Slomp Ferrari Lilia
…a cura di Graziano M. Cobelli
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Lilia Slomp Ferrari è nata e vive a Trento. Sin da piccola ha dimostrato amore verso la scrittura iniziando a scrivere Poesie che trascriveva su un quaderno a quadretti e inventando Favole che raccontava ai fratellini. Innamorata delle liriche di Minou Drouet, la Poetessa bambina studiata in seconda elementare, si è man, mano avvicinata al magico mondo della Poesia e del Poema leggendo i classici italiani e stranieri.
Si è costruita così un mondo tutto suo dove poteva passeggiare scoprendo le vibrazioni segrete dell’anima in un’atmosfera di malinconia in costante bilico con l’infelicità e la speranza: una corda tesa dove ancora oggi riesce a trovare l’equilibrio necessario ai grandi perché dell’esistenza. Solo verso i quarant’anni, ha deciso di sottoporre le sue liriche al giudizio della critica, dapprima partecipando a numerosi Concorsi e in seguito rivolgendosi attraverso le pubblicazioni a un pubblico più vasto e a un giudizio mirato. È Vice Presidente del Gruppo “Il Cenacolo trentino di Cultura dialettale” diretto da Elio Fox, Segretaria della “Pro Cultura” di Trento. Sia in dialetto che in lingua ha conseguito importanti premi regionali, triveneti e nazionali. In Prosa, suoi Racconti in dialetto e in italiano sono apparsi su varie riviste. Fa parte di numerose giurie di Poesia e Narrativa in italiano e dialetto. Viene spesso richiesta la sua presenza in serate volte alla diffusione e alla conoscenza della Poesia contemporanea e non, prestando la sua voce nella lettura di testi anche non suoi. Ha tenuto lezioni di Poesia nelle scuole cercando di trasmetterne l’amore.
Dal 1987 al 2008, tra dialetto e lingua, ha pubblicato ben nove raccolte di sue Poesie con grande successo di critica e consenso di pubblico.
È presente in numerose antologie nazionali e sue Poesie in dialetto trentino sono state incluse e tradotte in inglese nell’antologia Dialect Poetry of Northern and Central Italy, Legas New York, 2001.
Di lei hanno scritto numerosi critici tra i quali ricordiamo:
Lia Bronzi, Tavo Burat, Fulvio Castellani, Antonio Dattoli, Silvano Demarchi, Vittoriano Esposito, Renzo Francescotti, Elio Fox, Ermellino Mazzoleni, Paolo Ruffilli, Sandro Zanotto.
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Mi basta
Rivoglio il tempo rubato!
Lo esigo in nome di chi
mi ha seminato nel grembo
semenze fasulle facendo
ballare farfalle impazzite
ai vetri di neve. Non importa
se il vento coglione ha spazzato
le nubi vanesie nel sole.
Pretendo il grigiore, l’attesa
sospesa del pino, l’odore
del bianco pastrano sui resti
del prato. All’orlo del cesto
il gatto sonnecchia insieme
ai giochi di lana di qualche
gomitolo sparso. Mi basta
questo vecchio maglione
di tarme, il baule che ride
all’altana, due passi di luna
nell’orto, il secchio che miagola
l’acqua ghiacciata del pozzo
e qualche favilla inventata
all’ordito di crepe sul muro.
da “All’ombra delle nove lune” Edizioni del Leone 2005
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Striarìa
L’è na sera de mus’cio questa,
umida come i to làori
a la tompesta che ne sgrifa.
No gh’è paze per le fade
inozènti. Le strìe le gà òci de foch,
cavéi che fila ’n encantesim stròf.
La me vesta enrapolada la bina
la rosada per cavarte la sé.
E ti, pèrs en la striarìa
te sassìni penséri fiordaliso
brusàndoli ai falò.
L’è ’n sgrisolón el mus’cio
a svoltolón enté le scavezzàie
del ziél. E mi me desgàrtio i cavéi
en pèteni de tramontana
quando el lóv el zerca la so tana
per l’ultima schiramèla de vita.
Zita, zita, ’mbastìsso i fiori,
i colori, la me storia lontana.
Malia: E’ una sera di muschio questa,/ umida come le tue labbra/ alla tempesta che ci graffia./ Non c’è pace per le fate/ innocenti: Le streghe hanno occhi di fuoco,/ capelli che filano un incantesimo buio.// La mia veste stropicciata raccoglie/ la rugiada per dissetarti./ E tu, perso nella malia/ assassini pensieri fiordaliso/ bruciandoli ai falò.// E’ un brivido il muschio/ a rotoloni nelle capezzagne/ del cielo. E io mi dipano i capelli/ in pettini di tramontana/ quando il lupo cerca la sua tana/ per l’ultima capriola di vita.// Zitta, zitta, imbastisco i fiori,/ i colori, la mia storia lontana.
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