RICORRENZA: VERONA: “Giovanni Paolo II: un papa Santo, 35 anni fa a Verona”.
…a cura di Maria Rosanna Mucciolo
VERONA: “Giovanni Paolo II: un papa Santo, 35 anni fa a Verona”.
“Dio Padre misericordioso, che hai rivelato il tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo e l’hai rivelato su di noi nello Spirito Santo consolatore, Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo”.
Una preghiera semplice, dettata da un cuore puro, per tutti gli uomini, piena di significato, di pathos, di sentimento, un pensiero, una richiesta umile. In questa preghiera è sintetizzata la vita apostolica del Santo Padre, una vita segnata da tanti avvenimenti negativi e positivi.
Dalla sua biografia emerge una forte personalità sia come uomo che come papa. Nato nel 1920 in un momento storico tra il primo e il secondo conflitto mondiale, fu costretto a lavorare per non essere espatriato. Perse la madre all’età di 9 anni e visse con il padre, nel 1938 si trasferirono a Cracovia, dove studiò presso la Facoltà di Filosofia. Con lo scoppio del secondo conflitto mondiale, l’università venne chiusa, i ragazzi costretti a lavorare e Karol divenne fattorino di un ristorante. Lavorò anche in una cava di calcare, poi in una fabbrica chimica Solvay, riuscendo ad evitare la deportazione in Germania. Per la sua formazione tanto deve al Seminario Maggiore Clandestino di Cracovia, diretto dal cardinale A.S.Sapieha. Fu ordinato prete il primo novembre del 1946 e poi si trasferì a Roma per proseguire gli studi di teologia, presso la Pontificia Università S. Tommaso D’Aquino. Il 16 ottobre del 1978 a soli 58 anni, Wojtyla fu eletto papa e scelse il nome di Giovanni Paolo II, per ricordare il suo predecessore. Del suo pontificato si possono ricordare alcuni importanti avvenimenti: il 13 maggio del 1981 rischiò di morire a causa dell’attentato di Mehmet Ali Agca, che gli sparò in piazza S. Pietro. Quel giorno tutto sembrava regolare: Il Santo Padre ritto sulla jeep, salutava e mentre riconsegnava ai suoi genitori la piccola Sara Bartoli, si sentirono dei colpi di pistola e il quel momento il papa si chinava, mentre il suo vestito bianco si macchiava si sangue. La corsa in ospedale, ore di angoscia per l’ intervento, ma la domenica successiva seduto concelebrò la Santa Messa. Si è distinto per il suo spirito missionario, per i suoi viaggi (Paesi Bassi, Germania, Stati Uniti, Polonia, Francia) e per cercare un dialogo con i rappresentanti delle altre religioni, infatti è stato l’unico Pontefice a pregare in una sinagoga, ha reso omaggio alle vittime dell’olocausto e nel 1979 ha visitato il campo di concentramento di Auschwitz.
Uomo con un carisma profondo, la sua missione non solo nella preghiera verso l’umanità tutta, verso i giovani che avevano un posto speciale nel suo cuore, ma il recarsi presso le popolazioni più bisognose ha fatto di Lui un papa speciale. Anche la sua visita pastorale a Verona dal 16 al 17 aprile 1988, ha lasciato un segno profondo, nel cuore e nella mente di chi ebbe la fortuna di incontrarlo. Due giorni di incontri, di messaggi, di preghiere: incontro con la popolazione in piazza Bra (16 aprile), incontro con i sacerdoti e i religiosi della diocesi nella Cattedrale di Verona (16 aprile), incontro con le istituzioni culturali nella Biblioteca Capitolare (16 aprile), Santa Messa nella Basilica di San Zeno (17 aprile), incontro con i lavoratori presso la Fiera (17 aprile), Beatificazione di Giuseppe Nascimbene e Giovanni Calabria nello Stadio Bentegodi (17 aprile).
Domenica 17 aprile, il papa pronuncia nell’Arena di Verona, un bellissimo discorso indirizzato a tutti i giovani del Triveneto. Significative le sue parole: ”Devo dirvi che sono un recettore molto sensibile ai messaggi dei giovani, specialmente quando essi parlano con i gesti, con l’espressione artistica. È una parola certamente meno scientifica, meno precisa, meno astratta, ma è una parola abbondante, ricca, simbolica. Se la parola umana, le parole dei libri, i sistemi scientifici cercano di precisare le cose, le idee, i concetti, i simboli ci suggeriscono sempre molto di più. E come nei simboli si vede maggiormente che l’uomo è un essere destinato alla trascendenza, a vivere al di là di sé. Vi ringrazio per questo messaggio”.
Parole intense, per i giovani di oggi che dovrebbero meditare sui veri valori della vita.
Maria Rosanna Mucciolo
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Fonti:
Lino Zani: Era santo, era uomo, Oscar Mondadori
Wikipedia