3. Dal 1040 al 1287: I^ parte

…a cura di Aldo Ridolfi

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I Cimbri della Lessinia

  1. Dal 1040 al 1287: I parte

   Che cos’era successo, dunque nel 1040 sopra un colle posto nella parte medio alta dell’attuale Valle d’Illasi?

Andiamo in ordine, se ci riusciamo.

   Intanto: l’incastellamento nella Val d’Illasi (detta in quei secoli lontani Longazeria) era stato, allora, fenomeno diffuso e non marginale, basti pensare, oltre a Badia Calavena, ai castelli di Cogollo, Tregnago, Marcemigo, Illasi, Colognola ai Colli, ma anche, nelle aree limitrofe, a San Mauro di Saline, Castelvero e Bolca. Quello di Badia sorgeva sopra un colle sul versante sinistro della valle a 676 metri slm (Vedi immagine che accompagna la puntata precedente). La sua data di nascita, il 1040, è documentata da una iscrizione su pietra (che ha avuto non poche vicissitudini) un tempo affissa alle mura del monastero, oggi conservata nell’area della tomba di Giulietta, a Verona. L’iscrizione, naturalmente in latino, tradotta suona all’incirca così:

«Nell’anno del Signore 1040, a spese del vescovo Walterio questo castello eresse dal suolo».

   E Walterio era tedesco, nativo di Ulma, vescovo a Verona dal 1039 al 1056. Di lui si dice un gran bene: il Moscardo (storico veronese, autore di una Istoria di Verona), nel XVII secolo, parla di «Walterio germanico uomo dottissimo, e di santa vita». Nessuna meraviglia, poi, che si trattasse di un vescovo tedesco: ciò non solo per la vicinanza di Verona con il Tirolo, ma anche perché, a quel tempo, la politica europea era egemonizzata dagli imperatori tedeschi che ben volentieri collocavano uomini a loro fedeli nei posti strategici. Siamo dunque in presenza di nicchie tedesche nel Veronese e una di queste anche dentro la Valle d’Illasi.

   Ma, accanto al castello di cui sopra, sorge anche un primo nucleo di abbazia i cui «chierici o canonici la maggior parte erano di nazion teutonica». Chi scrive così è Lodovico Perini, archivista e pubblico perito, veronese, vissuto tra Sei e Settecento, e cita i loro nomi: Ottone, Cimbro, Rodolfo, Fenzo,… La costruzione avvenne in un luogo pressoché deserto. Vale la pena di riportare ancora alcuni passaggi della descrizione che ne fa Lodovico Perini: «La terra di Calavena costituita in luogo dirupposo, quasi deserto, e tutta circondata da alti monti è distante dalla città di Verona undeci e più miglia, ed è posta verso al principio ove si estende la vasta valle d’Illasi, cioè poco longe da quelle alte montagne, le quali dalla parte di settentrione conterminano il veronese». Quanto agli abitanti il Perini aggiungeva: «Sono gente molto rozza e incolta e il linguaggio loro è alquanto difficile a intendersi non essendo in tutto né italiano né tedesco ma un misto di parlar barbaro».

   A questo punto dobbiamo abbandonare la storia di Walterio, del castello e dell’abbazia di Monte San Pietro, altrimenti detta San Pietro in silvis, e andare alla ricerca dei coloni tedeschi giunti in Italia.

 castellamento

L’incastellamento della Valle d’Illasi. Dal basso, i castelli di:
Colognola ai Colli, Illasi, Tregnago, Marcemigo, Cogollo, Badia Calavena
(da: Associazione Cultura e territorio, “Castello e paese”, Tregnago 1983, scheda 3).

Aldo Ridolfi(continua)

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