Etimologia 20 (espressioni dialettali)
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Etimologia 20 (espressioni dialettali)
Le pietre focaie o scaglie di selce, per le quali fu famosa in passato la nostra Lessinia, venivano dette localmente folénde. Nella piú remota antichità venivano usate per farne punte di freccia e successivamente per trarne scintille (mediante percussione) onde accendere un fuoco. In Italia, due sono le zone dove si trovavano le migliori pietre focaie: in Lessinia e sul Gargano.
La parola con cui veniva indicata qui da noi la pietra focaia era folénda, e folendiér era colui che fino a un secolo fa le produceva, per esportarle in paesi arretrati che usavano armi da fuoco a pietra (tra i quali v’erano p. es. la Bosnia e il Montenegro). Ma da dove viene il termine? Tra le varie ipotesi, è stata avanzata quella dal tedesco vollendet «completa» (nel senso di «pietra rifinita, completa per l’utilizzo»). In realtà, è verosimile che folénda non sia altro che il tedesco seicentesco Flinte «fucile con otturatore in pietra» da cui «pietra focaia»: le nostre selci venivano esportate abbondantemente in Tirolo e in Baviera.
Da Flinte, dunque, noi ricavammo il nostro folénda. C’è qui una vocale in piú che però ricorre anche in altri termini veronesi, dovuta probabilmente alla difficoltà per noi di pronunciare certi gruppi di consonanti iniziali: tra questi termini, cito per esempio il frequentissimo garanfàti? «possibile?, possibile che accada proprio questo?», che non è altro che l’italiano gran fatti! (nel senso di gran fatti sarebbero questi, se succedessero!).
Un’altra voce con questa vocale “intrusiva”, che non c’entra con la radice della parola, è la nota sparàngola della sedia. Si indica con essa lo «staggio», o asta laterale di sostegno delle sedie. Da dove deriva? Semplicemente da spranga… con un diminutivo e in piú la vocale intrusiva!
Giovanni Rapelli