Etimologia 61 (Postuma) – (Espressioni dialettali)
…a cura di Giovanni RapelliPer le tue domande scrivi a >>> info@giovannirapelli.it
Etimologia 61 (Postuma) – (Espressioni dialettali)
Nóvo de bala – «Nuovo di zecca»
L’espressione non ha nulla a che fare con bala «palla». Il riferimento, qui, è alle bale «balle (grossi pacchi di merci di vario tipo)»: si voleva dire “nuovo perché appena tolto dalla balla che lo conteneva”. A Verona esiste un’altra frase assai simile, nóvo de balín: propriamente, balín vale «pallino (da caccia)» e «boccino, la boccia più piccola», ma con ogni probabilità questi due oggetti non c’entrano. Nóvo de balín rappresenterà, più semplicemente, una derivazione capricciosa da nóvo de bala, favorita dal frequente uso tra il popolo di balín in ciascuno dei due significati indicati.
Sigar come ’n’anguana – «Strillare come un’aquila»
La derivazione è abbastanza evidente: da anguana «donna mitica che abita di solito presso le sorgenti o nelle grotte». Meno evidente è il motivo del detto. Esistono molte pubblicazioni che trattano di questi esseri fantastici, ma in nessuna è discussa l’origine della curiosa frase in questione.
Anguana è voce tipica dell’area veneto-friulana; nel Veronese, però, ricorre oggi solo a Campofontana, mentre nel resto della montagna troviamo in suo luogo fada (evidente corrispettivo dell’italiano “fata”). A Verona città non si ha nessuna testimonianza di tali esseri mitici nella novellistica popolare: l’unico ricordo di essi sopravvive nella frase su menzionata. Anguana deriva dall’espressione del latino tardo domina aquana «donna delle acque». In effetti, queste creature vivono presso fiumi, ruscelli, sorgenti, vene d’acqua: talvolta abitano grotte o casupole, ma in questi ultimi casi pare trattarsi di elaborazioni tardive. Ora, nei vari racconti notiamo che le anguane molto spesso cantano (ciò che probabilmente nasce dal mormorio dei corsi d’acqua), e talvolta parlano con gli esseri umani. Mai si accenna, però, al loro “strillare”. D’altra parte, i racconti che possediamo sono tutti piuttosto recenti (dalla seconda metà del secolo scorso), mentre il termine anguana è senza dubbio alquanto antico. Penso, perciò, che qualche secolo fa si attribuisse a queste donne fantastiche anche la peculiarità di gridare, di strillare: forse ciò accadeva in particolari circostanze (per esempio quando venivano spaventate), magari – è un’ipotesi – identificando in strilli emessi da loro quelle che erano invece le alte strida di certi uccelli. Tale peculiarità sarebbe stata tralasciata in seguito nella novellistica popolare, rimanendone un’eco solo nella frase che ho trattato.
Giovanni Rapelli
Articolo apparso nella rubrica “Modi di dire popolari” in “La solidarietà di Verona Est” n. 9, dicembre 1997.