L’Alpino: “IL PRIMO CONVEGNO DELL’ADUNATA A.N.A. SULL’ORTIGARA”
…a cura di Ilario Péraro
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“IL PRIMO CONVEGNO DELL’ADUNATA A.N.A. SULL’ORTIGARA”
Articolo tratto dalla pubblicazione: “LA PRIMA ADUNATA DEGLI ALPINI”… di Paolo Volpato e Massimo Bonomo.
“Già dalle nostre prime riunioni – ricordava Arturo Andreoletti (primo Presidente eletto dall’Assemblea dei Delegati il 30 Gennaio del 1920, soprannominato Padreterno) si era stabilito che ogni anno gli alpini si sarebbero ritrovati per celebrare con una memorabile manifestazione il sacrificio dei compagni caduti”.
Tali manifestazioni complesse e articolate, con trasferimenti e marce dei partecipanti in varie località, escursioni alpinistiche, pernottamenti in campeggio (le cosiddette alpinopoli), cerimonie celebrative, messe al campo, dibattiti congressuali ecc. erano denominate Convegni, che avevano durata variabile a seconda delle circostanze, da un minimo di tre giorni ad un massimo di dieci. Il primo di questi convegni si tenne, com’era logico e naturale, sul Monte Ortigara, il calvario degli alpini, sulle cui balze tanti battaglioni di penne nere avevano lasciato brandelli di carne e sangue generoso.
L’iniziativa ottenne grande successo: a fronte di 400 soci che avevano dato la loro preventiva adesione (ai fini organizzativi) ed alpini provenienti da ogni parte d’Italia, avevano pagato la loro quota di partecipazione, giunsero oltre 2000 alpini, spinti lassù da un impeto irrefrenabile.
Il 5 settembre 1920 la colonna dei partecipanti, preceduta dalla fanfara del battaglione “Belluno”, partì da Grigno di Valsugana e dopo cinque ore di cammino raggiunse la località Barricata, dove ora sorge l’omonimo rifugio.
Da qui, dopo una sosta, proseguì a Campo Magro, il largo spiazzo che si apre oltre il “Buso del diavolo” dove era radunata una folla di persone: rappresentanze, vecchi combattenti e semplici montanari riuniti per celebrare con l’A.N.A. il sacro rito.
Doveva sorgere sulla vetta una colonna mozza con la scritta “PER NON DIMENTICARE”, ma il pesante monumento, faticosamente trascinato dagli alpini fin lassù, non poté essere inaugurato perché mancava il basamento.
Sul monte, ancora segnato dalle profonde ferite della guerra recentissima, alpini e reduci si raccolsero dietro al cappellano don Giulio Bevilacqua (leggere in questo Sito l’Angolo dei Profili Veronesi di Giancarlo Volpato) che celebrò la messa al campo.
Quel giorno, sull’Ortigara parlò, con commossa eloquenza, rievocando il cruento sacrificio e la disperata guerra degli alpini, il cui ricordo a quell’epoca ancora ben vivo nell’animo di tutti i combattenti.
Ilario Péraro