L’Alpino: “NIKOLAJEWKA: “REVERBERI, Il GENERALE GASUSA (gazzosa)”

…a cura di Ilario Péraro

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“NIKOLAJEWKA: “REVERBERI, Il GENERALE GASUSA (gazzosa)”
    Generale Luigi        Reverberi

Il Generale Luigi Reverberi era detto dagli alpini “Gasusa” per il suo carattere scoppiettante, imprevedibile, brontolone, nervoso, effervescente e bonariamente gasato. Un altro soprannome che gli era stato affibbiato era “Generale dieci lire”, perché quando si recava nelle caserme per passare in rivista i “suoi” alpini, accompagnato dal suo Aiutante di Campo, trovava tutto – secondo lui – a posto, perfetto, elogiabile. Ne conseguiva che quando lasciava la caserma, alla guardia schierata che gli presentava le armi faceva dare dal tenente Cugnacca (il suo Aiutante di Campo), ben dieci lire. Tale importo veniva consegnato al Capoposto perché si facesse una bevuta in suo onore con quanti erano con lui in servizio. Si era così formata, nell’ambito della Divisione da lui comandata, un senso di attaccamento alla figura di questo Generale che andava in giro per i reparti, giocherellando con un corto frustino, ma sempre sorridente. Luigi Reverberi è nato il 10 settembre 1892 a Cavriago di Reggio Emilia. Figlio del farmacista del paese, a 18 anni scelse la carriera militare ed entrò nell’Accademia di Modena. Divenuto sottotenente, nel 1913 prese parte alla guerra di Libia coi battaglioni Exilles e Fenestrelle. Nel 1915, dieci giorni dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, si guadagnò la prima Medaglia d’Argento a Ponte Alto, nella zona di Cortina. Da capitano si guadagnò la seconda Medaglia d’Argento, sulle Tofane, nel luglio del 1916, e una terza, ancora da capitano, l’ebbe nel 1917 sulla Bainsizza quando comandava la 150ª compagnia del Battaglione Monte Antelao del 7° reggimento alpini. Divenuto comandante dell’Antelao nell’agosto del 1917, si guadagnò anche una Croce di Guerra per il valore dimostrato sul San Gabriele. Poco prima di Caporetto, il battaglione di Reverberi, insieme col 13° Gruppo Alpini, passò nella zona dell’Altissimo e successivamente sul Doss del Remit. Qui gli alpini si logorarono per mesi in una dura guerra di posizione, contro un nemico che premeva dalla valle dell’Adige. Nell’ottobre del 1918, l’Antelao venne spostato sul Grappa e si batté nella zona dei Solaroli e del Col dell’Orso, con perdite gravissime. Quando il dispositivo austriaco si frantumò, l’Antelao, con Reverberi in testa, sfondò verso Fiera di Primiero. Nei giorni decisivi della guerra, con una intelligente azione di alta strategia militare, penetrò tra le linee nemiche e fece prigioniere tutte le truppe che resistevano nella Val Cismon. Ebbe la Croce di Cavaliere dell’Ordine militare di Savoia, onorificenza tanto ambita negli alti gradi, quanto insolita per un Ufficiale inferiore, e la promozione a maggiore per meriti di guerra. Nel dopoguerra, Luigi Reverberi passa a far parte del comando della 2ª Divisione Alpina Tridentina; nel 1926, promosso tenente colonnello frequenta la scuola di guerra; nel 1935 viene nominato comandante del 67° reggimento fanteria Palermo e nel 1939 capo di stato maggiore del corpo d’armata autotrasportabile Po. Nel luglio 1939 diventa generale di brigata e nel febbraio 1941 viene trasferito presso il comando del XXVI° Corpo d’Armata in Albania. Diventa vice comandante della Tridentina e quindi comandante interinale (2 aprile 1941): dopo aver difeso il Guri-i-Topit, quando cede il nostro fronte, avanza rapidamente con la sua divisione fino a Corcia senza averne ricevuto l’ordine. È un’altra delle mosse imprevedibili del generale “Gasosa” e, per questa azione coraggiosa e intelligente, gli viene conferita la Croce di Commendatore dell’Ordine militare di Savoia. Diventa comandante effettivo della ricostruita Divisione Alpina Tridentina il 4 agosto 1941 che nel luglio 1942 parte per la Russia. Aveva 51 anni Luigi Reverberi, il 26 gennaio 1943 a Nikolajewka: con l’ardore di un sottotenentino ventenne fu lui a decidere le sorti di quella drammatica giornata quando, balzato sull’unico cingolato che ancora potesse muoversi, puntò sul terrapieno della maledetta ferrovia urlando “Tridentina, avanti… avanti!” con tutto il fiato che ancora gli restava in gola.
Brescia, 21 gennaio 1951 il gen. Luigi Reverberi riceve la Medaglia d’Oro al Valor Militare per le operazioni sul fronte russo. Ad appuntare la medaglia è il gen. Umberto Utili, comandante militare territoriale di Milano. Per il suo comportamento nelle tredici battaglie della Divisione e per il grande gesto di Nikolajewka, che aprì la strada verso l’Italia a quattordicimila penne nere superstiti del Corpo d’Armata alpino, gli conferiscono la Medaglia d’Oro, ma gliela consegnano soltanto parecchi anni dopo. Rientrato in Italia, fu catturato dai tedeschi nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1943 a Bressanone e inviato a Posen nella Germania orientale in un campo di concentramento per ufficiali. Dopo due mesi venne trasferito a Vittel, in Francia, in un campo di addestramento per i militari che intendono collaborare con i tedeschi, vi rimase per un mese circa e nel frattempo prese contatto con i partigiani francesi. Scoperto dai tedeschi venne mandato a Wietzendorf, in Bassa Sassonia, in un campo di punizione dove rimase sei mesi per essere nuovamente trasferito a Posen. Qui cadde in mano ai russi che avevano occupato la zona e rimase prigioniero nella zona di Kiev fino al settembre 1945. In seguito fu promosso Generale di Corpo d’Armata, e nel 1946, Generale d’Armata della Riserva, l’unico in Italia. Nel dopoguerra si adoperò per la ricostruzione dell’Associazione Nazionale Alpini e all’organizzazione dei primi raduni di Reduci e alpini, fra cui la prima Adunata dei Reduci della Tridentina a Gavardo il 26 e 27 ottobre 1946, prima di numerose altre presenze presso i Gruppi della nostra Sezione. Fu anche per un breve periodo Presidente della Sezione A.N.A. di Brescia. Nell’annuale raduno alpino di Brescia del 21 gennaio 1951, nell’anniversario della battaglia di Nikolajewka, gli fu consegnata in forma solenne la Medaglia d’Oro al Valor Militare per le operazioni sul fronte russo. Morì a Milano il 22 giugno 1954, all’età di 62 anni. Riposa nel cimitero di Montecchio di Reggio Emilia. Così raccontava Giulio Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”: “Un uomo, un solo uomo sommò nell’animo la disperata angoscia di tutti, vedendo i suoi alpini retrocedere combattendo sulla neve; i suoi alpini, poiché egli era il generale Reverberi comandante la Tridentina; e dalla somma di dolore gli scaturì dall’anima un gesto ed un grido. Fu una cosa semplice, ma condotta a cavalcioni della morte. Esisteva ancora un rugginoso carro blindato germanico in grado di rotolare i suoi cingoli sulla neve grazie a pochi litri di carburante residuo; su quello il generale si slanciò, salì ritto sul tetto, diede un secco ordine al guidatore, il carro si mosse avanzando verso i battaglioni in ripiegamento e verso il nemico. — Tridentina…! Tridentina avanti..! — gridò con forza selvaggia il generale Reverberi dall’alto del carro in movimento, indicando col braccio puntato Nikolajewka. Non fu lasciato avanzare solo: i suoi alpini, riserva disarmata, si gettarono avanti seguendo il carro; generale e soldati raggiunsero i battaglioni che, elettrizzati, fecero massa compatta: il carro sopravanzò trascinando seco il cuore e l’ansito dell’intera divisione; quell’uomo ritto sul tetto metallico non cadde, non fu trapassato, Iddio lo lasciò in piedi, gli consentì di guidare gli alpini fin sulle difese nemiche, di travolgerle in uno slancio furibondo, di rovesciare i cannoni fumanti, di porre in fuga i russi conquistando Nikolajewka e aprendo il varco entro cui dal costone, come richiamata dalle soglie della morte, irruppe la marea d’uomini dilagando nel paese”.

Tratto da “Italiani brava gente” in memoria di mio nonno Francesco Cusaro e dei 92000 italiano che non tornarono del fronte russo.

Ilario Péraro

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