560 al 572 d.C.. Se non bastasse, dopo aver completato il giro del mosaico paesaggistico sopra brevemente delineato, prima di lasciare l’incrocio, lanciate una attenta occhiata al campanile(fig. 5) di Santa Maria in Organo(17), fondato nel XIII secolo e rimodulato nel 1533. Con la sua cella campanaria ottagonale evoca l’organum(18), torre (o forse impianto di sollevamento dell’acqua) romana sulle cui fondazioni pare sia stato costruito, nel XIII secolo, il campanile.
Non dimenticatevi però dell’artisticità ancora presente e vitale in questo incrocio bimillenario: il laboratorio “Anna Perlini Ceramica”(19), dove la perizia artigiana trasfigura l’argilla in forme artistiche;
Links e note
1 – https://italics.art/tip/teatro-romano-e-colle-san-pietro-verona/ “Carlo Ferrari, Veduta del Colle San Pietro, 1835-1840, olio su tela, particolare. Musei Civici, Verona.”
2 – “Iconema”, definizione coniata da Eugenio Turri, è «l’unità elementare della percezione di un paesaggio», cioè quella che più incarna il genius loci di un territorio. È quindi «il riferimento visivo del rapporto culturale che una società stabilisce con il proprio ambiente” (Turri, 1988).
3 – https://www.larena.it/media/foto/verona-centro-storico-preso-d-assalto-29-ottobre-2022-1.9705699
4 – Fra i giornalisti e gli operatori economici (compresa gran parte degli amministratori veronesi) si è radicato il vezzo di citare come “centro storico” solo la Verona in riva destra, ignorando non solo la cronologia della Storia locale ma anche gli elementi per cui la città è stata inclusa nel Patrimonio dell’Umanità/UNESCO (https://www.unesco.it/it/PatrimonioMondiale/Detail/135 ): “viene considerata un grandioso esempio di roccaforte militare, oltre che un’eccellente rappresentazione del concetto stesso di città fortificata”. Quasi ignorando, cioè, le mura scaligere collinari, tuttora prive dei necessari restauri e, quindi, di adeguata valorizzazione.
5 – https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_San_Pietro_(Verona)
6 – https://it.wikipedia.org/wiki/Canale_dell%27Acqua_Morta
7 – https://it.wikipedia.org/wiki/Via_Postumia
8 – https://www.facebook.com/celticpub1986 Non ho nulla da ridire sul fatto che il civico n.1 di Via Santa Chiara sia occupato dal “Celtic Pub”, ma certo non fa nulla per evidenziare la complessa valenza storica del luogo.
9 – Questo sito pone alcuni problemi interpretativi: secondo il cosiddetto “Anonimo Valesiano” (un documento redatto nel VI secolo d.C.) https://www.treccani.it/enciclopedia/anonimo-valesiano_(Enciclopedia-Italiana)/ . Durante il suo regno (483-526) Teodorico fece costruire un portico “dalla porta al suo palazzo”. Ora, autori recenti indicano che quel palazzo fosse stato costruito sui resti dell’Odeon e che la porta urbica fosse quella imperiale le cui tracce sono affiorate al civico n. 9 di via Redentore. Lo spazio per un portico fra Odeon e la porta pare, dunque, davvero ridotto per doverlo ricordare fra le principali opere di Teodorico a Verona. Si potrebbe, quindi, interrogarsi per un’altra ipotesi ricostruttiva?
10 – https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_in_Organo
11 – https://it.wikipedia.org/wiki/Congregazione_olivetana#Origini
12 – “pignolo” è una delle “italianizzazioni” della toponomastica fatta a fine ‘Ottocento. Deriva dal dialettale “peàgnol”, diminutivo di peàgno “…legno o tronco di piccolo albero che posto a guisa di ponticello, serve a passar un fossato…” – Boerio G., 1856: Dizionario del dialetto veneziano, ristampa 1998, Giunti (Firenze).
13 – Un documento databile fra i secoli XII e XIII d.C. cita “fracta Sanctae Marie in Organo» (Varanini, 2001).
14 – Varanini G.M., 2001: Dal castrum a “Veronetta”: lo sviluppo urbano a Verona (sinistra Adige) in età comunale, in “Le città venete dall’età comunale al 1348”, Kappa, Atti del convegno “Lo spazio nelle città veneta (1152-1348). Espansioni urbane, tessuti viari, architetture”, Verona, 11-13 dicembre 1997, 33-59.
15 – https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Chiara_(Verona)
16 – https://verona.com/it/verona/chiesa-di-san-giovanni-in-valle/
17 – https://it.wikipedia.org/wiki/Alboino / https://www.scuolacampanariaverona.it/santa-mariainorgano#:~:text=Sub%C3%AC%20notevoli%20modifiche%20nei%20secoli,per%20il%20sollevamento%20dell’acqua.
18 – Questa “torre”, dotata di cella sommitale ottagonale, è stata interpretata in varie maniere, ad esempio come “segnatempo solare dotato all’interno di un orologio ad acqua” http://www.veja.it/2017/05/02/lorganum-verona-misterioso-grandioso-orologio-acustico-romano-azionato-dallacqua-regolato-dal-sole/.
Il suo nome, “Organum”, come pure l’unica sua immagine rimastici, lo si rileva dalla cosiddetta “Iconografia Rateriana”. Su questa più antica immagine di Verona sono state avanzate tre ipotesi cronologiche principali:
1) quella proposta da Carlo Cipolla, storico veronese, che collocò l’immagine all’epoca di
Berengario I (888-924)
2) quella formulata da S. Lusuardi Siena che ha proposto di considerare l’Iconografia come copia di un’immagine risalente al VI secolo, forse contenuta nel palazzo di re Teodorico (il “palatium” raffigurato nella stessa). L’Iconografia, quindi, visualizzerebbe le principali opere promosse dal sovrano goto a Verona;
3) l’ipotesi di X. Barral i Altet che attribuì (e/o collegò) l’Iconografia direttamente al vescovo
Raterio, il quale lasciò Verona nel 968 d.C., dunque al X secolo. (AA.VV.), 2012: La più antica veduta di Verona. L’iconografia Rateriana. L’archetipo e l’immagine tramandata, Atti del seminario di Studi del 6.5.2011, a cura di Antonella Arzone e Ettore Napione, Comune di Verona. http://www.rmoa.unina.it/2733/1/iconografia_rateriana_volumeintero.pdf )
19 – Via Santa Maria in Organo, 22/A https://www.facebook.com/perliniceramicart/
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Verona, 11.04.2023
Giorgio Chelidonio