Furini Livio

…a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

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Livio Furini

Imprenditore, musicista e compositore musicale, poeta, uomo geniale e visionario, Livio Mario Furini nacque a Legnago il 16 dicembre 1932. Il padre Cesare e la madre Teresina Fortunata Spedo dettero la vita ad una numerosa famiglia, ma furono soprattutto due genitori che il primo figlio maschio – come fu il Nostro – ebbe sempre come modelli. Cesare, fornaio e panificatore, era un uomo molto eclettico anche dal punto di vista manuale, oltreché musicista provetto e direttore della banda musicale di Legnago: la genetica intellettuale non mancò assolutamente al giovane Livio.
Dopo il Liceo musicale veronese, questi frequentò il Conservatorio musicale di Bolzano; alla musica egli si dedicherà come uno dei grandi diletti della vita non pensando ad essa come lavoro anche se quest’arte godrà di uno dei tanti straordinari esiti delle sue numerose prestazioni.
Fu un giovane eclettico, sin dall’età giovanile, cui aggiunse quell’intelligenza visionaria dell’uomo che vedeva ben oltre le piccole-grandi cose del momento: sempre egli avrà davanti – come in uno specchio – un mondo più grande, assai più bello di quello che i giorni gli offrivano e che gli eventi potevano fare apparire comuni. Un esempio importante rivelatosi già in giovane età: nel 1953 (come si legge in un memoriale autobiografico personale mai pubblicato), durante il servizio di leva militare obbligatorio, a Bolzano negli alpini, egli costituì e diresse la banda musicale.
Non molto portato a continuare il lavoro del padre, Livio Furini fece il rappresentante trasferendosi a Verona: si occupò di formaggi, di pesce e di altre forme commerciali sempre nell’ambito dei generi alimentari. Ma la sua visione su ciò che il mondo avrebbe offerto non mancò molto nella sua vita.
Fu il primo a pensare alla straordinarietà dei campeggi su quel Lago di Garda a cui si era accostato: nessun turista, oggi, sa che nella seconda metà del secolo scorso quel modo e quel modello turistico non avevano conoscenza: anche in questo – e non solo per la mentalità tipica di un rappresentante commerciale – Livio Furini si rivelò un uomo dallo sguardo sul futuro apportando una delle forme di novità, per allora, che qualsiasi luogo turistico ha sempre apprezzato sia dal punto di vista economico sia da quello del godimento delle bellezze naturali. Egli aveva compreso le potenzialità del turismo assecondando anche ciò che lo straniero non avrebbe immediatamente trovato sulle coste lacuali: da buon commerciante aveva capito ciò che qualsiasi turista avrebbe voluto. Anche la scelta di essere, sempre e comunque, un libero professionista, appare oggi come il senso della libertà della mente: prima di ogni altra cosa.
Il 24 settembre 1959 sposò Giuliana Silvana Scarmagnan da cui nacquero due figlie, Rossella ed Elena Margherita le quali non potevano distaccarsi dall’eclettismo artistico-intellettuale del padre. La residenza a Castelnuovo del Garda non fu certamente casuale. Come anche chi scrive queste note non crede al caso, Livio Furini era un giusto, corretto, straordinario uomo visionario che aveva bene capito che nessuna cosa accadde, accade e accadrà casualmente; si trasferì a Peschiera del Garda; poi, nel 1969 ebbe l’intuizione di costruire il primo supermercato a Castelnuovo e del territorio lacuale: andò ad abitarvi sopra, con un terrazzo dominante lo splendido panorama,: un’intuizione creativa che, oggi, tutto il mondo conosce e che utilizza; anche in questo la sua visuale del futuro – prossimo, tra l’altro – lo aveva fatto traguardare.
Qualche anno prima, nel 1965, Livio Furini aveva musicato un Padre nostro per organo e soprano, con proprio testo personale: oltre alla musica, egli stava porgendo al pubblico la sua interiorità poetica nella quale il tempo saprà dargli ulteriori soddisfazioni. Vittorio Da Re (conosciuto con lo pseudonimo di Tolo da Re), bresciano di nascita ma veronese di vita, di cuore e di mente, il Poeta de l’Adese, lo aveva affascinato e sarà, con lui, il mentore di molte altre cause letterarie.
Livio Furini, sereno ragazzo di provincia, amante del suo pianoforte, sostanzialmente mosso da uno spirito di fratellanza, dotato di una fantasia innata ma sempre inquadrata nella realtà, lettore attento e percettore di che cosa fosse il turismo culturale, allora retrogrado (mai percepito dalla massa e relegato sempre all’aristocrazia, quella solo intelligente, però), aveva certamente elaborato un futuro diverso. Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta del Novecento, fece un viaggio in Campania; andò a Napoli per vedere Edenlandia, un parco divertimenti concepito ancora in epoca fascista ma che era stato aperto al pubblico il 19 giugno 1965. Quella magica essenza che, erroneamente, molti scrissero fosse apparsa a Furini dopo avere visto Disneyland, lo colse e lo affascinò; le molte invenzioni e i progetti innovativi nel campo del divertimento lo avevano portato a rendersene conto de visu: e fu come il colpo di grazia. Un uomo come lui sapeva già che i sorrisi non invecchiano mai, che il tempo si ferma ad ogni sorriso nel racconto dei giochi eterni, nel segno di una tradizione che abbracciava e abbraccia il futuro, nella commozione serena della felicità ignara dei confini, nello sguardo infinito dei bambini e negli occhi di coloro che battono le loro mani o le loro manine per manifestare la gioia del cuore e dei giorni.
Il parco divertimenti di Edenlandia conquistò Furini che, già nel ritorno, pensava di trasformare il suo sogno in un’ambientazione di fiaba con tanti spettacoli. Egli iniziò a vedere la zona giusta in cui costruire; ricercò e trovò un insieme di terreni tra i comuni di Castelnuovo del Garda e di Lazise, alcuni in stato di abbandono, con pochi vigneti, pressoché inutilizzati dal punto di vista turistico, ricchi di vegetazione e attraversati dal torrente Dugale prima di gettarsi nel lago. Si confrontò con Cesare Pelucchi, proprietario del Luna Park Permanente “Le Varesine” di Milano e con il collaboratore di questi, Franco Carini, uomo di spettacolo, domatore di delfini e cowboy. Furono i primi ad aiutarlo: la competenza nel settore delle giostre, la cessione del delfinario comperato a Rimini del primo e l’abilità del secondo nelle arti circensi e come addestratore di delfini aprirono la strada. Furini era, da sempre, un commerciante: trovò gli imprenditori che accettarono l’idea anche perché i campeggiatori, gli industriali della zona veronese – quella del lago in particolare – capirono immediatamente la straordinarietà dell’evento in un luogo già di per sé ambito dai turisti. L’8 ottobre 1973 avvenne l’atto costitutivo della Gardaland S.p.A. Livio Furini ne fu il primo amministratore; Flavio Zaninelli, Cesare Brentarolli, Albino Olivieri e Peter Lessing ne furono i primi soci fondatori. Il sogno di Livio Furini era diventato realtà e non gli affievolirono l’entusiasmo neppure le difficoltà naturali: lavori di sbancamento, le scenografie che furono costruite da Renato e Alfredo Laino (quest’ultimo, il fantastico costruttore dei presepi), la ricerca di personale qualificato, gl’inevitabili errori nella costruzione, la dolorosa burocrazia, le autorizzazioni della Soprintendenza alle Belle Arti, le rimostranze di alcuni studiosi e molte altre vicende. Uno dei grandi autori fu Bruno Prosdocimi, l’uomo che disegnò per Furini la concretezza dei suoi sogni. L’amministratore delegato partì con il castello, la stazione e il trenino di Biancaneve e i Sette nani, il villaggio a fumetti, le stalattiti e le stalagmiti, la fontana a gradoni: un divertimento non ancora del tutto strutturato, ma magicamente aperto come erano state, per tutti i piccoli amanti della fantasia, le avventure dei personaggi di Emilio Salgàri: stava sorgendo una sorta di Disneyland sul lago di Garda.
In questi periodi, Livio Furini andò in Canada, a New York per toccare con mano i parchi di divertimento americani e, soprattutto, Walt Disney World a Orlando in Florida: egli aveva previsto molte cose che avrebbero reso Gardaland il secondo parco di divertimenti del mondo.
Alle 10.30 del sabato 19 luglio 1975, dopo che il comune di Castelnuovo del Garda lo aveva permesso non senza amarezze burocratiche, Giuliana Scarmagnan moglie di Livio Furini, tagliò il nastro: Gardaland era nato, era stato aperto al pubblico. Febo Conti, il presentatore televisivo, fu il primo direttore artistico e fece conoscere Gardaland al pubblico italiano portandovi i bambini nel famoso gioco-quiz ch’egli conduceva. Non passò un anno che il fondatore del più importante parco divertimenti italiano dei nostri giorni, uscì dal consiglio di amministrazione: le divergenze di vedute lo avevano amaramente messo da parte. Oggi, molti – e non solo i frequentatori abituali – definiscono Gardaland come una vera opera d’arte, frutto di grande valenza e di immane fantasia, patrimonio di bellezza inestimabile, creatore di emozioni interiori di grandi e piccini. Egli si era impegnato per un laboratorio di scenografia in vetroresina, aveva costituito la società “ElettronicAnimazione” per parchi a tema, per importare automi e molte altre forme che avrebbero arricchito quanto nato da poco: qui egli aveva coinvolto anche la figlia Elena, giovane artista di valore.
Furini se ne andò con il cuore affranto, ma la sua mente, eclettica e sempre entusiasta, non lo abbandonò mai. Il suo archivio, mai pubblicato, contiene quanto egli avrebbe desiderato fare: progetti di recupero di cose del passato, quello dei forti di Peschiera del Garda, quello di Villa Dionigi per i bambini e per la possibilità di costituirvi un teatro anche, ma non solo, per i piccoli ed una serie molto importante di attrazioni. Per dare risalto, ma soprattutto per convogliare i turisti, scrisse la musica di Carosello folk mai resa pubblica e rimasta tra le molte carte furiniane; alla sua riconosciuta “invenzione” dedicò pure la canzone Gardaland City, scritta per un coro di voci bianche. Egli aveva giustamente e profondamente capito – già allora – quanto bene arrecasse il turismo culturale. Dopo Gardaland egli promosse tante società di gestione, di promozione e di realizzazione di parchi di divertimento e attività di strutturazione del tempo libero in tutta Italia: ne esistono pure i modellini, nel ricchissimo archivio lasciato alla famiglia.
Nonostante gli impegni, il Nostro non aveva, di certo, dimenticato la musica; una Salve, o Regina del 1974 per voce di tenore, coro muto e organo dedicata alla Madonna del Frassino fu, più tardi, elaborata per orchestra. Compose, pure, un poema sinfonico per coro ed orchestra dal titolo molto vicino al cuore del suo autore: Invocazione. Esso fu eseguito, per la prima volta a Fumane, poi nella chiesa di San Luca nel centro di Verona e, quindi, al santuario del Frassino a lui carissimo; nel 1992, la cattedrale di Legnago volle rendere omaggio al suo vecchio ragazzo che aveva suonato più volte quando abitava a S. Pietro, anche con Preludio alla buona notte, la cui prima esecuzione fu postuma. Nel 1978 a Bardolino ma, soprattutto, alla Piccola Scala di Milano, egli godette la propria Melodia, per chitarra e pianoforte. L’amore per le note e per l’armonia dei suoni, riavvicinò l’artista – e non solo l’uomo imprenditore – ad un vecchio amore: quello delle poesie, soprattutto (anche se non solo) dialettali; la parlata dei bambini, delle persone apparentemente poco colte ma legate alla realtà dei giorni, la forma espressiva quotidiana a Furini (l’uomo di Gardaland, abituato ai ricchi imprenditori) non erano mai venute meno: scrisse L’infanzia me ricorda e ricordò la grandezza del corpo nel quale aveva svolto il servizio militare, O baldo alpin. Entrambe le scritture – che Furini aveva messo sulla carta per essere musicate – trovarono edizione, in un unico libro, solo postume (Livio Furini, Poesie, a cura di Elena Furini, Favaro Veneto, Arti Grafiche Carrer, 1992). Agli alpini legnaghesi dedicò attenzione come pure cercò di mettere nelle note il dolore di tanti combattenti della guerra, ivi comprese le poesie tristi ed umane di Tolo da Re, reduce dalle battaglie del secondo conflitto mondiale: furono tutte musicate e qualcuna cantata dal celebre “Coro del Baldo”; anche queste uscirono postume (Livio Furini, Canti della montagna, illustrazioni di Giancarlo Mella, a cura di E. Furini, Favaro Veneto, Arti Grafiche Correr, 1992).  Egli era riuscito a vedere pubblicato, sempre con proprie musiche, il libretto di padre Giuseppe Girardello, Angoli sonori nella vita d’un Santuario: la “Madonna del Frassino”: storia e cronaca degli inni (Peschiera del Garda, Edizioni Santuario del Frassino, 1985). Intorno al 1984 compose Risveglio di primavera per pianoforte e, poi, per orchestra; l’ultima sua composizione, risalente al Natale 1986 e completata qualche mese dopo, fu un omaggio alla Madre di Gesù: questo brano, ri-arrangiato, fu rappresentato per violoncello, tastiere e voce tenore nel 2022, quando vennero donate dalla famiglia, in suo onore, una targa e una statua della Madonna agli Alpini di Peschiera, esposte nel cortile esterno.
Uomo dalla fede serena e sicura chiuse, in questo modo, i suoi giorni terreni: se ne andò nel silenzio, com’era stata sempre la sua vita interiore, nella sua casa di Castelnuovo del Garda, il 13 giugno 1987: aveva poco più di 54 anni. Le sue spoglie riposano là dove aveva, più volte, cantato l’amore alla Madonna: vicino al Santuario del Frassino a Peschiera del Garda. Nel 2023, Paolo Cassina ha girato un docufilm, di 108 minuti, Livio Furini, l’uomo dei sogni che inventò “Gardaland”, sulla vita del fondatore del più celebre luogo d’incontro per coloro che desiderano, nella gioia del sogno, vivere momenti felici.
Per tutti quelli che amano la musica, ma soprattutto per grandi e piccini che nel parco divertimenti di Gardaland hanno ritrovato il sorriso e si sono stretti la mano, non verrà mai meno il colore della vita e il ricordo di Livio Furini. Vicino al luogo dov’egli riposa, il comune di Peschiera del Garda gli ha dedicato una via; un’altra via porta il suo nome a S. Pietro di Legnago dov’egli aveva visto la luce.

Bibliografia: Giorgio Tauber, Nel mondo dei parchi: storia e divertimento, Padova, Facto, 1992; Eugenio Turri, Gardaland e lo spazio perduto, “Architetti Verona”, n. 58, 2002, pp. 29-29; Mario Magagnino, Verona: provincia di Gardaland: strumenti e creatività nella comunicazione d’impresa, Verona, QuiEdit, 2009; Massimo Zuccotti, L’opera artistica di Livio Furini, “Parksmania”, 11 nov. 2009; Emmanuela Carbé, L’unico viaggio che ho fatto: storia di Gardaland e di quello che è successo dopo, Roma, Minimum Fax, 2017; Cristian Golfarini-Damjan Abou Aldan, Oggi compie 48 anni il parco italiano più conosciuto al mondo, “Parksmania”, 19 luglio 2023; Annamaria Schiano, Gardaland, l’incredibile avventura di Livio Furini: la storia dell’uomo che inventò il parco diventa un film, “Corriere della sera”, 21 ott. 2023, p. 16; Katia Ferraro, Livio Furini, l’uomo dei sogni che inventò “Gardaland” diventa un docufilm, “L’Arena”, n. 304, 4 nov. 2023, p. 28; Cristian Golfarini, Storia di Gardaland, seconda edizione, [S.l.], Amazon.it, 2023.

Giancarlo Volpato

FOTO DA: www.parksmania.it

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