18 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “Un canale chiamato Via: una tessera del mosaico ambientale di Veronetta”
…a cura di Giorgio Chelidonio
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18 DAL GUARDARE ALL’OSSERVARE, NELLO SPAZIO E NEL TEMPO: “Un canale chiamato Via: una tessera del mosaico ambientale di Veronetta”
Le trasformazioni della Veronetta affacciata sull’Adige, effettuate dopo la costruzione dei nuovi muraglioni (1895), hanno in gran parte cancellato il paesaggio fluviale intorno all’Isolo.
La recente piena del fiume(fig. 1), con vistosi danni alle opere di restauro del Ponte Nuovo che erano in corso, ha stuzzicato la mia curiosità: far riaffiorare residua visibilità delle tracce d’acqua sopravvissute all’interramento dei due Isoli, quello maggiore e quello minore.
Quest’ultimo era separato dall’Acqua Morta dal cosiddetto “Canàl delle seghe”, un toponimo evocante la segheria, mossa a forza idraulica, che ne sfruttava la corrente: dalla punta dell’Isolo, dopo essere accuratamente separato dal fluire dell’Adige da un’apposita e lunga “ròsta”(1)(fig. 2), questo canale scorreva quasi parallelo all’Acqua Morta, per rifluire prima del ponte che la attraversava all’altezza dell’attuale semaforo che porta in Via Carducci. Quest’ultimo era detto “ponte di San Vitale”, per la presenza (in idrografica sinistra) di una chiesa dedicata a quel santo, gestita dai Templari già nel 1186 e demolita nel 1784, probabilmente per vetustà del suo edificio.
All’inizio, il suddetto canale era attraversato dal più occidentale dei due ponti(2) detti Pignòl(3), la cui memoria è ancora testimoniata da una omonima strada, la stessa che connetteva e attraversava i due isoli. L’origine del suddetto canale è coeva delle trasformazioni socio-ambientali che, dal XII secolo, rimodellarono il quartiere medievale detto “castrum” (cioè castello)(4) che 7 secoli dopo venne sbeffeggiato, dai napoleonici, con il nomignolo di Veronetta.
Le principali furono:
– la costruzione del “murus novus”, attestato nel 1151, che allargava la cinta muraria comunale
anche in riva sinistra (un tratto di queste mura cittadine è tuttora visibile nella vicina Via
Porta Organa);
– l’edificazione (circa nel 1170) del “Ponte Nuovo”, che collegava le due sponde dell’Adige
passando per un isola (tuttora evocata dal toponimo Piazza Isolo) formatasi nell’alveo
dell’Adige probabilmente durante l’alto medioevo. Questo ponte fu dapprima costruito in
forme lignee che furono, ben presto, travolte da una delle tante piene alluvionali dell’Adige e
ricostruito (nel 1299), sempre in legno ma su pile murarie. Però, al tempo di Mastino II della
Scala (che governò Verona dal 1329 al 1351) un incendio lo danneggiò in modo tale che
venne ricostruito tutto in pietra e mattoni;
– l’urbanizzazione della suddetta isola, avviata nel 1171 con la sua concessione, da parte del
vescovo Ognibene, ad un gruppo di cittadini. Nel giro di pochi anni vi furono costruite
numerose case e già, entro il 1180, vi furono erette ben due chiese (San Tomaso di
Canterbury e Santa Maria de Roc-Amadour). Un documento del 1226 evidenzia le rapide
trasformazioni ambientali già avvenute: “…pars Glare (Insuli) in qua olim fuit insula erbosa et
albari…”. Oggi, l’ampio asse viario costituito da Via S. Maria Rocca Maggiore e da Stradone
San Tomaso testimonia la strada principale dell’Isolo.
La costruzione del “Canale delle Seghe” (una segheria, in zona, pare risalisse agli inizi del
secolo VIII d.C., come risulta da un documento del re longobardo Liutprando) fu anche
connessa da un più antico “diritto di ripatico” (dazio per scaricare merci) legato in modo
particolare alle zattere di tronchi che venivano fatte approdare presso il vicino monastero
benedettino di Santa Maria in Organo.
Dal XVI secolo sulla punta dell’Isolo venne eretta la Dogana veneta (i veneziani rioccuparono Verona nel 1517, alla fine della cosiddetta “guerra della Lega di Cambrai”)(5).
Infine, un dettaglio “fluviale” di quell’antico paesaggio è costituito dal volto(fig. 3) che, finora,
“resiste” (sia ai writers, sia alle deiezioni liquide di bipedi notturni) all’incrocio con via
Pastorello, dove sull’angolo opposto una piccola targa litica ricorda il livello raggiunto nell’alluvione del 1868.
E su quel muro di mattoni, probabilmente duecentesco per la sua struttura “romanica”, si affaccia un coevo arco semi-interrato, per ricordarci quanto le ricorrenti alluvioni abbiano contribuito ad “interrare” il primo livello stradale dell’Isolo.
Infine, per una comprensione intuitiva, allego copia(fig. 4) della mappa austriaca (1830)
dell’Isolo, su cui ho evidenziato in azzurro i corsi d’acqua che lo attraversavano e
circondavano.
Link
1 – Rósta : doppia palizzata (rinforzata, al suo interno, con grossi ciottoli). Pare che antiche fonti dialettali veronesi la chiamassero anche “penél”.
2 – https://it.wikipedia.org/wiki/Ponte_Nuovo_(Verona)
3 – Il nome non ricorda la pignoleria di un qualche abitante medievale, ma deriva dal diminutivo (peagnòl) del veneziano “peàgno”, piccolo ponte ligneo. La sua versione in mattoni fu vista affiorare durante i recenti scavi fatti davanti all’entrata del garage sotterraneo.
4 – Poiché il colle e la prima Verona romana non erano stati dotati della tipica pianta stradale quadrata, nel medioevo vennero interpretati come il “quinto quartiere” cittadino, detto “castrum” perché sovrastato da un castello (che non era rilevato nella più antica rappresentazione di Verona, la cosiddetta “iconografia rateriana”, che si stima risalente al IX-X secolo d.C.).
5 – https://it.wikipedia.org/wiki/Mastino_II_della_Scala
6 – http://www.veronissima.com/sito_italiano/html/storia-di-verona-lega-di-cambrai.html + https://www.fondazione-fioroni.it/index.php/fondazione/collezioni/la-fortezza-di-legnago/la-lega-di-cambrai.html + https://www.magicoveneto.it/storia/serenissima/Lega-di-Cambrai-Guerra-Anti-Veneziana-1508-1517.htm
Cenni bibliografici
- Beltramini G., Donati E., 1980: Piccolo Dizionario veronese-italiano, Edizioni di “Vita Veronese”.
- Bozzetto L.V., 1993: Verona – La cinta magistrale asburgica, Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza, Belluno e Ancona.
- Rapelli G., 1996: Prontuario toponomastico del Comune di Verona, Edizioni “La Grafica”, Lavagno (VR).
- Varanini G.M., 2001: Dal “castrum” a Veronetta: lo sviluppo urbano di Verona (sinistra Adige) in età comunale in “Le città venete dall’età comunale al 1348”, Atti di “Lo spazio nelle città veneta (1152-1348). Espansioni urbane, tessuti viari, architetture” , Verona , 11-13 dicembre 1997, 33-59, Kappa Ed.
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Fig. 1: il massimo livello raggiunto dall’Adige a Ponte Nuovo durante la piena del 31.10.2023 (foto G.Chelidonio).
Fig. 2: La biforcazione fra l’Acqua Morta e il Canal delle Seghe (foto 1860). L’area corrisponde oggi ai giardini popolarmente detti “della Giarìna”, il banco di ghiaia che qui segnava la suddetta biforcazione.
Fig. 3: volto “romanico”, testimone sopravvissuto delle prime case sorte fra l’Isolo e il “Canal delle seghe” (foto G.Chelidonio).
Fig. 4: mappa austriaca (1835) dell’Isolo con evidenziati in azzurro fiume e canali che lo attraversavano e circondavano (elaborato da Bozzetto L.V., 1993).
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Verona, 11.12.2023
Giorgio Chelidonio