Edizione Speciale * Festa della Mamma 2015 *
…a cura di Anna Maria Matilde Filippozzi
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Festa della Mamma
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Niente potrà mai sostituire l’amore di una madre, nessun abbraccio sarà mai abbastanza rassicurante e niente al mondo riuscirà a toccarti l’anima come la dolcezza racchiusa nello sguardo di colei che ti ha donato la vita e darebbe la sua pur di saperti felice.
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Quando Dio creò la mamma.
Il buon Dio aveva deciso di creare la mamma. Ci si arrabattava intorno già da sei giorni, quand’ecco comparire un Angelo che gli fa: «Questa qui te ne sta facendo perdere di tempo, eh?».
E Lui: «Sì, ma hai letto i requisiti dell’ordinazione? Dev’essere completamente lavabile, ma non di plastica… avere 180 parti mobili tutte sostituibili… funzionare a caffé e avanzi del giorno prima… avere un bacio capace di guarire tutto, da una gamba rotta a una delusione d’amore… e sei paia di mani».
L’Angelo scosse la testa e ribatté incredulo: «Sei paia?».
«Il difficile non sono le mani» disse il buon Dio «ma le tre paia di occhi che una mamma deve avere».
«Così tanti?».
Dio annuì: «Un paio per vedere attraverso le porte chiuse quando domanda: “Che state combinando lì dentro, bambini?” anche se lo sa già. Un altro paio dietro la testa per vedere quel che non dovrebbe vedere, ma che deve sapere. Un altro paio ancora per dire tacitamente al figlio che si è messo in un guaio: “Capisco, e ti voglio bene”».
«Signore» fece l’Angelo sfiorandogli gentilmente un braccio «va’ a dormire. domani è un altro giorno.
«Non posso» rispose il Signore. «Ho quasi finito, oramai. Ne ho già una che guarisce da sola se è malata, che può preparare un pranzo per sei con mezzo chilo di carne tritata e che riesce a tener fermo sotto la doccia un bambino di pochi anni».
L’Angelo girò lentamente intorno al modello di madre, esaminandolo con curiosità. «È troppo tenera» disse poi con un sospiro.
«Ma resistente!», ribatté il Signore con foga. «Tu non hai idea di quel che può sopportare una mamma».
«Sa pensare?».
«Non solo, ma sa anche fare ottimo uso della ragione e venire a compromessi», ribatté il Creatore.
A quel punto l’Angelo si chinò sul modello della madre e le passò un dito su una guancia.
«Qui c’è una perdita», dichiarò.
«Qui c’è una perdita», dichiarò.
«Non è una perdita», lo corresse il Signore. «È una lacrima».
«E a che serve?».
«Esprime gioia, tristezza, delusione, dolore, solitudine e orgoglio».
«Ma sei un genio!» esclamò l’angelo.
Con sottile malinconia, Dio aggiunse: «A dire il vero, non sono stato io a mettercela, quella cosa lì».