Pubblicazione del libretto d’Opera – “IO SONO LUCREZIA”… segnalazione a cura di Elisa Zoppei – 111
…a cura di Elisa Zoppei
VERONA
Lucrezia colta nell’atto di uccidersi (1627) opera di Artemisia Gentileschi conservata nel Getty Museum di Los Angeles.
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“IO SONO LUCREZIA” – LIBRETTO D’OPERA DI ANNA UBERTI
SEGNALAZIONE di Elisa Zoppei
“IO SONO LUCREZIA” è un piccolo, ma potente capolavoro d’arte poetico musicale, scritto da Anna Uberti e musicato del Maestro Luca Fialdini, le cui note all’inizio sconcertano, annunciando la tragicità dell’opera, precipitandola in un caos di suoni, che fanno rivivere il dramma interiore della donna oltraggiata, vittima di un abominevole abuso e che ora si trova da sola a fare i conti con lo strazio del suo corpo violentato e della sua anima spezzata.
Il libretto di Anna Uberti aderendo alle note dello spartito musicale, dà voce a Lucrezia, la casta, legata all’antica storia di violenza carnale, subita dalla moglie di Lucio Tarquinio Collatino, che diventerà primo console della Res Publica romana dopo che, secondo Tito Livio (59 a.C.-17 d.C.), nell’opera “Ab Urbe condita” racconta che gli ultimi Tarquini re etruschi furono cacciati da Roma e messi al bando, proprio per vendicare il disonore subito dalla nobildonna romana oltraggiata dal figlio di Tarquinio il Superbo… Lo storico Tito Livio, quindi fa di Lucrezia l’Eroina dell’onore violato che, a nome di tutte le donne trova, nel darsi la morte, l’unico mezzo per far trionfare la propria innocenza e riscattare l’onta subita. Il dramma di Lucrezia viene ripensato dal poeta Ovidio (3 a.C.–18 d.C.) che nel poema “I Fasti” la dipinge come una donna piegata su sé stessa, minata dal senso di colpa, ossessionata dalla sua sventura, vittima della propria incapacità di affrontare il presente, se non dandosi la morte.
Lucrezia assurse poi a figura leggendaria nel poemetto shakespeariano “Lo stupro di Lucrezia”, (1594). Anche il grande Bardo, accoglie la soluzione finale del suicidio come disperato tentativo di salvare la propria reputazione di donna innocente violata. C’è di più: qui il dramma esplode nella dolorosa ed intensa espressività di un torrente in piena: un susseguirsi di maledizioni, sensi di colpa e propositi salvifici che conducono la vittima alla decisione estrema del sacrificio di sé. Un sacrificio necessario in nome dell’onore, proprio e del proprio popolo.
Con la stessa versione dei fatti Anna Uberti, irrompendo nella tradizione letteraria, stravolge la tessitura della trama, annunciando fin dal titolo “Io sono Lucrezia” un nuovo modo di rivivere la storia, calandosi in prima persona nel conflitto interiore della donna, soffrendo nella sua pelle la tragica realtà dello stupro e sfociando coraggiosamente in un esito finale sorprendentemente nuovo, offrendo a Lucrezia le ali per volare verso la cosciente libertà di essere viva quantunque, comunque, ad ogni costo.
Il sipario si apre nella stanza nuziale di Lucrezia, accanto a quel letto disfatto e profanato. La donna in lacrime è rannicchiata su sé stessa, sente intorno voci che sfiorano l’aria, bussano alle porte del cuore, schiaffeggiano la sua coscienza… non credono alla sua innocenza: ciò che le è accaduto, ciò che ha subito, è proprio sicura di non averlo in qualche modo magari involontariamente provocato?
E qui sta il dramma così lucidamente denunciato da Anna Uberti quando mette in scena la disperata difesa di Lucrezia che si sente condannata dalla sua stessa coscienza.
Le sue parole intrise di dolore e di pianto si accordano alle note che ne interpretano lo strazio, mettendo a nudo il dramma della donna che si sente defraudata della sua dignità al punto di cedere allo sconforto e porre fine alla sua vergogna. Ma ecco la novità: viene avanti attraverso l’espediente scenico dello specchio, un dialogo immaginario (ma molto vicino alle tesi Junghiane), per cui mentre Lucrezia si guarda allo specchio, una voce piano piano si fa strada e attraversando l’aria, le infonde coraggio, la rende consapevole del suo valore, del suo diritto di continuare a vivere, di credere in se stessa e di amare la vita.
Così Anna Uberti in “Io sono Lucrezia”, spiega la scelta di un epilogo diverso, andando contro una inveterata tradizione: – “Ho voluto donare alla mia Lucrezia vita, quella che le spetta, e che le servirà a ricostruirsi dopo l’offesa subita per credere ancora nell’uomo”.
Un dono questo che oltrepassa la nota secolare vicenda, e auspica un destino salvifico per tutte le donne colpite da atroci esperienze infanganti, trafitte da amori traditi e incolpevolmente abbandonate.
Nota biografica
Nata a Verona, vive tuttora in questa città. “E il tempo scorre e distrae…”, racconta di sé la scrittrice poetessa Anna Uberti, “…ma certe emozioni, come marosi, mi sconquassano l’animo. È allora che devo riportare dentro di me la quiete, e lo faccio dando voce al mio sentire e scrivo”.
Il verso libero caratterizza per lo più la sua poesia, che si permette incursioni nei testi di prosa donando, se capita, carattere di lirica quando vengono toccati i sentimenti dei protagonisti.
Scrive e pubblica le prime storielle intorno agli otto anni. Tiene un diario dove annota con puntualità gli eventi che toccano il suo animo sensibile ponendosi domande sul senso della vita e la frequente incoerenza tra le parole profuse e i fatti del mondo degli adulti, che osserva con attenzione.
Nel 2002 partecipa a un laboratorio di poesia guidato dalla poetessa Ida Travi, che la porta a scrivere assaporando il piacere di una nuova consapevolezza.
Tra i romanzi ha pubblicato La bellezza non è un frutto proibito, Aletti Editore 2010 e Innamorate, facili prede – Europa Edizioni 2019.
Ha pubblicato inoltre racconti brevi e poesie e partecipato a diverse antologie, ricevendo premi e menzioni di merito.
Fresco di stampa è uscito in questi mese di giugno 2024, il libro “Catenella, una raccolta di poesie pubblicata dall’editore Bertoni per Poesiaedizioni – collana Aurora, a cura del poeta e critico letterario Bruno Mohorovich,”.
È librettista dell’opera lirica moderna contemporanea “Io sono Lucrezia” – marzo 2024.
Io sono Lucrezia – libretto di Anna Uberti, musica di Luca Fialdini – dedicato al soprano Giulia Bolcato.
La prima esecuzione, in forma di concerto, si è tenuta sabato 23 marzo 2024 alle ore 16:30 in Sala Civica “B. Barbarani”, a San Bonifacio (VR), con Federico Toffano al violoncello e Alberto Maron al clavicembalo.