Etimologia 68 (Postuma) – (Modi di dire e storia)
…a cura di Giovanni RapelliPer le tue domande scrivi a >>> info@giovannirapelli.it
Etimologia 68 (Postuma) – (Modi di dire)
Pèssa da pié
Letteralmente “pezza da piedi”, è usato per definire una persona insopportabile, petulante, che dà fastidio. La metafora è chiara: le pezze da piedi erano le fasce con cui fino alla prima guerra mondiale i soldati si fasciavano i piedi, fungendo da calzini. Di conseguenza, quando venivano levate, alla sera, emanavano un olezzo… da far scappare via. Un diffuso accrescitivo – riferito ai bambini fastidiosi, ma con una connotazione umoristica – è pessassassa da pié, dove la prima parola equivale a un italiano “pezzacciaccia”. Quando si voglia caricare maggiormente l’immagine, si dice pessa da pié… ma spórchi!, con riferimento, quindi, a una fascia che era ancora più maleodorante…
E s-ciao
Espressione che chiude un discorso come per dire “e basta cosí; e fine” (la ndarà a finir che mi lo paro via e s-ciao “andrà a finire che io lo scaccio e non se ne parla più”). Letteralmente valse in antico “e schiavo”; abbiamo qui la più antica forma dell’italiano “ciao”, e cioè il veneto s-ciao. Anticamente, per congedarsi dai membri dei ceti cosiddetti superiori la plebe veneziana usava la formula s-ciavo vostro “(sono) schiavo vostro”; col tempo, la formula si abbreviò nel solo s-ciavo, passato poi a s-ciao e quindi all’attuale “ciao”. Anche nel veronese, ovviamente, si usa il “ciao” italiano; ma l’espressione in questione è di grande interesse per la conservazione degli antichi fonemi. Quanto allo svolgimento semantico del saluto a “fine”, “basta”, si pensi alle frasi analoghe usate nella lingua letteraria, quali per esempio “mi hanno dato solo un acconto, e buonanotte!” (oppure: “mi hanno dato solo un acconto, e ti saluto!”).
Giovanni Rapelli