Etimologia 81 (Postuma) – (Storia)

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Etimologia 81 (Postuma) – (Storia)

“Il ghetto ebraico di Verona – parte 2”
All’interno del Ghetto fu costruita una fontana, indispensabile per una vita autonoma della comunità. Per quanto riguardava il cimitero, nel 1599 fu concessa agli ebrei per il seppellimento dei loro morti un’area in Campofiore, più esattamente presso l’attuale via S. Francesco. Non si sa dove fosse il cimitero della comunità ebraica anteriormente al 1599. Il cimitero di Campofiore fu usato fino al 1755; dopo tale data fu trasferito presso Porta Nuova, all’angolo tra corso Porta Nuova e via Oriani, dove rimase fino al 1855. In quest’ultimo anno, la comunità ebraica dovette provvedere a un nuovo trasloco del suo camposanto: esso fu così portato dove si trova tuttora, in Borgo Venezia, lungo via Badile.
Nel 1638, proveniente da Venezia, un’ondata di ebrei sefarditi (= spagnoli) giunse a Verona, seguita da un’altra diciassette anni anni dopo. Si costituì all’interno del ghetto una comunità spagnola, il cui ricordo sopravvive nell’attuale nome del “vicolo Corte Spagnola”. Questa nuova comunità si stabilì dov’è ora il supermercato dell’UPIM, estendendosi fino all’odierna via S. Rocchetto; essa pretese di rimanere comunità a sé, con una propria sinagoga. Il Ghetto fu così suddiviso in due; tra i due Ghetti fu costruito un corridoio interno di comunicazione, e furono costruite due nuove porte. L’area abitata dagli ebrei sefarditi fu detta “Ghetto nuovo”; i suoi abitanti erano chiamati “Ponentini”, a differenza degli altri che erano chiamati “Greci” o “Levantini”.
Caduta la Repubblica di Venezia, le subentrò la Repubblica Cisalpina; nel 1801, quest’ultima provvedette a demolire le mura di recinzione e a togliere i cancelli. Da quel momento, il Ghetto non fu più recintato, e gli ebrei poterono stabilirsi anche altrove, in città. Nell’area del Ghetto rimasero, così, col tempo, solo le famiglie più povere.
Gli ebrei veronesi non risiedettero, però, solo a Verona. Troviamo tracce della loro presenza, infatti, in parecchi piccoli centri della provincia. Tale dispersione, nell’opinione di A. Bonamini riportata nel citato volumetto del Pavoncello, andrebbe spiegata col fatto che gli ebrei si dedicarono in certi periodi al commercio dei prodotti della terra, soprattutto dei cereali; questo li avrebbe portati a stabilire dei magazzini, e in seguito delle abitazioni, nelle località dove quel commercio poteva meglio essere esercitato.
Alcuni insediamenti furono senza dubbio causati dall’attività tipicamente ebraica dei banchi di prestito.
Tale è il caso di Lazise, dove si stabiliscono degli ebrei con banco di cambio e prestito all’inizio del 1400 e una vera e propria comunità ebraica vi si formerà quasi un secolo dopo, quando giungono a Lazise alcuni ebrei cacciati da Verona nel 1499.

Giovanni Rapelli

Articolo apparso in “Verona Fedele” 23 gennaio 1983.

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