Etimologia 11 (espressioni dialettali)
…a cura di Giovanni Rapelli
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Etimologia 11 (espressioni dialettali)
I veronesi piú anziani ricordano con nostalgia la bòle, una delle leccornie piú popolari (accanto ai gelati, alla liquirizia e ai bastoncini di sucamàra, ossia la «dulcamara»). Anche quello che la vendeva per le strade veniva detto el Bòle… Cos’era mai questa bòle? Nient’altro che il castagnaccio, che veniva venduto a Verona per lo piú dai toscani di Pistoia. Ed è proprio da loro che derivava il nome del gustoso dolce, precisamente dal caratteristico grido usato per attirare la gente: L’è calda! La bolle! («è calda, bolle!»). Ve n’erano di vari tipi: quella piú secca e con crosta, quella piú molle, quella con aggiunta di mandorle.
Ma questa parola arrivò ad assumere anche un altro significato: quello di «cacca», per il tipico colore. Si sentiva dire, quindi: bisòn che te cambi el butin, l’é pien de bòle («devi cambiare il bambino, è pieno di cacca»)… Queste parole edulcorate, gentili, ne sostituivano altre un po’ troppo espressive; la frase citata terminava a volte con l’é pien de mèrcodi, dove mèrcodi sarebbe veramente «mercoledí», ma è chiaro che era riferito a tutt’altra cosa.
Tornando alla sucamàra, è incredibile la varietà delle espressioni usate nella provincia di Verona per questa pianta. Il grande dizionario di Giorgio Rigobello cita, oltre a sucamàra: ducamàra, lucamàra, ucamàra, zucamàra (con la zeta dolce, ossia sonora). Ma io ho sentito, a Villafranca, anche ciucamàra, dove è evidente la commistione col verbo ciuciàr «succhiare»; e in effetti, i bastoncini di dulcamara venivano masticati e succhiati, senza inghiottirli.
Giovanni Rapelli