Pubblicazione del libro – “Vite a metà”… di Renzo Zerbato… segnalazione a cura di Giuseppe Corrà – 109
…a cura di Giuseppe Corrà
LAVAGNO (VR)
Renzo Zerbato presenta un nuovo libro in cui continua la propria indagine su alcuni avvenimenti della Resistenza accaduti nelle valli d’Illasi, dell’Agno e del Chiampo. Protagonista principale di questa nuova opera è ancora Giuseppe Marozin, il comandante Vero della Brigata partigiana Pasubio. A sottolinearne la continuità, oltre al contenuto, contribuisce anche la copertina del nuovo libro che ha per titolo Vite a metà. Con un racconto di Sabrina Marozin, nipote del comandante Vero: nero il suo colore principale, interrotto da una fascia rossa in cui campeggia la scritta Vite a metà, ancora tinta di nero. Proprio come la copertina del libro con cui Zerbato nel 2020 indagava la figura e l’operato di Giuseppe Marozin grazie ai verbali, fino ad allora inediti, redatti dal brigadiere Giulio Maule, comandante della stazione dei Carabinieri di Chiampo, in cui sono contenute le denunce rivolte contro Marozin e i suoi uomini dagli abitanti dei luoghi già nominati.
Il nuovo libro si presenta come una serrata indagine che mette a confronto fonti raccolte personalmente dall’autore, mediante interviste da lui stesso realizzate, o documenti già a sua disposizione perché pubblicati da altri. Fonti, a volte, anche in contrasto fra di loro. Alla fine, però, sarà solo il lettore a trarre le proprie conclusioni. Dunque, quella di Zerbato è un’indagine “poliziesca”, propria di un vero ricercatore di storia capace di fornire nuovi elementi per un giudizio più approfondito e documentato.
Un’indagine alla quale dà un contributo speciale anche la testimonianza di Sabrina Marozin, nipote di Giuseppe Marozin. Per lei c’è stato un tempo in cui suo nonno paterno era solo un personaggio di cui in famiglia non si parlava volentieri, del quale conosceva molto poco e quasi solo grazie ad informazioni di parte come quelle derivanti dalla lettura di Odissea partigiana. “I 19 della Pasubio”, il testo autocelebrativo delle proprie gesta scritto dello stesso Comandante. Il primo libro di Zerbato legato alla figura di Vero le ha mostrato, invece, aspetti di suo nonno, a lei prima, del tutto sconosciuti.
«È stata proprio la dottoressa Sabrina Marozin – spiega l’autore – a chiedermi di inviarle il mio libro e, poi, a stimolarmi a continuare la mia ricerca su questo uomo ancora tanto discusso, Cioè mi ha spinto a proseguire la mia inchiesta».
Cosa che l’autore ha fatto volentieri perché, anche dopo aver licenziato il suo primo testo sul Comandante Vero, erano rimaste nella sua mente tante domande relative ad episodi che aveva riportato in quelle sue pagine. Proprio queste domande ed i colloqui avuti con Sabrina Marozin l’hanno portato a realizzare il suo nuovo lavoro.
«L’obiettivo di questo mio nuovo libro – afferma l’autore – rimane quello di sottolineare che le guerre non si concludono mai con la vittoria di una delle parti in causa e la sconfitta dell’altra. Le guerre, anche quelle definite “giuste”, non terminano con la posa delle armi, con la sepoltura delle vittime, con il silenzio pauroso dei testimoni e neppure con l’assoluzione degli imputati nei vari processi legati alle vicende belliche. Perché i conflitti generano traumi profondi che si trascinano per anni negli incubi notturni di chi ha avuto la sorte di camminare, almeno per un tratto di strada, per mano di quelle vittime e poi, improvvisamente, ha dovuto proseguire senza di loro».
Revisionismo storico quello di Renzo Zerbato? Nient’affatto. Solo voglia di mettere l’una accanto all’altra per confrontarle fra loro le testimonianze rinvenute intorno ad un determinato evento, senza pretendere, però, di tirarne le conclusioni che lascia, come già dicevo, ai lettori ricchi anche di nuovi documenti vagliati e discussi.
Certo, anche questo suo libro e, forse più del primo, sarà destinato ad accendere discussioni che potranno anche essere molto animate, potrà suscitare delle polemiche perché rischia di ridimensionare certe figure finora messe sugli altari e a rivalutarne altre prima accusate per colpe che non risultano da loro mai commesse.
Quello di promuovere la discussione ed anche di far nascere delle polemiche è, spesso, il destino di chi esamina i fatti storici solo analizzando la documentazione a sua disposizione o che deriva anche dal proprio lavoro personale quando trova il proprio tempo per parlare ed ascoltare i testimoni diretti dei fatti su cui lavora.
Così in questo suo nuovo libro Zerbato interroga i documenti in suo possesso sulle figure dei civili “giustiziati” dai partigiani di Marozin, sulla spesso nominata ma altrettanto misteriosa lista dei 37 sospettati che sarebbero stati da eliminare, sul perché di essi ne vennero sequestrati solo cinque e solo tre sono stati uccisi, sul luogo in cui questa lista di proscrizione sarebbe stata compilata, su chi e perché abbia veramente ucciso il partigiano bulgaro Giorgio, conosciuto con il nome di battaglia Zambo, sulla figura di Maria Stoppele, la partigiana Kira, sulla denuncia nei confronti di Amelia Anselmi, finita al 79, il carcere di Verona, e liberata grazie alla testimonianza popolare degli abitanti del proprio paese insorti unanimemente al suo arresto, su cosa possa aver provocato l’operazione Timpano o Pauke con i suoi feroci rastrellamenti da parte dei nazi-fascisti nelle valli ricordate, sull’esecuzione degli attori Luisa Ferida ed Osvaldo Valenti e sulle motivazioni con cui è stata decisa la loro condanna a morte, su chi ha ordinato la loro uccisione, su dove sono andati a finire i soldi che i partigiani della Pasubio hanno prelevato alla zecca di Milano, sul fatto che non sono state restituite le chiavi che avevano permesso loro di accedervi… E l’elenco potrebbe continuare ancora.
Zerbato riuscirà davvero a fornire a tutti i suoi lettori delle motivazioni esaustive per poter rispondere a tante domande ancora inevase? Non lo so. Ma, anche se solo suscitasse ancora ulteriori ricerche intorno a questi fatti, sarebbe un bel risultato. Solo la ricerca spassionata e disinteressata permette, infatti, di potersi avvicinare alla verità, la sola capace di restituire o dare a ciascuno quanto davvero gli spetta sia nel bene come anche nel male.
La prima presentazione del nuovo libro di Renzo Zerbato è avvenuta venerdì 9 agosto 2024 nell’ex convento di Badia Calavena alle ore 20.30, seguita da un rinfresco La seconda si terrà venerdì 27 Settembre 2024 nella Baita degli Alpini di Vago, alle ore 19.30 con risotto finale. Altre date saranno comunicate successivamente.
Giuseppe Corrà