Lenotti Armando

… a cura di Graziano M. Cobelli

LIBRERIA

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Chi è Armando Lenotti,

Laureato in Economia all’Università di Verona, ha lavorato per molti anni fino alla pensione per una grande e prestigiosa Azienda Veronese, oltre alla Poesia ha la passione anche per musica, pittura, calcio e pallacanestro, risiede a Verona anche se la sua infanzia è costellata di spostamenti da una città all’altra da Roma al Trentino etc….
Parla quasi sempre in italiano e per questo nessuno direbbe che è un Poeta Dialettale, invece, lui scrive prevalentemente in Vernacolo ed ha dato alle stampe nel 2005 un capolavoro composto solo di Sonetti, 61 per la precisione, tutti regolarmente e rigorosamente in endecasillabo, dal titolo “Le morose vèce”.
Ha pubblicato inoltre alcuni libricini di Poesie umoristico-satiriche.
Dal 2003, ha fatto parte fino a gennaio 2010 del Cenacolo di Poesia Dialettale “B. Barbarani” di Verona, nel gennaio 2004 è stato votato a far parte del Direttivo dello stesso, con la carica di Segretario e nel gennaio del 2007 è stato rieletto con la stessa carica.
Dal 2010 con altri 6 Poeti dialettali Veronesi è Socio fondatore del “Cenacolo di Cultura e Poesia veronese “Gino Beltramini” 2010”.
Le Poesie che leggerete oggi nell’angolo a Lui dedicato, non saranno tratte dal libro che ha pubblicato ma sono inedite.
Per scelta personale non partecipa a Concorsi di Poesia.
Molto attivo e bravo nell’organizzare conferenze ed incontri culturali in città ed in tutta la Provincia.
Ho l’onore inoltre di annunciare che sarà di prossima uscita il suo secondo Libro di Poesie dialettali.
Da lui naturalmente possiamo aspettarci solo un Dialetto cittadino…

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    Soto na pergola     

Un polameto el cose al girarosto,
na tratoria, na pergola, l’è istà,
el rosso in tola no’l sparagna l’osto
mi son lì che la vardo za inocà

e forsi l’è anca el caldo de l’agosto
la gà la camiseta sbotonà,
fadigo a tegnar le me mane a posto,
saràlo el vin o sonti inamorà?

Ma un temporal rufian in un momento
squassa la tola de la tratoria,
ela e le frasche trema de spavento

mi me la brasso e in cel volemo via.
E g’ò pagà un bicer al dio del vento,
l’è quel che l’à volù de sensaria!

Sotto una pergola: Un piccolo pollo cuoce al girarrosto / una trattoria, una pergola, è estate / il vino rosso in tavola non risparmia l’oste / sono lì che la guardo già incantato / e forse è anche il caldo dell’agosto / lei ha la camicetta sbottonata, / fatico a tenere le mie mani a posto / sarà il vino o sono innamorato? // Ma un temporale ruffiano in un momento / fa traballare la tavola della trattoria / lei e le frasche tremano di spavento / io l’abbraccio e  in cielo voliamo via: // E ho offerto un bicchiere al dio del vento / è quello che ha voluto per la mediazione!

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El me paradiso
(Sul ritmo de na bossanova)  

 Me so’ insognà che sera in paradiso
ma no te gh’eri ti
e t’ò sercà in giro fra i beati
ma no te cato lì,
lori che i prega e canta soridenti
e me despero mi
l’è ’l paradiso ma me par l’inferno
se no te vedo ti.

E alora a Dio g’ò fato na preghiera:
no posso sensa ela vivar qua,
ti màndeme de novo su la tera
màndeme indrio, quel che sarà, sarà!

Me son sveià che sera ne l’inferno
e lì te gh’eri ti
no t’ò sercà in giro fra i danati
parché te cato lì,
lori che i pianze e siga soferenti
e son felice mi
no l’è l’inferno l’è ’l me paradiso
se mi te vedo ti,
se mi te vedo ti!

Il mio paradiso (sul ritmo di una bossanova): Ho sognato che ero in paradiso / ma non c’eri tu / e t’ho cercata in giro fra i beati / ma non ti trovo lì, / loro che  pregano e cantano sorridenti / e io mi dispero / è il paradiso ma mi sembra l’inferno / se non vedo te. // E allora a Dio ho fatto una preghiera / non posso senza lei vivere qua  / tu mandami di nuovo sulla terra / mandami indietro, quello che sarà , sarà! // Mi sono svegliato che ero nell’inferno / e lì c’eri tu / non t’ho cercata in giro fra i dannati / perché ti trovo lì, / loro che piangono e gridano sofferenti / e io sono felice / non è l’inferno è il mio paradiso / se io vedo te / se io vedo te.

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