Cipolla Carlo

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

Per le tue domande scrivi a: giancarlovolpato@libero.it
Carlo Cipolla

Storico, professore universitario, ispettore per le Belle Arti e l’Antichità, Carlo Cipolla nacque a Verona il 27 settembre 1854. Figlio di Giulio Cesare e di Laura Balladoro, fratello minore di Francesco, era discendente di un’illustre famiglia dell’aristocrazia veronese che aveva avuto, anche, il titolo comitale, che egli non usò mai anche se, assai sovente, più che un professore egli veniva citato come conte.
Visse gli anni dell’infanzia e della giovinezza tra la casa signorile di via Stella in città e la splendida villa di Tregnago: dimora storica del XVI secolo, ristrutturata e portata a termine nel 1841 da Francesco Ronzani, era la residenza di campagna. In verità, la famiglia Cipolla possedeva altre notevoli ville e proprietà a Castion di Costermano del XV secolo, a Belfiore del 1600 e qualche altra in territorio veneto. Dopo gli studi medi a Verona, s’iscrisse all’Università di Padova dove fu allievo di due grandi maestri: lo storico Giuseppe De Leva e il paleografo e diplomatista Andrea Gloria. Ancor prima di recarsi all’ateneo patavino, Carlo Cipolla aveva dimostrato una perizia critica ed una vivace sensibilità ai problemi di natura politica e documentaria oltreché una precocissima vocazione per gli studi storici che, all’epoca, quasi totalmente egemonizzavano la vita culturale: vicino a Giovanni Battista Carlo Giuliari, conte e monsignore, prefetto della Biblioteca Capitolare, imparò ben presto la paleografia e la diplomatistica; si appressò, anche, all’ambiente dell’erudizione veneta che aveva nell’abate veneziano Rinaldo Fulin il suo fulcro. Con tutti coloro con i quali Carlo Cipolla aveva avuto e avrà rapporti, esiste un ricchissimo epistolario di alto livello grazie al quale appare abbastanza facile ricostruire la biografia storico-culturale del Nostro oltreché comprendere gli studi ai quali egli dedicherà la sua vita.
Appena ventenne, nel 1874, ottenne la laurea e, pressoché immediatamente, “Archivio Veneto”, una delle riviste più celebri e importanti del mondo storico non solo italiano, pubblicherà la sua prima importante ricerca su Fra’ Girolamo Savonarola e la costituzione veneta (1874-1875): nei fatti egli aveva già dato alle stampe un altro piccolo lavoro scientifico. Perfetto conoscitore della lingua tedesca e, anche, della lingua cimbra allora parlata a Giazza e nell’alta val d’Illasi (alla quale, con il fratello Francesco, dedicherà studi rilevanti) Carlo Cipolla si rivelò subito un instancabile lettore e recensore; al centro di una miriade di relazioni epistolari e personali, per molti decenni fu il tramite in Italia della ricerca precisa, attenta all’accertamento dei fatti mediante un approccio filologico e critico, praticata nelle università tedesche.
Residente a Verona sino al 1882, il giovane dedicò grande attenzione – anche quando era solo studente – alle istituzioni che si interessavano alla tutela del patrimonio artistico cittadino e della provincia. Il 2 ottobre 1879, per decreto di Umberto I, Carlo Cipolla fu chiamato a fare parte della Commissione Consultiva Conservatrice di Belle Arti e Antichità: entrò con la qualifica di ispettore, che lo poneva al vertice dopo il presidente. Quest’istituzione diventerà, poi, la Soprintendenza attuale. Precocissimo, come sempre, Cipolla lasciò legato il suo nome a moltissime ricerche e a vere e proprie indagini che fecero conoscere antichità, resti, iscrizioni nonché veri e propri ritrovamenti archeologici. E anche se pochi anni dopo egli sarà chiamato all’insegnamento universitario in altra città, non dimenticherà mai la sua presenza fisica o la sua figura e al suo nome rimasero ascritti dei saggi scientifici che aprirono la strada agli studi delle antichità veronesi sia cittadine sia della provincia. Il primo lavoro, in questo campo, fu quello del ritrovamento di un’epigrafe romana nel castello di Villafranca ch’egli attribuì a Lucio Cassio Corneolo durante l’epoca di Tiberio: fu questo l’avvio, tra i molti studiosi mondiali, dei contatti con T. Mommsen; si occupò dell’area del palazzo Miniscalchi e Cortalta, della necropoli romana a Povegliano, di quella più ampia di San Zeno, dell’epigrafia romana sul colle di San Pietro e che, invece, sino ad allora, era stata erroneamente attribuita nel sito della chiesa di Santo Stefano. Alla fine del gennaio 1881 Cipolla riferiva nella rivista “Notizie degli scavi”, importante periodico con sede a Roma e diretta dal noto archeologo Giuseppe Fiorelli dei ritrovamenti avvenuto alla Trinità nell’orto che era stato degli Stimatini: anche qui, come quasi sempre, egli salvava le statuette o qualsiasi altra cosa corredando i ritrovamenti con disegni da lui effettuati e con le scritte laddove esistevano; non fu sempre fortunato, come, per esempio, per un monumento sepolcrale alla Zera di Buttapietra, durante lo scavo del canale Giuliari. Prestò la sua attenzione nel comune di Valeggio, non riuscì a pubblicare il famoso miliare dell’imperatore Gioviano (363-364 d.C.) presente a Tregnago, dove il Nostro viveva a più riprese nella villa (il saggio vide la luce solo nel 1971); fece conoscere, tuttavia, il miliare di Massenzio (306-312 d.C.) avvenuto a Isola della Scala. Si aggiungano, proprio per dare lustro alle bellezze antiche e archeologicamente significative di Verona e provincia, quelle ricercate e illustrate da Carlo Cipolla: l’epigrafe trovata fuori Porta Vescovo, quello della lapide che Cornelia Massima aveva posta, da viva, per sé e per il figlio trovata a Tregnago nella piazza del Mercato. Trasferita nella propria casa di via Stella, egli stesso la consegnò poi: da quell’anno, tutti i ritrovamenti archeologici presenti al Lapidario Maffeiano andarono al Museo del Comune di Verona (quello che diverrà Museo Archeologico).
Lo studioso intrattenne sempre buoni rapporti con personalità della cultura veronese, le quali erano figure di sicura presenza: Giuseppe Biadego, direttore della Biblioteca civica di Verona, Pietro Sgulmero, collaboratore di quest’ultimo, Alessandro Da Lisca (v. questo sito) e molti altri. L’attività del Cipolla in questo campo non conobbe soste; dopo la spaventosa piena dell’Adige del 1882 fino alla costruzione dei muraglioni e dei nuovi ponti, portata a termine nel 1895, egli si trovò variamente coinvolto nei problemi delle riparazioni e nei gravi danni al patrimonio artistico: il primo intervento, su questo argomento, fu la stesura di un’ampia Relazione sui danni arrecati dalla alluvione atesina al Museo Civico e ai suoi materiali; si rafforzarono, sempre per la reciproca stima che nel Nostro non mancò mai, l’amicizia e il riconoscimento per Tullio Donatelli, l’ingegnere che ricostruì  i muraglioni, per Luigi Adriano Milani, per Ettore Scipioni Righi avvocato e folklorista, per Luigi Simeoni e per tanti altri. Il 16 aprile 1884 – egli era già professore a Torino – Cipolla fece un minuzioso elenco dei reperti rinvenuti sul colle di San Briccio aggiornando lo scritto nell’ottobre 1885: abbattendo la chiesa, chiaramente romanica e centro religioso rilevante, sorse poco più tardi l’attuale Forte. Divenne membro – grazie alla qualifica di ispettore – di moltissimi altri interventi; per Piazza delle Erbe, per la statua di Dante, per i palazzi dell’antico tribunale riconvertiti agli uffici telegrafici, per la rimessa in ordine della Domus Mercatorum, grazie all’intervento restaurativo di Camillo Boito, per molti scavi nella città e per il recupero di essi; così anche per la chiesa della Madonna della Strà di Caldiero, per il salvataggio di quella di Belfiore, per il restauro della chiesa di San Severo di Bardolino dove ebbe come collaboratore l’architetto don Angelo Gottardi (v. questo Sito): posero entrambi la loro firma per la chiesa di Sant’Eufemia. Per dimostrare che nessuno a Verona si era dimenticato di lui, Giuseppe Gerola, diventato direttore del Museo, fondò la rivista “Madonna Verona”, quale emanazione e voce del museo stesso e non volle uscire con il primo numero di essa (1910) fino a che non ebbe un contributo di Carlo Cipolla: fu quello sulla tomba barbarica scoperta nell’area di palazzo Miniscalchi. Partecipando alle attività della commissione comunale di belle arti, egli firmò pure sette profili di altrettanti veronesi illustri per la Protomoteca veronese di Giulio Sartori (1881). Non si possono non ricordare, fra la sterminata sua attività, le ricerche storiche sulla chiesa di Santa Anastasia, le edizioni delle Antiche cronache veronesi (1890), la sintesi sulla storia politica di Verona (1900), i volumi dedicati alle relazioni diplomatiche tra Verona e Mantova (1900 e 1907), le poesie minori riguardanti gli Scaligeri (1902), la stessa edizione del cronista scaligero vicentino (ma scaligero) Ferreto de’ Ferreti (1908-1914), il Compendio della storia politica di Verona (1899), studi su personaggi ed eventi storici. Non vanno dimenticati i suoi scritti per la storia veronese in età romana, ma in particolare l’interesse per l’epigrafia medievale, per le testimonianze artistiche passate anche al di fuori dei piccoli confini provinciali. Dedicò attenzione ad alcuni manoscritti della Biblioteca Capitolare veronese dimostrando una perizia tecnica che pochi ebbero data la giovane età: lesse e pubblicò, si occupò delle istituzioni veneziane, dei Dicta Catonis (o Disticha Catonis), (raccolta di giudizi morali del 3° sec d.C.), del giudizio di Petrarca su Dante; egli aveva appreso assai bene la lezione dei suoi maestri e l’applicò pure ai suoi studenti.
Nel 1883, grazie alle opere pubblicate, (sopra le altre la Storia delle Signorie italiane dal 1313 al 1530, Milano 1881-1882), Carlo Cipolla ottenne la cattedra di storia moderna nell’Università di Torino succedendo ad Ercole Ricotti, storico e politico, già deputato del Regno di Sardegna. Qui rimase sino al 1906, svolgendo un ruolo fondamentale nel rinnovamento metodologico dell’insegnamento della storia post-classica: molti suoi allievi diventarono studiosi importanti e tra di loro bisogna almeno ricordare il paleografo e diplomatista Luigi Schiaparelli, il quale fu il primo a leggere, nel 1923-24, l’Indovinello veronese (1 agosto 517) di Ursicino nel f. 3 del codice LXXXIX della Biblioteca Capitolare di Verona.
Nel 1890 Carlo Cipolla sposò Carolina Vittone, dalla quale ebbe un’unica figlia, Enrichetta Laura.
Sempre legato alla sua città, ai monumenti della stessa e alla villa di Tregnago, dove passava le estati, egli lavorò molto anche con il fratello Francesco, sostanzialmente letterato e con il quale pubblicò notevoli opere di primaria importanza: soprattutto alcuni studi specifici sulle comunità e le minoranze cimbre della Lessinia. Mantenne stretti rapporti con i veronesi, con le istituzioni culturali cittadine. La grandezza della ricerca di Carlo Cipolla fu, comunque, assai più larga di quella squisitamente locale.
Dedicò parte di essa agli studi e alla pubblicazione delle antiche attività monastiche: la sua vocazione filologica ed epigrafica lo portò ad occuparsi della documentazione e dell’attività dei monasteri di Novalesa, nel nord del Piemonte, di quello di Bobbio, di quello di Pinerolo; i primi due uscirono nelle “Fonti per la storia d’Italia” e l’ultimo nella “Biblioteca della Società storica subalpina”. Cattolico praticante, positivista, fu studioso assai attento all’attività storica e a tutto quanto convergeva sugli aspetti religiosi. Abbracciò le idee rosminiane e fu legato a Francesco Angeleri: su quest’amicizia, esistono documenti nell’archivio di quest’ultimo, sacerdote mazziano, presente nella biblioteca “D. Nicola Mazza” a Verona. L’attività e i rapporti con l’Archivio Vaticano, con Achille Ratti, poi papa Pio XI, con Francesco Ehrle ed altri studiosi e direttori di biblioteche religiose dimostrarono il suo metodo di approcciarsi alla documentazione.
La permanenza nell’ateneo torinese allargò, ancor più, la sua ricerca arricchita da una corrispondenza con studiosi, storici e letterati massimamente del mondo tedesco; sul piano internazionale, Carlo Cipolla fu, per molti stranieri, l’uomo e lo studioso cui rivolgersi. Tutte le prestigiose riviste tedesche accolsero i suoi scritti (sopra tutti, vanno sottolineati i contributi con i “Monumenta Germaniae Historica”), ma anche il “Giornale storico della letteratura italiana”, “Ateneo veneto”, “Rivista storica italiana”, la “Revue historique”, i lunghi saggi nelle “Mitteilungen des Instituts fűr Ősterreichische Geschichtsforschung” e molte altre.
Nel 1906, Pasquale Villari, nel prestigioso Istituto superiore di studi storici di Firenze, lasciò la sua cattedra di storia moderna e fece chiamare, al suo posto, Carlo Cipolla che avviò l’insegnamento il 14 dicembre 1906, dopo non poche polemiche messe in moto da alcuni contrari. E la sua presenza fiorentina, pure con la fama che lo circondava, non fu così serena. Nel settembre 1914, una emiplegia – sostanzialmente non molto grave – gli impedì di scrivere; insegnò ancora sino alla fine d’ottobre 1916; fu accolta la sua domanda di ritiro e il 5 novembre di quell’anno divenne professore emerito. Gli successe Gaetano Salvemini.
Ritornò nella sua villa in Tregnago dove Carlo Cipolla si spense il 23 novembre 1916. Fu sepolto nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale cittadino.
Le edizioni di grande impegno furono molte; tra quelle veronesi, oltre alle già citate, ricordiamo almeno le Antiche cronache veronesi (1890) cui collaborò anche il fratello Francesco per la raccolta dell’enorme complesso delle stesse, il Compendio della storia politica di Verona (1899) e studi particolari su personaggi e momenti storici.
Straordinaria, sotto ogni aspetto, fu la corrispondenza ch’egli intrattenne; il ricchissimo epistolario è in parte presente presso la Biblioteca Civica di Verona, altro nella Biblioteca Capitolare. Il carteggio privato si trova nella casa Pellegrini Cipolla a Castion di Costermano dove ogni cosa fu trasferita allorquando, qualche anno addietro, la villa di Tregnago divenne Villa Cipolla Pieropan.
Fu socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei (1894), dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere e Arti (1889), dell’Istituto lombardo (1905) ma fece parte anche di altre istituzioni accademiche: Deputazione di storia patria di Torino e di quella medesima delle Venezie, Società storica romana, Accademia di Scienze e Lettere di Padova (1887), Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona (1901), Accademia Virgiliana di Mantova (1909). Lo vollero anche l’Accademia delle scienze di Monaco di Baviera e quella di Gottinga.
Il busto marmoreo di Carlo Cipolla nella protomoteca della Biblioteca Civica veronese è opera di Tullio Montini e Giambattista Trojani.
Verona, Torino e Tregnago gli hanno dedicato una via.

Bibliografia: Bibliografia Veronese [1971-2015]; Vittorio Lazzarini, Carlo Cipolla, “Nuovo Archivio Veneto”, Venezia, s. 3, XXXIV, 1917, pp. 99-103; Giuseppe Biadego, Bibliografia di Carlo Cipolla [oltre 400 titoli], “Ibidem”, pp. 104-163; Luigi Schiaparelli, Carlo Cipolla, “Annuario del R. Istituto di studi superiori”, Firenze 1917, pp. 183-189; Giuseppe Biadego, Carlo Cipolla, “Atti e Memorie Accademia di Agr., Scienze e Lettere di Verona”, v. 94, 1917, pp. 17-34; Flaminio Pellegrini, Carlo Cipolla (27 settembre 1854-23 novembre 1916), “Archivio Storico Italiano”, v. 76, 1918, n. 3-4, pp. 280-285; Raoul Manselli, Cipolla, Carlo, in Dizionario Biografico Italiani, v. 25, Roma, Ist. Enc. It., 1981, pp. 713-716; Giovanni Rapelli, Carteggio in lingua cimbra tra Francesco e  Carlo Cipolla, “Atti e Memorie A.A.S.L. Verona” , s. 4, , 42, 1990-91, pp. 334-348; Carlo Cipolla e la storiografia italiana fra Otto e Novecento. Atti del convegno di studio Verona 23-24 novembre 1991, a cura di Gian Maria Varanini, Verona, Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, 1994; Giancarlo Volpato, Inventario delle lettere di Carlo Cipolla al fratello Francesco (1872-1911) conservate nell’archivio Pellegrini Cipolla (Tregnago), in Atti del convegno…, pp. 323-375; Lanfranco Vecchiato, Il cardinale Bartolomeo Bacilieri e lo storico Carlo Cipolla per un museo diocesano, “Atti e Memorie A.A.S.L. di Verona”, 171, 1994-95, pp. 169-179; Gian Maria Varanini, Cipolla Carlo, in Dizionario Biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 237-239.

Giancarlo Volpato

***

Foto da: Wikipedia

↓