Conti Foroni Amelia
…a cura di Giancarlo Volpato
Per le tue domande scrivi a: giancarlovolpato@libero.it
Cantante lirica, soprano, Amelia Conti nacque a Verona l’8 settembre 1850; era la secondogenita del tenore Domenico Conti e del soprano Antonietta Foroni. Quest’ultima, sorella del celebre compositore musicale e direttore d’orchestra Giovanni Jacopo (conosciuto spesso solo con il secondo nome), proveniva da Valeggio sul Mincio, luogo che il fratello aveva prestigiosamente reso celebre. La famiglia Foroni era molto nota nell’ambito artistico-musicale poiché la loro casa era un luogo d’incontro di cantanti, di amanti delle note, oltreché della serena amicizia con la quale gli ospiti venivano accolti.
Amelia, dotata di ottima voce e portata al canto – certamente per via genetica – non poté essere presa in consegna dal nonno Domenico Foroni, compositore, direttore d’orchestra, educatore musicale originario di Valeggio, ma trasferitosi a Verona per i molti impegni, tra i quali – oltreché la gestione di una propria scuola di canto – brillava quello di essere il maestro concertatore del Teatro Filarmonico. Egli esercitava, anche, la funzione di capo della comunità rabbinica veronese oltre ad avere altre incombenze sociali e legate al canto: egli scomparve nel 1853. Una delle molte allieve di Domenico Foroni fu la soprano Maria Luigia Spezia (v. questo Sito) che, non certo casualmente, incontrò in questo luogo un allievo che, pure lui, diventerà famoso: era Gottardo Aldighieri (o Aldegheri), baritono, originario di Lazise che ella sposò e con cui, sovente, divise pure i palcoscenici italiani e stranieri. Anche Domenico Conti era stato a scuola del nonno della piccola e, proprio lì, aveva conosciuto Antonia, meglio nota come Antonietta.
Nata e cresciuta in una famiglia di cantanti e di musicisti, Amelia, ancora bambina, visse la prematura scomparsa dello zio Jacopo trentaquattrenne (era nato nel luglio 1824) avvenuta a Stoccolma il giorno 8 settembre 1858 dov’era andato a dirigere l’orchestra; ne assorbì anch’ella la grave perdita per la famiglia e per la musica. Avendo attinto dai genitori e dai più stretti parenti i migliori elementi dell’arte del canto, Amelia ebbe in dono una voce di vero soprano drammatico che sapeva piegare, con rara maestria, anche alle delicatezze fiorite del repertorio leggero.
Il padre fu un tenore molto noto allora, anche per i numerosi successi ottenuti, soprattutto alla Fenice di Venezia (ma non solo, ovviamente) poiché seppe interpretare egregiamente le figure che gli furono particolarmente congenite: citiamo, solamente, gli applausi ottenuti ne I Lombardi alla prima crociata di Verdi (1843-44), ne La Vestale di Saverio Mercadante, nella “prima” dell’Amleto di Antonio Buzzolla, nell’Allan Cameron di Giovanni Pacini; la sua voce e le sue interpretazioni non dimenticarono l’Otello rossiniano, l’Attila di Verdi ed altre opere ancora.
La madre fu ricordata come un soprano per lo charme particolare che esprimeva nelle note del suo canto: ebbe la ventura di esibirsi sui palcoscenici italiani e francesi all’epoca di Giulia Grisi che sbaragliava le scene del mondo di allora assieme alla sorella mezzosoprano Giuditta e alla cugina Carlotta, ballerina eccelsa; ma la sua espressività canora fu estremamente suggestiva e piuttosto rara: per cui, nonostante l’epoca sia stata suggestionata dalle Grisi, Antonietta Foroni ebbe gli spazi che la sua voce meritava.
Va ricordato che la nostra giovane cantante utilizzò subito il doppio cognome: quello acquisito per legge, dal padre, cui aggiunse quello, per fama, della madre.
Amelia esordì il 27 febbraio 1869 (non ancora diciannovenne) al Teatro San Carlo di Napoli nella Giovanna di Napoli di Errico Petrella su testo di Antonio Ghislanzoni a fianco, nientemeno, di Giuseppina Pasqua, uno dei miti della lirica; Giovanna II d’Angiò (1371-1435) era passata alla storia tra le donne “importanti” nella vicenda delle mogli di re allorquando il sesso femminile sembrava solamente una corona dei potenti: fu, tra l’altro, la première dell’opera. La strada della Conti Foroni era aperta; tra il dicembre 1870 e il febbraio 1871, il soprano partecipò a trentasette recite al Teatro Regio di Parma dove interpretò Giselda ne I Lombardi alla prima crociata, Gilda nel Rigoletto, Amelia nel Ballo in maschera e altre “prime donne”. Le opere verdiane e i successi che la cantante aveva còlto spianarono ulteriormente la strada. Andò al Teatro alla Scala di Milano nella figura della protagonista, già interpretata nella Giovanna di Napoli, qualche anno prima, sempre accanto alla famosa Pasqua, nel 1873; sul medesimo palcoscenico, subito dopo, come interprete principale, il nostro soprano fu Elvira nella première de La Contessa di Medina: era la figlia del conte, la protagonista dell’amore di Fernando; l’opera, di Luigi Chessi, era appena stata pubblicata come testo; qui, secondo le cronache, Amelia Conti Foroni superò – anche se qualcuno lo aveva supposto – persino la propria magistrale interpretazione dell’opera di Petrella.
Il decennio tra 1870 e 1880 fu particolarmente impegnativo e sempre di grande successo. Ne La forza del destino, opera verdiana di particolare interesse, il soprano interpretò la figura di Donna Leonora al Comunale di Ferrara nel 1873 e l’evento segnò l’esordio del celebre tenore Francesco Tamagno con il quale ella condivise pure Gli Ugonotti di Giacomo Meyerbeer al Comunale di Rovigo e al Sociale di Novara prestando la voce a Valentina: i giornali di allora riportarono gli entusiasmi di coloro che ebbero la fortuna di ascoltare le voci di entrambi.
Si ricordarono di Amelia anche i palcoscenici veronesi: fu Margherita nel Faust di Charles Gounod al Teatro Nuovo nel 1874, Lucrezia Borgia nell’omonima opera di Gaetano Donizetti al Teatro Filarmonico l’anno successivo e Jone, la figura principale della composizione musicale dal medesimo titolo, di E. Petrella al Teatro Ristori, nel 1877: da ricordare, tuttavia, che il soprano aveva già fatto conoscere l’interpretazione di quest’opera al Teatro Reale de La Valletta nell’isola di Malta (nel 1887, anche il Politeama Comunale di Vicenza l’accoglierà con grande entusiasmo). In questi periodi, a fianco di Angelo Masini (altro grande tenore), la Conti Foroni, inarrestabile e grande professionista sui palcoscenici, condividerà gli applausi nell’Aida – sua figura – a Parigi e a Londra; la canterà a Saragozza, al Teatro Principale, nel 1881 e, poco dopo, a Bilbao, nel nord della Spagna nella regione dei Baschi. Sarà applaudita a Caracas, la capitale del Venezuela, nel 1881 e, qualche mese più tardi, al Civico di Cuneo. Alla protagonista dell’immortale opera verdiana, ella presterà la sua voce anche nel 1887 al Teatro dell’Unione di Viterbo e al Comunale di Cesena.
Due anni prima dell’esordio veronese di Jone, il soprano aveva cantato, quale protagonista in quest’opera (allora piuttosto conosciuta), a Tbilisi: suo compagno, il Glauco tenore, era stato José de Villena y Camero; così avvenne l’anno successivo, 1876, sempre nella medesima capitale della Georgia nel Caucaso (allora, sulla locandina, citata con Tiflis): nel 1875 avevano condiviso il Teatro Comunale; la seconda volta, invece, quello Imperiale; un mese prima al Comunale de L’Aquila avevano cantato sempre nell’opera di Petrella.
Era nato lì, al di fuori dell’Italia e in luogo assai poco conosciuto, l’amore di Giuseppe (José) e Amelia: si sposarono nel 1877, quando quest’ultima aveva 27 anni e la sua fama di cantante aveva largamente superato i confini dell’Italia. Con il marito, originario di Córdoba, intraprese un lungo e fortunato viaggio artistico attraverso la Spagna e il Portogallo. Tra i molti successi – di cui, più sotto, cercheremo di dare un elenco, certamente non generale (a causa della scarsa conoscenza dei successi della veronese-valeggiana) – a Madrid fu prescelta dal baritono Victor Maurel quale sua comprimaria nell’opera di Antônio Carlos Gomes, unico compositore brasiliano dell’Ottocento, nel Guarany; Maurel era Cacico, capo degli indigeni Aimoré, mentre Amelia rivestiva i panni di Cecilia, figlia del nobile portoghese Antonio Mario Mariz: la prima di quest’opera, che rievocava la storica lotta tra gli indigeni del luogo e l’oppressione da parte dell’impero del paese europeo, era avvenuta il 2 dicembre 1870 allo splendido Teatro lirico Fluminense di Rio de Janeiro; ma, in verità, il Guarany aveva conosciuto il suo esordio, sempre con la splendida voce di entrambi, alla Scala di Milano il 19 marzo di quell’anno. Gomes, da tempo, aveva lasciato il suo paese per stabilirsi in Italia che egli, giustamente, considerava la “casa” del teatro lirico oltreché il luogo più rilevante, almeno allora, dell’insegnamento musicale. Tra i molti palcoscenici della Spagna e del Portogallo (a volte, ma non sempre, condivisi anche con il marito) ricordiamo – almeno – la figura di Valentina degli Ugonotti con cui aveva già esordito a Rovigo, poi a Novara nel 1874 e a Tiflis nel 1875; dette il meglio di se stessa al S. João di Oporto, al Principale di Valencia, al Calderón di Valladolid sempre nell’anno del suo matrimonio. Più tardi – come riportato nelle righe successive – durante il prestigioso giro artistico in Sud America, farà conoscere, carica di applausi, l’opera medesima di Meyerbeer, nei tre grandi teatri del Nord del Brasile: a San Luis, a Natal, a Belém nel 1892. Non bisogna dimenticare che, sempre ad Oporto, il 28 febbraio 1874, il nostro soprano aveva interpretato la figura di Sidy-Llemal ne La rinnegata di Antonio Reparaz (su libretto di Lorenzo Badioli); il compositore era scomparso, a 24 anni, nel 1857 e, quindi la première era avvenuta molto tempo dopo la morte dell’autore.
Anche se assai poco i critici musicali e gli storici del canto lirico hanno scritto su di lei (e non ne conosciamo le ragioni), Amelia Conti Foroni era già molto nota: proprio per la dimenticanza sopra detta, non è stato assolutamente facile ripercorrere il lungo tragitto del nostro soprano. Abbiamo cercato, quindi, di procedere attraverso le opere per donare un volto meno trascurato a quanto la Nostra cantante fece durante il tragitto dei suoi anni.
Una di queste, nelle quali il soprano maggiormente si cimentò, fu La forza del destino; era Donna Leonora a Città del Messico, al Teatro Reale, nel 1873, due anni dopo a La Valletta (dove cantò pure Un ballo in maschera, interpretando Amelia la sposa di Renato, ma innamorata di Riccardo) e al Comunale de L’Aquila; proseguì nel 1876 al Sociale di Trento e al Circo di Valencia in Spagna, per ritornare in Italia, nel 1878, al Rossini di Venezia: spesso condivise le scene con Tamagno e furono sempre successi. Portò l’opera verdiana un poco dappertutto; al celebre Teatro Solís di Montevideo, in Uruguay, ella si esibirà ogniqualvolta la sua presenza sarà chiamata nell’America latina: qui Leonora cantò nel 1879 e, pochi mesi dopo, a San Paolo in Brasile al San José, che era il teatro dove tutti i grandi non potevano non andare; sempre in Brasile, a Belém nel Teatro da Paz, ritornò tre anni dopo per offrire ancora la sua voce a Leonora; qualche mese più tardi ma già 1893, entusiasmò gli astanti in Colombia: prima al Teatro Colón di Medellín e poi al Politeama Municipale di Bogotà. In Italia riportò Leonora a Mantova nel 1882, a Livorno al Teatro Avvalorati nel 1887 e due mesi dopo al Politeama Rossetti di Pola.
Non bisogna dimenticare che un altro personaggio molto caro al soprano fu Amelia del Ballo in maschera: la sposa di Renato, ma innamorata di Riccardo, conobbe gli applausi in molti teatri; dopo l’esordio del 1871 al Regio di Parma, gli spettatori l’applaudirono a La Valletta, (subito dopo La forza del Destino nella capitale maltese), al Cavour di Porto Maurizio, in provincia d’Imperia, al Ristori di Verona sempre nel 1873. Andò in giro per il mondo, poco dopo il matrimonio; sui palcoscenici, la figura dell’amante (che portava anche il suo nome) le fu sempre cara e frutto di successo: a Oporto, (Teatro San João) nel 1877, cui seguirono, nell’anno successivo, Trieste, (Politeama Rossetti), Livorno (al Goldoni) e, quindi, Messina (al Vittorio Emanuele, 1879), a Caracas (al Guzmán Blanco) due anni dopo, a Jerez de la Frontera in Andalusia nel 1886, a Vicenza nel 1887 e a Bogotà, al grande Teatro Municipale, nel 1893.
Negli anni Ottanta, quando la sua voce, il suo spirito e la salute del marito andavano molto bene, la nostra cantante fu, felicemente, Paolina nel Poliuto di Gaetano Donizetti, una tragica opera dove la protagonista affronterà la morte per la conversione al cristianesimo pur di non tradire il suo Poliuto, neofita e martire lui pure; lo portò sui palcoscenici di Valencia (Teatro Circo) nel 1876, al S. João di Oporto, l’anno successivo e, nel 1879, al Solís di Montevideo oltre che a San Paolo del Brasile nel teatro di San José; l’ultima sua esibizione, in quest’opera donizettiana, avvenne al regio di Parma nel 1881; tre anni più tardi, si esibì come Gioconda nell’opera omonima di Amilcare Ponchielli alla Fenice di Venezia nel 1884, al Carlo Felice di Genova nel 1885; ma fu applaudita, anche, nel Colón di San Luis e a Natal nel 1892 per concludere l’anno successivo a Bogotà. Nel Carnevale del 1881, al Regio di Parma, era stata ancora Paolina nel Poliuto e la Lady Macbeth nell’opera omonima verdiana. Non dimenticò di esibirsi nel Trovatore a Trento nel 1876, né trascurò alcune presenze rilevanti nell’Ernani a Belluno e a Viterbo nella Norma. Angelo Medori, autore del melodramma La Galiana, la volle alla première dell’opera a Viterbo nel 1887.
Fu Matilde nel Guglielmo Tell di Rossini a Madrid (Teatro Reale) con Tamagno nel 1886; nel dramma lirico di Filippo Marchetti, Ruy Blas, la Conti Foroni interpretò Donna Maria di Neuborg, regina di Spagna: a Oporto nel 1873 e nel 1877, al Guillaume di Brescia nel 1875, all’Eretenio di Vicenza due anni dopo, a San Paolo del Brasile nel 1879 (mettendovi anche l’interpretazione de La rinnegata), al Municipale di Nizza nel 1885, al Nacional di Città del Messico nel 1888 e, concludendo, all’Eden di Manaus nel 1892. Fu Adelasia, alla Fenice di Venezia, ne Il falconiere di Tomaso Benvenuti nel 1878; non trascurò di essere Berenice ne L’ebrea di Giovani Pacini al Solís di Montevideo dove fu applaudita anche come protagonista nella Gemma di Vergy di Gaetano Donizetti; quest’opera della riscossa risorgimentale, non godette, all’inizio, di felice accoglimento in Italia per ragioni politiche, ma poi si avverò che Gemma, ripudiata per sterilità, rappresentò il dolce delirio di chi voleva il riscatto: il canto quasi silenzioso della donna dominò la scena mentre gli archi ne movimentavano l’inquietudine. Amelia Conti Foroni fu Selika nell’Africana di Giacomo Meyerbeer a Valencia (stavolta al Teatro Principale), una città spagnola che la vide sovente protagonista acclamata; pochi mesi dopo – era il 1877, due mesi prima del matrimonio – fu al Sociale di Rovigo dove aveva fatto conoscere, quattro anni addietro, l’altra opera dell’autore tedesco. L’avevano applaudita anche a Città del Messico, nel medesimo anno: al Teatro Nacional era già stata applaudita per Un ballo in maschera. L’opera di Meyerbeer, sempre con Amelia Conti Foroni nella figura di Selika, conobbe il trionfo a Kharkov (allora in Russia, ora in Ucraina) nel 1886; nel viaggio in America latina il soprano l’interpretò anche al Teatro municipale di Bogotà nel 1893.
Fu la Santuzza, nella Cavalleria Rusticana, sempre in quel prestigioso giro artistico sudamericano; l’opera verista di Pietro Mascagni – già di per sé ricca di una folgorante bellezza musicale e artistica – godette di applausi e ripetizioni nel 1892 nello Stato del Río Grande del Nord in Brasile: a San Luis al Teatro Colón, a Natal sempre al Colón, a Belém al Teatro da Paz (il vero fulcro della vita culturale della regione amazzonica) e, da ultimo, all’Eden di Manaus, porto importante sulla sponda oceanica. Ebbe anche lo spirito d’interpretare Saffo nella composizione omonima di Giovanni Pacini.
Amelia Conti Foroni fu una donna molto attenta a ciò che accadeva: il 20 marzo 1887 – e ripeté la medesima prestazione nello stesso luogo il 26 marzo 1888 – il soprano interpretò lo Stabat Mater di Pierluigi da Palestrina a favore del fondo pensioni per la “Società degli Artisti e dei Musicisti” al Teatro Filodrammatico di Milano; aveva aderito, anche, alla Società di Mutuo Soccorso nel febbraio 1884 in Spagna. Il mese successivo, il 23 marzo, appena ritornata in Italia, interpretò la Gioconda al Carlo Felice di Genova: il successo che ottenne fu tale che rimase memorabile nella storia di quel teatro.
Il marito, da tempo, non godeva di buona salute e si era ritirato dalle scene; s’aggravò la malattia e il tenore scomparve, nell’ospedale dei Fatebenefratelli di Milano, nel 1894. La data segnò la fine delle prestazioni pubbliche del soprano. Seppure a malincuore, Amelia lasciò il teatro e ritornò a Verona, ospite della sorella; si dedicò all’insegnamento di quell’arte che l’aveva resa celebre e che trasfuse, con magistrale sapienza, agli allievi nel Conservatorio locale: furono in molti, poi, a calcare le scene con successo e tra loro si possono ricordare i baritoni Giacomo Rimini e Antonio Reali, il tenore Antonio Balestro, il mezzosoprano Gina Fuini, il baritono Alessandro Martellato che la curò nell’ultimo periodo della vita.
Amelia Conti Foroni scomparve a Verona il 25 luglio 1927; con lei si spense l’ultima grande persona di una dinastia di artisti valeggiani. Riposa nel Cimitero Monumentale della città. È stata praticamente dimenticata. La ricorda, poco e non sempre correttamente, l’“Archivio Ricordi” di Milano, per il quale la data di nascita è il 7 luglio 1850.
Bibliografia: Alberto Gajoni-Berti, Celebri cantanti veronesi del 700 e dell’800, Verona, Bettinelli, 1963, pp. 33-34; Paolo Padoan, Voci venete nel mondo. I cantanti lirici veneti nella storia dell’opera e del canto, Taglio di Po (RO), Arti Grafiche Diemme, 2001, pp. 49-51; Giovanni Villani, Conti Foroni Amelia, in Dizionario Biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, p. 252; Cesare Farinelli, Cronache storiche di Valeggio sul Mincio e del suo territorio, Valeggio sul Mincio, Comune di Valeggio sul Mincio, 2023, pp. 390-391.
Giancarlo Volpato
Foto dall’archivio personale dell’Arch. Cesare Farinelli.