Gerosa Andrea – “Oscura memoria”
…a cura di Elisa Zoppei
Per le tue domande scrivi a >>> elisa.zoppei@gmail.com
Ho incontrato Andrea Gerosa in uno dei “Mercoledì della biblioteca” di San Martino Buon Albergo, durante la presentazione del suo secondo romanzo Oscura memoria, (realizzato con StreetLibWrite e pubblicato nel gennaio del 2017, presso Rotmail Italia S.P.A Vignate-Milano).
Mi è piaciuto il suo modo semplice e schietto di parlare del libro e di raccontarsi come scrittore di storie thriller, scavate nei meandri della fantasia, ancorata però alla realtà di fatti che accadono intorno a noi e interrompono brutalmente i trantran routinari del vivere. Confesso che quello del thriller è un genere letterario che non mi attrae, ma devo dire che insieme alla storia con i suoi inevitabili risvolti macabri, ma anche episodi divertenti e curiosi, in questo libro ci sono delle pagine che mi hanno metaforicamente “incartata”. Quindi cari amici lettori è con piacere che le divido con voi. Ne rimarrete stupiti. La storia è ambientata in Verona e fra tante belle vedute e scorci romantici della nostra incantevole città, potrete scoprire, sembra nei pressi di piazza Dante, una libreria aperta di notte: I due piaceri, dove al piacere dell’intelletto si unisce il piacere del corpo, nel senso che il profumo della cellulosa si mischia a quello del dio Bacco. E quindi oltre ai libri potremo gustare qualche buon bicchiere di vino e fare incontri interessanti.
Nato a Verona il 3 aprile del 1965, Andrea Gerosa, lavora all’Ufficio Imposte del Comune di San Martino Buon Albergo, dove vive con la sua famiglia e come bravo ragioniere qualificato, si occupa di numeri, fisco e contabilità. Si dichiara però lettore appassionato da sempre, particolarmente avido di romanzi di avventura a sfondo noir, tinti di giallo. Ha pertanto maturato nel corso del tempo una naturale predisposizione per l’affascinante regno delle parole, tanto da appropriarsene a piene mani e usarle al meglio per scrivere, non privandosi però del piacere di leggere qualche buon libro. Confessa di aver imboccato la via della scrittura, quasi per caso per mettersi alla prova, e superando le varie ansie e perplessità della prima volta, ascoltando semmai solo l’entusiasmo del principiante, nel 2015 ha pubblicato Granelli di sabbia, ambientato anch’esso a Verona, dove uno strano serial killer semina i suoi scellerati omicidi in una storia avvincente con una trama lucidamente congegnata, carica di suspense e venata di qualche pennellata di romanticismo. In esso tra l’altro, ha dato vita al personaggio dell’Ispettore Luca Veloso, pure protagonista principale del nostro Oscura memoria, un poliziotto, dotato di brillante intuito, perspicace e scrupoloso che conduce le indagini aggirandosi disinvolto e sagace all’interno di situazioni caotiche e aggrovigliate.
Quando gli chiedono da dove trae la sua ispirazione a Gerosa piace usare la parola “rubare” per dire che talvolta pesca le idee da altri libri, altre fonti, parole, immagini, film ecc… Ma niente di male, credo sia un “furto” comune a qualsiasi scrittore di storie.
Io gli ho chiesto se poteva farmi un ritratto di se stesso e mi ha risposto che da buon Ariete ama la lotta e lo scontro, nel senso buono del termine, e di certo non mette la testa sotto terra quando c’è da discutere per portare avanti le proprie idee. Da coloro che incontra sul suo cammino si sente “amato” oppure “odiato”, ma , gli va bene così perché le mezze misure non gli appartengono: o tutto o niente!
Perciò la sua canzone preferita è “Il coraggio delle idee” di Renato Zero.
Sulla copertina appare l’immagine di una possente quercia secolare con mezza chioma frondosa che copre la testa di un giovane uomo, mentre l’altra metà è tutta secca e si ramifica sul viso di un uomo anziano. Questa copertina, creata da Paolo, amico dell’autore, rappresenta con una eccezionale metafora, veramente molto riuscita, il percorso vitale delle persone colpite da Alzheimer, malattia che come è noto, causa il processo degenerativo del cervello che porta alla perdita progressiva della memoria e delle capacità auto gestionali. Del resto il titolo stesso ci fornisce una pista che ci conduce immediatamente a conoscere fin dall’Antefatto una notizia che ha a che fare con il cervello. Il 24 febbraio 2012 la speaker, al telegiornale delle 20.00 annunciava che il professor Guido Ladini, agli arresti domiciliari in attesa di processo per aver praticato nel corso delle sue ricerche numerose lobotomie, era scomparso dalla sua casa di Via Condotti a Roma. Forse la maggior parte degli ascoltatori erano rimasti indifferenti a tale comunicato, ma noi lettori dobbiamo fermarlo nella nostra memoria: è un particolare molto importante tanto più che qualcuno ci informa che il prof. Ladini festeggiava la vicenda insieme a chi lo aveva sottratto al suo giusto castigo, rendendolo libero di continuare la sua ricerca la quale non aveva nulla a che fare con gli scopi della medicina.
Perché miei cari lettori mi soffermo su questi dettagli?
Perché ogni libro che si rispetti parla anche da fuori. La lobotomia è un intervento neurochirurgico che interrompe i collegamenti delle fibre nervose di un lobo cerebrale con gli altri. Era praticato un tempo in alcune malattie mentali. Mi fa venire in mente Sul nido del cuculo, film indimenticabile per le atrocità subite da quelli che allora venivano popolarmente chiamati “i matti”. Bene amici miei detto questo, per capire le connessioni fra la lobotomia e la storia thriller di Oscura memoria, dovremo seguire le orme dell’aitante ispettore Luca Veloso, che, da valentissimo investigatore dotato di un impareggiabile fiuto da segugio, riuscirà con grande perizia a trovare il bandolo della matassa, a sciogliere i nodi dell’intricato caso, coinvolgendo perfino l’Interpol, facendo delle incursioni in un passato squallido e criminoso, aggirandosi su e giù lungo vie palazzi e piazze di Verona, tra macabri omicidi, vecchietti dall’apparenza innocua e uno spietato assassino dalla mente diabolica assetato di vendetta.
Quali mosse strategiche impiegherà l’ispettore Veloso per smascherarlo?
Non è il caso che io vi addentri di più nell’ordito di questa storia che è in grado da sola di tenervi sulla corda dall’inizio alla fine per la tramatura ricca di colpi di scena magistralmente orchestrati, inframmezzati da qualche momento di pausa serena per far uno spuntino in un suggestivo angolo di Verona o anche ascoltare il battito del cuore in attesa di Camilla, la donna amata da Veloso, sua saggia compagna di strada e di vita. Il tutto condito da uno stile di scrittura sobrio e allettante, dove l’autore non perde mai di vista, come vuole il grande Simenon, nemmeno nei casi di maggior tensione, di muovere la foglia dell’albero in fondo al giardino. Buona lettura.
Attenti però a non perdere la bussola, e soprattutto … la testa!
Elisa