Bassini Edoardo
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Medico chirurgo, professore universitario, patriota, filantropo, Pietro Francesco Edoardo Bassini nacque a Pavia il 14 aprile 1844 in un’agiata famiglia di agricoltori e patrioti. Figlio di Giovanni Battista e di Luigia Rognoni, aveva uno zio colonnello dei “Mille” di Garibaldi e un cugino che, come lui, diventerà soldato della patria in quell’epoca che segnò il trapasso e il destino dell’Italia.
Intraprese gli studi di medicina e si laureò nell’università della sua città il 3 giugno 1866. Subito dopo, nascondendo che era un medico, s’arruolò – per combattere come tutti i soldati – con Garibaldi nelle file del “Corpo Volontari Italiani”, sul fronte trentino contro l’Impero asburgico, nella terza guerra d’indipendenza. Terminata la campagna militare, entrò nell’ospedale pavese per frequentare, come praticante; non vi rimase molto perché il suo spirito di italiano lo fece uscire un anno dopo. Partecipò alla battaglia di “Villa Glori”, al comando di Enrico Cairoli del quale era grande amico: accadeva il 23 ottobre 1867. Come noto, gli zuavi pontifici e le truppe internazionali a difesa di Roma ebbero la meglio: morirono, in date successive, i fratelli Cairoli (Enrico e Giovanni) e il giovane Bassini si accostò alla fine della vita; colpito da un colpo di baionetta che gli aveva devastato il basso ventre, fu ricoverato al “Santo Spirito” di Roma. Si dice che il Papa Pio IX, in visita ai feriti, abbia detto al suo capezzale, dopo averlo benedetto: “Speriamo che guarisca e metta giudizio”. Il nome di Edoardo Bassini, assieme a quello dei suoi 69 compagni, è inciso nel bronzo, sul Pincio, nel retro del monumento che ricorda i fratelli Cairoli. Portato a Pavia, egli fu curato da Luigi Porta, clinico chirurgo, che lo salvò e ne divenne il maestro.
Pure non abbandonando mai il suo spirito di patriota convinto e assai attento alle vicende dell’epoca, il giovane medico, divenuto assistente di Luigi Porta, si gettò con grande capacità e straordinaria intelligenza ad occuparsi di anatomia e istologia patologica; ebbe come collega anche Camillo Golgi, premio Nobel per la medicina nel 1906; l’insegnamento del chirurgo, suo salvatore, e la condivisione degli amici, fecero di lui, assai presto, un eccellente studioso: il “Museo Porta”, a Pavia, conserva ancora interessanti e magistrali preparati del bacino umano che furono opera sua. Conobbe Theodor Billroth, considerato il padre della chirurgia gastro-intestinale e Joseph Lister, scopritore dell’antisepsi: per questo viaggiò molto, andando ad assistere agli interventi, a Vienna, a Berlino, a Monaco di Baviera; a Londra fu uno dei primi italiani ad assistere ad operazioni chirurgiche di ovariotomia e agli insegnamenti di Lister.
Dovette ritornare perché richiamato a Pavia dal Porta; alla morte del maestro, Bassini venne incaricato di “Chirurgia minore”, poi di “Clinica e medicina operatoria”. Ritornò a Londra per un anno e cominciò a dedicarsi soprattutto alla chirurgia delle ernie addominali: le lezioni di antisepsi entrarono così profondamente nel suo lavoro che egli sarà ricordato come il primo, grande chirurgo che poneva la massima attenzione nella pulizia delle parti operate, per scongiurare infezioni.
Nel 1879 ottenne l’incarico della direzione della Clinica chirurgica dell’università di Parma e, subito dopo, l’abilitazione alla docenza in “Clinica chirurgica e medicina operatoria”. Si trasferì a La Spezia dove rimase per tre anni; trasformò l’ospedale, lo rese quello che egli credeva sempre: un luogo dove i malati erano i veri e soli padroni. Quando lasciò – ed oggi è ancora visibile all’ingresso del nosocomio – gli fu dedicata una targa. Nell’anno accademico 1883/84 venne chiamato, come professore ordinario, dall’ateneo di Padova: fu la sua sede definitiva dove trovò grandi chirurghi e un patologo eccelso, come Achille De Giovanni, con il quale lavorò; diversi come impostazione umana e metodologica, non ebbero sempre la medesima visione del lavoro operatorio. Bassini era un impulsivo uomo d’azione, un burbero benefico, iroso allorquando – nella sala operatoria – tutto non funzionava perfettamente: ma dotato di un’umanità che trascendeva la normalità.
La produzione scientifica del chirurgo ebbe subito risonanza internazionale per la sua grande competenza nell’anatomia funzionale. Fu chiamato in Francia, in Inghilterra, nei paesi tedeschi. Bassini ideò nuovi metodi per gli interventi chirurgici in quasi tutti i settori: nefropressi, isterectomia subtotale, ileo-colonstomia, incisioni a cravatta per la tiroide, cistotomia sovrapubica, disarticolazione dell’anca, amputazione interscapolotoracica e tecnica risolutrice dell’ernia crurale.
Il suo motto era: “Farlo senza dirlo”.
Passò alla storia del mondo chirurgico soprattutto per la tecnica innovativa e risolutiva dell’ernia crurale, che porta il suo nome. E, quando uscì la sua monografia su questo metodo, il mondo della medicina chirurgica guardò a lui come allo scienziato che aveva rovesciato, quasi in silenzio, tecniche ancestrali.
Edoardo Bassini viveva solo ed appartato in una piccola casa vicino all’ospedale: senza lussi, concedendosi, solamente, della grandi galoppate a briglia sciolta. Nel 1897 si trasferì a Vigasio; acquistò una villa e la campagna ad essa legata: il suo amore per l’agricoltura e per la terra non l’aveva mai abbandonato. Aprì a contadini, a tutti coloro che avessero voluto lavorare. I 300 ettari furono bonificati, divisi in 18 appezzamenti che dette in affitto a braccianti.
Una caratteristica del Bassini agricoltore fu quella di rifiutare qualunque consiglio: egli aveva rispolverato la conoscenza del padre e fu un eccellente imprenditore, seppure non da tutti gradito.
Il grande, celebre chirurgo, mise in campo una sua caratteristica che l’aveva sempre accompagnato: la filantropia. Iniziò, così, un mondo straordinario di beneficienza. Intanto, nel 1904, divenne Senatore del Regno, quindi consigliere comunale di Vigasio (ma il suo carattere non era adatto per tale ruolo), mentre le grandi istituzioni accademiche andavano a gara per averlo tra i propri soci.
Attento ai malati, nel 1905 egli approdò a Ime sul Monte Baldo dove, qualche anno più tardi, Roberto Massalongo, il celebre medico tregnaghese, grande curatore della tubercolosi, s’impegnò a fare – con cessione gratuita del Bassini – un centro per la cura dei malati oppressi da quel morbo. Dopo gli anni Venti, non se ne fece più nulla.
Per gli erniosi poveri, il grande chirurgo scrisse, allora, il suo testamento: lasciava ogni sua proprietà ad un Istituto, all’uopo sorto, nella zona di Milano. Poi, grazie ai suoi lasciti sorgeva quello che è, oggi, l’Ospedale “Edoardo Bassini” di Cinisello Balsamo. Lasciò ai tubercolotici, reduci della prima guerra mondiale, la sua casa di Vigasio affinché fosse usata per le cure. Nacque, dopo, il “Pio Istituto Bassini”.
Egli non voleva essere retribuito da nessuno, quando visitava i malati; molto generoso anche con gli studenti patavini e i suoi assistenti (che lo ricordarono per questo e per il suo carattere burbero e deciso), era preciso con i lavoratori delle sue campagne vigasiane dove, a cavallo, passava ogniqualvolta era libero.
Nella sua clinica universitaria patavina, egli accolse e curò i militari ammalati e feriti nelle operazioni della prima guerra mondiale.
Nel 1919 compì 75 anni e, per le norme dell’epoca, dovette andarsene dall’università; chiese di restare e proseguire la sua attività pratica e d’insegnamento; il rettore di allora gli comunicò l’impossibilità. Edoardo Bassini, in silenzio, senza salutare nessuno, fece sellare il cavallo, uscì dalla porta della clinica e si diresse a Vigasio: non ritornò più a Padova.
Visse qui, nella sua tenuta, gli ultimi anni da solo, ma assai attivo nelle sue pratiche quotidiane. E proprio perché ai suoi beni non accadessero strane vicende, fu assai scrupoloso nel redigere testamenti, atti notarili e tutte le pratiche necessarie.
Edoardo Bassini si spense a Vigasio il 19 luglio 1924. Le sue spoglie, come da lui disposto, furono sepolte a Pavia.
Vigasio gli ha dedicato un viale; Verona, Milano, Pavia, Padova, Parma, La Spezia e molte altre città lo hanno ricordato con vie, statue, targhe, convegni, ricordi, immagini. Fu membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (1898-1902), membro dell’Istituto Veneto di Scienze Lettere ed Arti di Venezia, Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia, Ufficiale della stessa e Commendatore, membro della Regia Accademia. Fu insignito del titolo di Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Il suo nome è rimasto nei libri del mondo, le sue tecniche operatorie entrarono in tutte le cliniche chirurgiche. Tra le molte iniziative a sua memoria, citiamo un grande Convegno tenuto a Cinisello Balsamo nel 1987 dal titolo assai significativo: Edoardo Bassini: patriota, chirurgo, filantropo. Dopo la sua scomparsa non vi fu istituzione scientifica che non l’avesse ricordato.
Bibliografia: essa è molto numerosa; ci limiteremo a ricordare gli studi più facilmente rintracciabili: Amatore Austoni, La vita e le opere di Edoardo Bassini, Bologna, Cappelli, 1922; Saverio Spangaro, Un chirurgo ideale: Edoardo Bassini, “Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona”, 102 (1925), parte II, pp. 115-164; Davide Giordano, Elogio di Bassini, “Atti del R. Ist. Veneto di Scienze, Lettere ed Arti”, LXXXIV (1924-25), 1, pp. 9-29; Emanuele Djalma Vitali, Bassini Edoardo, in Dizionario Biografico Italiani, v. 7, Roma, Ist. Enc. It., 1970, pp. 144-145; Emanuele Luciani, Bassini Edoardo, in Dizionario Biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 83-84; G.G.A. Romano [et al.], Dalla Bassini alla Trabucco modificata: l’ernioplastica oggi, “Rassegna medico-chirurgica”, a. 29 (2009), v. 22, n. 4, pp. 2-10; Giordano Franchini, L’affitto di un fondo rustico con finalità sociale, in Studiosi di Villafranca di Verona, Verona, AASL, 2015, pp. 171-195; Luciano Bonuzzi, Un grande chirurgo: Edoardo Bassini, in Protagonisti nella comunità di Vigasio, a cura di Ezio Filippi, Vigasio, Comune di Vigasio, 2018, pp. 69-76; Ezio Filippi, Edoardo Bassini a Vigasio (1897-1924), “Ibidem”, pp. 77-94; Vasco S. Gondola, Edoardo Bassini a Ime sul Monte Baldo, “Ibidem”, pp. 95-96; Ezio Filippi, Il Pio Istituto Bassini di Milano e il fondo di Vigasio (1923-1974), “Ibidem”, pp. 97-110.
Giancarlo Volpato