Vanzetti Carlo
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Agronomo, professore universitario, nacque a Castelnuovo del Garda il 13 luglio 1911; figlio di un generale, Alessandro, scomparso in giovane età per le ferite riportate in guerra, discendente da una famiglia con origini australiane e con alcune fortune nel campo farmaceutico, si laureò in giurisprudenza all’università di Padova e subito dopo si iscrisse alla facoltà di agraria del medesimo ateneo ottenendo, dopo il corso regolare di studi, la laurea in quella che fu, senza alcun dubbio, la sua professione agognata.
Studiò con i maggiori e più famosi agronomi della prima metà del Novecento che impressero in lui – e dei quali riportò sempre grande stima e, in seguito, amicizia profonda – una formazione ferrea. Assistente all’Osservatorio di economia agraria per le Venezie (1939), dapprima assistente alla facoltà di economia di Ca’ Foscari con Ezio Vanoni, diventò amico fraterno del veronese Angelo Messedaglia (v. questo Sito), il padre del catasto italiano. Dal 1948 insegnò estimo rurale e contabilità presso la facoltà di agraria a Padova; nel 1951 fu chiamato presso l’università della California dove rimase per qualche anno e nel 1964 approdò presso la Facoltà di economia e commercio di Verona (che era sede staccata di quella patavina) dove insegnò – sino alla quiescenza – economia e politica agraria. Furono anni fecondi e di grande formazione per gli studenti e Vanzetti pubblicò opere che rimasero una pietra miliare: citiamo, come esempio, Due secoli di storia dell’agricoltura veronese (1965) che rimane, ancora oggi, un classico della bibliografia veronese ed un modello per gli studi di storia dell’agricoltura in generale.
Diresse il centro di Geografia agraria dell’ateneo dotandolo di una biblioteca d’eccellenza dove egli stesso si premurava di acquistare opere introvabili in Verona e sovente di difficile reperimento sul mercato nazionale.
Dal 1960 Carlo Vanzetti era divenuto segretario generale del World Atlas of Agriculture di cui era presidente Giovanni Medici, professore di agraria, suo amico e ministro della Repubblica più volte. A capo di circa duecento collaboratori d’ogni parte del mondo, Vanzetti viaggiò per ogni luogo della terra; poliglotta, dotato di un carisma eccezionale, alieno a qualsiasi forma di compromessi, ferreo nelle decisioni e poco propenso alle cose superficiali, pubblicò quattro volumi (con relativi Atlanti) e oltre quaranta carte che rimasero nella storia come l’essenza dell’agricoltura mondiale, rilevandone con identità di metodo i tipi d’impresa e le utilizzazioni del suolo: la Conferenza internazionale degli economisti agrari ne garantì l’esito e il risultato stampato si trova in tutte le biblioteche del mondo. Contrasse amicizie profonde con studiosi e governanti dei più svariati paesi. Fece parte di missioni di studio internazionali e la sua presenza nei convegni – anche in nazioni lontane – era una garanzia di scientificità.
Nel 1950 era divenuto membro dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona, ma fu socio anche di quella di Bologna, dell’Accademia dei Georgofili di Firenze, dell’Accademia dei Concordi di Rovigo, della Deputazione di storia patria delle Venezie.
Quando a Verona si comprese, finalmente, che l’università avrebbe avuto la sua ragion d’essere staccandosi definitivamente da Padova, Vanzetti divenne Presidente del Comitato tecnico per l’erezione dell’ateneo autonomo: cosicché egli guidò la strada che, nell’ottobre 1982, dava alla nostra città la propria università; egli si era presentato, anche, per la carica di primo Rettore, ma gli fu preferito Hrayr Terzian (v. questo Sito).
Nel 1967 era stato eletto Presidente dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona: carica che mantenne sino alla morte. Grazie all’aiuto di illuminati e prestigiosi segretari della stessa (Olindo Viviani, prima, Mario Carrara poi ed infine Giuseppe Franco Viviani), Vanzetti impresse all’istituzione un prestigio che la collocò tra la prime italiane e certamente il più importante centro di studi del territorio dopo l’ateneo. A questo incaricò dedicò molte energie; pubblicò una storia dell’istituzione fatta sui documenti d’archivio restituendo all’Accademia quel fasto che poi nessuno seppe ripetere. Ne fu Presidente per 27 anni e ad essa dedicò il primo libro sulla storia dell’Istituzione: L’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona (1768-1989), uscita nel 1990.
Nello stesso tempo egli esplicava i suoi compiti nel Consiglio superiore dell’agricoltura, nella Commissione censuaria del Ministero delle finanze, nell’Ente fiere cittadino. Faceva parte – e ne andava fiero – delle commissioni di dottorato in agraria di Calcutta e di Nairobi.
Pubblicò circa un centinaio d’opere di economia e politica agraria oltre ad una ponderosa Storia dell’agricoltura italiana (1986) scritta assieme a Egidio Rossini, storico dell’ateneo veronese.
Passò gli ultimi vent’anni della sua vita tra l’Accademia, gli studi, la ricerca scientifica, la casa a Verona e la villa a Colognola ai Colli e qualche puntata a Castelsardo (SS) in Sardegna, spesso in solitudine dopo la morte della moglie, ma con una straordinaria serenità contagiosa. Si era spostato a Verona, ma a Colognola andava molto spesso e lì sentiva rivivere il suo passato: in quella villa vi era stato l’ospedale militare ai tempi di Napoleone ed era stata occupata da tedeschi e, poi, dagli alleati, nella seconda guerra mondiale.
Era uomo d’altri tempi, dalla tempra molto forte, geniale nelle intuizioni agronomiche, dal carattere un poco rude ma adamantino, di una sincerità abbagliante e ricco di slanci altruistici: per questi meriti, fu insignito del premio “Amici di Don Bassi” nel 1994.
Dedicò attenzione anche a se stesso: pubblicò una specie di diario-romanzo dal titolo assai significativo, Il mio libro dei sogni, nel 1993; due anni dopo riandò alla ricerca della sua straordinaria esperienza di conoscitore del mondo della campagna, dell’irrigazione, dell’agricoltura nel luoghi più diversi dove l’aveva portato il suo incarico di segretario generale del “Word Atlas of Agriculture”: ne uscì Dai diari di viaggio: 1948-1980, del 1995, leggermente postumo.
Scomparve all’ospedale di Negrar il 17 aprile 1995.
L’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere lo ha ricordato con un busto marmoreo in altorilievo nell’atrio di palazzo Erbisti, opera di Novello Finotti (1996) e un suo ritratto ad olio si trova a palazzo Giuliari, sede dell’università. Qualche anno fa, l’ateneo veronese ha riportato all’antico splendore la biblioteca che Vanzetti aveva formato e che ora porta il suo nome. Una piccola parte del suo Fondo è depositata in Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere. Recentemente il comune di Colognola ai Colli gli ha dedicato una piazza.
Bibliografia: Alessandro Antonietti, Commemorazione di Carlo Vanzetti, “Atti e Memorie dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere di Verona”, v. 172 (1995-1996), pp. 9-16; Giuseppe Franco Viviani, Vanzetti, Carlo, in Dizionario biografico dei veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 845-846; Carlo Vanzetti: lo scienziato, l’accademico, l’uomo, Verona, Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, 2007; Bartolo Fracaroli, Suo l’atlante mondiale di agricoltura, “L’Arena”, 17 nov. 2009, p. 28; Anna Maria Prati, Colognola ai Colli: ricerca bibliografica, Colognola ai Colli, Biblioteca-Assessorato alla cultura, 2016, pp. 131-132; Ettore Curi, Carlo Vanzetti (1911-1995), in I busti dell’Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, Verona, Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, 2019, pp. 63-65.
Giancarlo Volpato