Baricco Alessandro – “La sposa giovane”
…a cura di Elisa Zoppei
Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com
Cari amici lettori, vi invito a sostare insieme a me con l’ultimo libro di Alessandro Baricco “La sposa giovane” e a inoltrarvi nei meandri di una storia che di primo acchito e anche un po’ più in là, sembra allungarsi senza trovare la strada per concretizzarsi in una trama narrativa di senso, ma dà all’autore l’agio di passare da una scena all’altra da un dialogo a un monologo interiore, sfoggiando tutta una serie di sovvertimenti stilistici che magari Simenon chiamerebbe bellurie narcisistiche di chi ha poco da dire ma molto per apparire. Una storia che ha sì il fascino dell’esotico e del misterioso, che ti tiene sulle corde più del dovuto, ma alla fine ti chiedi se non viene compromesso il comune senso del pudore o per meglio dire la normale capacità contenitiva del lettore. Mi sono scoperta infatti incontinente, nel senso che mi è scappata spesso la pazienza quando credendo di aver finalmente districato la matassa fra chi agisce nella storia in prima o in terza persona e le volubili intromissioni dell’autore a confondere le piste, mi accorgevo che i fili me li dovevo sgarbugliare da sola e che l’autore se la rideva di me, anzi che a lui non gli importava niente dei miei disagi. Anzi ci godeva. Insomma lo faceva apposta, voleva farmi incazzare (alt: parola italiana abusata nel parlato comune e prediletta da tanti scrittori seri e meno seri. Comunque ricca di sinonimi quali arrabbiarsi, incavolarsi, irritarsi, andare fuori di testa ecc…)
Poi fra una incazzatura e l’altra si è fatto avanti un pensiero: vuoi vedere che questo mostro mitico della piattaforma letteraria italiana, ha forse trovato il modo di stuzzicare il lettore al punto da farsi leggere con un’attenzione certosina e farselo complice dei suoi raggiri? Alla fine, dopo essermi presa per i capelli cento volte sentendomi costretta a leggerlo fino all’ultima riga, ho teorizzato che la storia narrata da Baricco attraverso la voce dei personaggi che si muovono sulla scena della vita composti e solenni, accompagnati da un terzo io narrante che è la penna dello scrittore, è una storia che mette a nudo la parte più segreta di ciascuno di noi, sguarnita di ogni pretesto per nascondere le pulsioni primordiali della sessualità. Una sessualità che nulla ha a che fare con l’attrazione fisica o l’amore sentimentale o la passione, ma che è praticata solo fine a se stessa e si esprime attraverso l’eccitazione e il godimento carnale. Nessuna fantasia. Erotismo puro. Un tête-à-tête sublimato con le parti intime del proprio corpo. Vi inviterei a leggerlo, non solo perché io posso averlo male interpretato, ma perché ha una forza seduttiva come pochi. E ti stravolge di poesia, te la infila negli occhi, negli orecchi, nel palato, nella pelle. Buona lettura!
Alessandro Baricco
Per conoscere un po’ da vicino l’eclettica figura di questo artista plurivariegato, che con una disinvoltura funambolesca si muove da anni leggero e sicuro del proprio fascino sia sulla scena televisiva, filmografica, teatrale, letteraria, musicale, non bastano le note biografiche seminate lungo i siti Googleani. Conosciamo le molte attività che Alessandro Baricco svolge nei vari ambiti culturali come scrittore, saggista, critico musicale, conduttore televisivo, pianista, sceneggiatore e regista italiano, ma poco o niente traspare della sua vita dietro le quinte o fuori dalla pagine dei suoi romanzi. Sappiamo che è nato a Torino sabato 25 gennaio 1958. Si è laureato in Filosofia all’Università di Torino con Gianni Vattimo, fondatore del “Pensiero debole”, discutendo una tesi sulla teoria estetica di Adorno concernente la profonda corrispondenza fra filosofia e musica, da cui possiamo arguire il suo infinito amore (anche un po’ ossessivo?) per la musica. Conseguito il diploma in pianoforte al Conservatorio di Torino ha lavorato come copy writer in agenzie di pubblicità, dedicandosi alla critica musicale e scrivendo saggi quali Il genio in fuga (Il Melangolo, 1988), incentrato sul teatro rossiniano, e L’anima di Hegel e le mucche del Wisconsin (Garzanti, 1992) sul rapporto fra musica e modernità. Quindi con naturale disinvoltura ha esordito nel mondo della carta stampata prima come critico musicale sulle pagine di Repubblica, e poi come editorialista culturale per La Stampa. Da qui assistiamo anno dopo anno alla sua scalata al successo come scrittore. Sbalordendo con un tale dispiego di energia linguistico creativa e grazia affabulatoria, da guadagnarsi da subito e non a torto, la griffe di scrittore fuori classe, un titolo portato con consapevole autocompiacimento: «Io sono un narratore – dice di se stesso – ho quel talento lì, vedo storie anche in questo tavolo, mi parla. Ho lavorato molto per dire che viviamo in mezzo alle storie e che bisogna raccontarle bene, con rispetto. È un compito civile, come quello del panettiere qua sotto. Io ho bisogno di lui e lui di me. Gli uomini hanno bisogno di storie. Non soltanto per trasmettere sapere. Ogni storia è la custodia della speranza che questa vita non sia l’unica, che se uno volesse potrebbe avere un’esistenza differente.» (www.centopagine.it)
Gli anni novanta sono quelli della grande affermazione internazionale come romanziere: fin dall’esordio con Castelli di rabbia, e poi Oceano mare, Seta, City, Senza sangue, Questa storia. Altri successi letterari: il racconto Novecento; la raccolta di articoli Barnum; il saggio Next; Omero, Iliade….
Diventato socio della casa editrice Fandango Libri, Baricco ha pubblicato nel 2005 Questa storia uscita nelle librerie con quattro copertine differenti realizzate da Gianluigi Toccafondo, e sempre per Fandango nel 2006 I Barbari. Saggio sulla mutazione precedentemente proposto a puntate su La Repubblica. Nel 2008 ha curato il commento della collezione di DVD Passione Lirica, supplemento de L’Espresso.
Tutti i libri di Alessandro Baricco sono stati tradotti in Europa, in Russia e in America e recensiti dalle maggiori testate internazionali (The Guardian, New York Times, Libération, Le Monde). Preside e docente della Scuola Holden, membro dell’Osvaldo Soriano Football Club, nel 2009 ha pubblicato con Feltrinelli il romanzo Emmaus.
Altre notizie di routine sono agilmente reperibili oltre che su Wickpedia nei siti : www.letterefilosofia.it; www.centopagine.it
Il romanzo:
La sposa giovane, Editore Giangiacomo Feltrinelli, Milano. Prima edizione ne I Narratori, marzo 2015
Definito dal critico Roberto Casalini un romanzo più “cool” che bello, La sposa giovane è uscito, per espresso desiderio dell’autore, nell’assoluto silenzio editoriale, vale a dire senza essere stato annunciato o reclamizzato come avviene di solito per creare l’attesa e accendere il desiderio dei lettori.
Immagino che Baricco sapesse il fatto suo e contasse sulle nostre reazioni, prima introducendoci in una villa padronale fin de siecle situata in una non ben definita campagna nei sobborghi di una città magari anche italiana, ma non è detto, poi ammettendoci alla presenza dei suoi abitanti nel sontuoso santuario di una ricca famiglia dell’industria tessile, composta da protagonisti senza nome chiamati il Padre, la Madre, il Figlio, la Figlia, lo Zio e da un maggiordomo sacerdote, unico a chiamarsi Modesto, e unico depositario dei segreti di tutti, che, compassato e perfetto nel suo ruolo, regola i loro ritmi vitali dall’alba al tramonto.
Ce li fa incontrare tutti all’ora della sveglia quando la voce di Modesto intonata alle sue personali previsioni meteorologiche, li richiama alla vita strappandoli al sonno notturno e li riunisce, senza essersi né lavati né vestiti, intorno all’altare della sala da pranzo, la tavola delle colazioni, dove sostano per quasi tutta la mattinata a chiacchierare e a satollarsi con ogni ben di dio fra pasticcini di ogni specie, varie marmellate di frutta, fragranti croissant, prosciutti, formaggi, champagne e caffè, il tutto fastosamente sistemato per soddisfare gli occhi e il palato di una ventina di non ben identificati convitati che partecipano giornalmente alla cerimonia delle colazioni.
Le ore del mattino trascorrono in un’atmosfera di gaia distensione, opposta allo stato d’ansia e di timore che si impossessa di tutti i membri della casa all’appressarsi della notte: su tutti incombe l’incubo delle ore notturne, che stando a una leggendaria tradizione domestica, sono quelle in cui, da più generazioni, uomini e donne della famiglia hanno continuato a morire.
Così ogni membro della Famiglia, sembra uscire con i lineamenti sfocati come da una foto d’epoca sfumata in seppia, ma ciascuno è avvolto in un’aura speciale che lo rende inconfondibile, quasi l’autore intendesse metaforicamente in ciascuno di essi, mettere a nudo un pezzo del suo intricato e intrigante mondo interiore, o semplicemente sbrigliare la sua portentosa fantasia. Ad ogni modo avremo a che fare con un Padre riguardoso per un’imperfezione, o per così dire, una inesattezza cardiaca, pacato ma feroce bestemmiatore allo stesso tempo e frequentatore di una elegante casa di piacere di proprietà del casato; una bellissima Madre dai sillogismi imprevedibili e incomprensibili, per di più inimitabile artista di alcova nella sua giovinezza nello stesso bordello di lusso, tuttora in grado di esercitare la sua arte come avrà modo di sperimentare la Sposa giovane; una Figlia parimenti giovane, che anche se semiparalizzata sa istintivamente dove e come toccarsi per dare piacere al proprio corpo infelice; uno Zio colpito da una misteriosa sindrome che lo avvolge in un sonno perenne, ma pur dormendo sempre (anche mentre gioca a tennis) è una presenza chiave di insostituibile chiaroveggenza nelle varie occasioni di crisi della Famiglia.
In questa bella mattina di sole velato da una brezza leggera, intorno alla tavola imbandita manca il Figlio maschio ventenne, provvisoriamente all’estero in Inghilterra per affari, ma da tre anni promesso sposo a una giovane fanciulla, da allora emigrata in Argentina a seguito del padre allevatore di bestiame, in attesa di compiere i 18 anni per tornare a lui e unirsi nel matrimonio già concordato più o meno forzatamente, dai rispettivi genitori. Infatti si erano innamorati, assaggiati e dati un appuntamento preciso.
Ed ecco che nel bel mezzo di una colta conversazione fra una ghiottoneria più prelibata dell’altra, si sente suonare il campanello d’ingresso e quando Modesto apre, si trova davanti la Sposa giovane: “Sono la sposa giovane, dice, e ho 18 anni come convenuto”.
La storia si srotola piano nei giorni dell’ attesa dell’arrivo del Figlio, che in realtà è scomparso senza lasciare traccia di sé, in un mondo senza tempo scandito dal sonno notturno che tutti temono come presagio di morte, e la ripresa della vita all’alba di ogni giorno. Ci è dato conoscere a mò di contagocce, le vicende personali di ogni personaggio seguendo gli occhi e i passi della Sposa giovane e qualche confidenza scappata a Modesto. Ella è entrata a far parte della Casa, e sempre composta e inalterata si infiltra nella intimità segreta di ciascuno prendendo consapevolezza di se stessa e del proprio potere di controllo e di seduzione. Ogni suo atto, ogni sua parola, ogni suo pensiero pur vivendo la vita della famiglia e mantenendo una sua istintiva indipendenza, si consuma nell’attesa del ritorno del Figlio suo promesso sposo. E se non tornasse più che ne sarà di lei? Che sorte le riserverà il destino? Il Destino appunto. Per saperne qualcosa bisogna arrivare in fondo, proprio all’ultima battuta.
Amici miei, leggete questo libro e poi sappiatemi dire. Grazie. Vs. Elisa