Etimologia 77 (Postuma) – (Etimologie)

…a cura di Giovanni RapellietPer le tue domande scrivi a >>>  info@giovannirapelli.it

Etimologia 77 (Postuma) – (Etimologie)

L’etimo della parola “cimbro”.
Credo che ormai si possa considerare risolta, nelle grandi linee, la questione dell’etimo della parola con cui sono noti i montanari di origine tedesca del Veronese, del Vicentino e del Trentino meridionale, e cioè i “Cimbri”. Non vedo, intatti, alternative valide alla derivazione – proposta già molto tempo fa dallo scrivente, oltre che da altri – di Cimbri, dal nome di un mestiere, “boscaiolo; carpentiere”, che nel medio altotedesco doveva suonare *zimberer.
Tale voce non è documentata, avendo il medio altotedesco in suo luogo zimberman, ma dovette esistere: il tedesco moderno esprime quel concetto con Zimmerman o Zimmerer, e la seconda forma continua con ogni probabilità appunto un medio altotedesco *zimberer. Si sarebbe verificato, dunque, lo strano ma non inverosimile caso di un popolo che riprende il suo nome da quello datogli dai vicini, i quali però lo avevano ricavato da una parola che il popolo in questione usava (o usò talvolta).
[…] Taluni, pur accettando l’etimologia di Cimbro da *zimberer, mi hanno fatto notare – credo con qualche fondamento – che quando compare il nome i coloni tedeschi dei Sette e dei XIII Comuni vengono sempre senza eccezione detti nei documenti “tedeschi”, “teutonici”, “alemanni”, con una precisa e inequivocabile coscienza dell’origine di questa gente. Perché, dunque, i letterati introdussero il nuovo nome particolare? Solo per una capricciosa “variazione sul tema”, o poteva esserci qualche altra ragione?
È noto che la parola cimbro venne usata per la prima volta agli inizi del Trecento: così viene definito da uno storico vicentino un certo Benvenuto Campesani, morto nel 1313, mentre in un poemetto anonimo dell’anno successivo la città di Vicenza è detta cymbria. In quegli anni i coloni tedeschi erano in piena espansione: avevano costituito da tempo i Sette Comuni, dal 1287 si erano installati nella Lessinia, e per di più occupavano una notevole porzione della zona montuosa vicentina intermedia (sia pure a macchie di leopardo, con insediamenti sparsi in mezzo alla popolazione neolatina).
Gli indigeni che avevano a che fare con loro, come abbiamo visto, sapevano molto bene che si trattava di Tedeschi. Ciò nonostante, qualche letterato li chiama a un certo momento in un altro modo, e la nuova denominazione prenderà piede, senza dubbio per il fascino che esercitava il suo accostamento agli antichi, terribili Cimbri che tanto avevano minacciato Roma.
Io suggerisco l’ipotesi che il nuovo nome trovasse un terreno fertile anche per un altro motivo concomitante: la lingua parlata dai coloni. All’inizio del Trecento Verona e Vicenza avevano da tempo intensi rapporti commerciali e politici col mondo tedesco; per Vicenza tali rapporti dovettero aumentare dal 1312, quando la città entra nell’orbita della signoria scaligera. Le due città ospitavano, pertanto, numerosi Tedeschi di volta in volta, soprattutto Verona. Ora, questi Tedeschi devono aver saputo dei loro compatrioti che si erano installati sui monti delle due città, e con ogni probabilità dovettero anche imbattersi in loro occasionalmente, quando scendevano a Verona e Vicenza per trattative o commerci. Ma la lingua dei coloni doveva essere alquanto diversa dal medio altotedesco parlato dai militari, dai politici e dai mercanti provenienti dalla Germania. Non dimentichiamo il famoso passo di Francesco Corna da Soncino, dove scrisse che la lingua lor (dei coloni) da germanico pende, ma con boni Todeschi non s’intende. I coloni, cioè, faticavano a spiegarsi con i nuovi Tedeschi che scendevano da noi.
[…] Noi sappiamo, infatti, grazie alle ricerche di cui oggi disponiamo, che la parlata dei coloni non coincideva affatto col tedesco letterario dell’inizio del Trecento; la coloritura dialettale era notevole e doveva anche dare l’idea di un’origine geografica non chiaramente individuabile (i coloni non provenivano da un unico punto geografico del mondo tedesco, ma erano formati da varie ondate successive provenienti da differenti aree tedesche).
È possibile, così, che la denominazione di *zimberer «boscaioli», sorta presso i coloni, venisse ripresa dai Tedeschi “moderni” che venivano a Verona e Vicenza per ragioni politiche o commerciali, i quali avrebbero facilitato in certo qual modo l’uso del nuovo nome. È anche possibile, però, che il nuovo nome non fosse sorto nell’ambito dei nuovi coloni, ma addirittura fosse assegnato loro proprio dai Tedeschi che avevano rapporti con le nostre città: mentre costoro erano funzionari, militari o mercanti, gli altri erano solo “boscaioli”, solo degli *zimberer, rozzi montanari assai diversi – con quella loro strana parlata dialettale – dai loro compatrioti più moderni.

Giovanni Rapelli

Articolo apparso in “Cimbri/Tzimbar – Rivista di vita e cultura delle comunità cimbre” n. 20, luglio-dicembre 1998.

↓