Etimologia 16 (toponomastica)
…a cura di Giovanni Rapelli
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Etimologia 16 (Toponomastica)
Nel 1871 vi fu una piccola rivoluzione sui muri delle strade di Verona: vi furono affisse, infatti, delle targhe di pietra con sopra incisi in caratteri eleganti i nomi delle singole vie e piazze (molte delle quali sopravvivono ancor oggi). Col tempo, le precedenti denominazioni, che risalivano al 1823 ed erano state decise dal governo austriaco di allora, erano quasi tutte diventate semi-illeggibili per l’azione di mezzo secolo di intemperie. Questo perché si trattava di nomi non scolpiti, ma dipinti.
Come era logico attendersi, alcune denominazioni del 1871 risposero alle necessità politiche del momento, e quindi ecco comparire Via Mazzini in luogo del precedente (e popolarissimo ancor oggi) Via Nuova, e poi Via Garibaldi, Via Carlo Cattaneo, ecc. ecc. Incidentalmente, va notato che i forestieri credono che Via Mazzini sia nome piú vecchio di Via Nuova, mentre quest’ultimo risale addirittura al periodo scaligero!
Curiosamente, alcuni nomi di strade vennero ripresi da una forma dialettale, non venendo però tradotti nel giusto corrispondente italiano. Troviamo, cosí, nei pressi del Duomo uno strano Vicolo Sàlici che apparentemente sembra ricordare dei salici piangenti… mentre, in realtà, la gente lo chiamava intról d’i salési, ossia «vicolo dei ciottoli». E questo perché? Bisogna riportarsi al tempo in cui mancava il Ponte Garibaldi (costruito nel 1864). Tra la riva destra dell’Adige e quella sinistra della Campagnola v’era un traghetto, detto dal popolo batèl (ecco perché il nome del Lungadige Riva Battello: la riva del batèl); dove il traghetto toccava terra verso il Duomo, c’era una piccola salita ripida che era stata selciata con salési, i ciottoli rotondeggianti dell’Adige, per permettere ai muli di risalirla.
Una piccola, ma importante osservazione. Chi tradusse i nomi locali in italiano non era un qualsiasi impiegato del Comune: siamo certi che fosse un professore. Costui non poteva non conoscere l’esatta traduzione, per cui io suppongo che volesse deliberatamente dare quella veste pseudo-italiana a certi nomi di vie. Si pensi al Vicolo Quadrelli, in veronese intról d’i quarèi; significava «vicolo dei mattoni»… Chi lo tradusse volle in un certo qual senso nobilitarlo.
Giovanni Rapelli