Maria Domenica Mantovani, santa
…a cura di Giancarlo Volpato
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Santa, benefattrice, prima religiosa delle Piccole Suore della Sacra Famiglia, Domenica Mantovani fu la primogenita (poi, altri tre fratelli) di Giovanni Battista e Prudenza Zamperini; nacque a Castelletto di Brenzone, sul Lago di Garda, il 12 novembre 1862. Fu battezzata il giorno successivo e crebbe in una famiglia di assai umile condizione sociale, ma piena di fede, profondamente onesta, laboriosa e attenta agli altri.
Dopo l’istruzione primaria nel paese, ella avrebbe desiderato continuare gli studi: la povertà e le non facili condizioni economiche non le permisero di assentarsi ed andare in città poiché Verona distava una sessantina di chilometri. Nonostante la scarsa cultura della quale Domenica Mantovani si lamentò sempre con se stessa, la vita permetterà ad una semplice fanciulla di arricchire sempre più la sua profonda umanità. Il vescovo di Verona, il cardinale Luigi di Canossa, in visita a Castelletto di Brenzone, la cresimò il 12 ottobre 1870; solo quattro anni dopo, il 4 novembre 1874, all’età di 12 anni, ella fece la prima comunione.
Molto presto, in età assai giovanile, certamente grazie all’esempio della famiglia e di un nonno che la educò in maniera religiosa assai fortemente, Domenica Mantovani dedicò molto tempo alla preghiera, fu una fervida devota della Madonna; frequentava molto la chiesa prestando tutti i servizi dei quali la parrocchia aveva bisogno. Lavorava nei campi, decorava e teneva pulite tutte le immagini sacre; nello stesso tempo, però, e ciò contava assai maggiormente, la giovane guardava con molto spirito cristiano i poveri, i bisognosi, gli ammalati, i bambini ai quali teneva anche lezioni di catechismo.
La sua giovane vita cambiò radicalmente quando – era il 2 novembre 1877 – giunse a Castelletto don Giuseppe Nascimbeni (1851-1922), proclamato beato da Giovanni Paolo II nel 1988. Il giovane sacerdote era stato cooperatore parrocchiale e maestro elementare a S. Pietro di Lavagno dal 1874. Nella nuova sede ebbe i medesimi incarichi accanto al parroco don Donato Brighenti, ormai anziano e bisognoso di aiuto. Domenica Mantovani, allora quindicenne, trovò la vera provvidenza della sua esistenza. Nascimbeni, originario di Torri del Benàco, conosceva perfettamente la povertà e le infelici situazioni economiche di quei luoghi dove si arrivava o con i battelli o attraverso una mulattiera: egli fu come una macchina di lavoro oltreché insegnare alle scuole elementari ed aiutare il suo parroco. A lui si attribuisce, nell’andare del tempo, una volontà di portare quel paesetto all’autosufficienza: arriveranno le poste, giungerà l’elettricità, si farà la strada, aiuterà a mettere in piedi un porto autosufficiente, incrementerà la pesca, si darà da fare per migliorare il lavoro dei contadini. La sua operosità, unita ad una costante preghiera, troverà nella Mantovani un aiuto essenziale. Il 25 gennaio 1885 don Nascimbeni divenne parroco, in seguito alla scomparsa di don Brighenti. Lasciò l’attività scolastica ma raddoppiò le attività parrocchiali, quelle dell’oratorio e allargò ancor più l’attenzione alla gente bisognosa. La giovane Domenica fu sempre con lui: egli divenne la sua guida spirituale rivelando, alla stessa, i doni della grazia e forgiandola, letteralmente, con sapienza e fermezza, grazie al temperamento generoso e alla forte volontà di progredire nella strada della santità.
Ella diventò la prima e grande collaboratrice del parroco nelle molteplici attività: insegnava ai bambini il catechismo, si prodigava nelle visite ai malati, nell’assistenza a tutti coloro che avessero avuto bisogno. Iscritta alla Pia Unione delle Figlie di Maria, fu sempre fedele nell’osservare tutte le prescrizioni del regolamento, divenne specchio ed esempio per le sue compagne ma, soprattutto, cominciò a godere di un forte amore da parte dei concittadini che vedevano nella giovane Domenica una vera e propria lezione di vita fraterna.
A 24 anni, nella festività dell’Immacolata Concezione (8 dicembre 1886), alla presenza del parroco, la Mantovani emise il voto di perpetua verginità, con il quale si dedicava completamente a Dio e si disponeva ad impegnarsi a coadiuvare, in maniera ancora più piena, don Nascimbeni e le sue attività pastorali.
A Castelletto, ma non solo, mancavano le suore e il parroco ne sentiva la forte mancanza. Si rivolse a molti ordini femminili: uomo di forte impegno, sacerdote di assidua preghiera, il futuro beato sapeva assai bene che i bisogni della gente erano anche molti altri. Nessun ordine religioso femminile accolse le richieste e nessuna suora arrivò sulle rive del lago: una delle ragioni fu quella di distogliere le religiose dalle consuetudini – allora imperanti nelle congregazioni femminili – di essere assai più portate alla preghiera e al claustro; ma non mancò neppure la forte richiesta del parroco di Castelletto di Brenzone che aveva chiaramente detto che le collaboratrici, nello svolgimento dell’educazione ai bambini, nell’assistenza ai malati e agli anziani della parrocchia, dovevano condividere i suoi ideali e dovevano essere a sua completa dipendenza. Così, ormai consapevole che sarebbero state inutili ulteriori ricerche, il parroco si rivolse al vescovo chiedendo di potere fondare un istituto di suore consacrate maggiormente ai bisogni della gente oltreché – ma appare sottinteso – dedite pure alle meditazioni.
Don Nascimbeni seguì il consiglio di Mons. Bartolomeo Bacilieri, allora collaboratore del cardinale Luigi di Canossa, vescovo della diocesi di Verona, al quale aveva esposto la difficoltà di ottenere delle suore in aiuto alla sua azione pastorale; il prelato gli aveva risposto: “Se nissuni ve le dà, févele vù, come volì”. Così il futuro beato si accinse a fondare una nuova congregazione di diritto pontificio.
Tre pie giovani di Castelletto, appartenenti alla Compagnia delle Figlie di Maria, che già si dedicavano all’apostolato parrocchiale e una del Trentino, inviata a Nascimbeni dai padri Francescani di quella provincia (allora austriaca), furono, dopo un mese d’iniziazione alla vita religiosa presso le claustrali Terziarie Francescane di Verona, le prime Piccole Suore della Sacra Famiglia. Le quattro donne emisero la professione il 4 novembre 1892 nelle mani di mons. Pietro Vidi e il giorno seguente fecero ritorno a Castelletto per dare avvio all’istituto che il beato volle denominare con il nome appena sopra riferito indicando, in questo modo, la spiritualità e l’orientamento apostolico della nuova istituzione: erano suor Domenica Mantovani (che prese il nome di Maria Giuseppina dell’Immacolata), suor Teresa Brighenti, suor Giuseppina Nascimbeni e suor Anna Chiarani. Il 6 novembre (festa patronale di san Carlo Borromeo) tutto il paese di Castelletto festeggiò l’inizio della nuova famiglia religiosa e “la Madre”, Maria Domenica Mantovani, diventò la prima superiora delle Piccole Suore della Sacra Famiglia che trovarono il loro spazio accanto alla chiesa del paese.
Prodigiosamente, in poco tempo, s’aggiunsero altre giovani e trovarono nella giovane “Madre” tutto ciò che don Nascimbeni aveva inculcato alla sua quasi cofondatrice; ella si era lasciata plasmare, a volte anche attraverso umiliazioni che il sacerdote infliggeva perché l’anima della sua Domenica trovasse ancora più bella l’umanità che ogni suora doveva mettere in luce: le figlie spirituali del parroco-fondatore trovarono in lui una forza incredibile che aiutò il piccolo ordine delle suore a crescere certamente più di quanto egli stesso avesse pensato.
Suor Mantovani si adoperò, con tutte le forze, affinché l’istituto s’ingrandisse e portasse a Dio, com’ella sempre sosteneva, quel volto della pace e della serenità interiore. Il motto della giovane superiora era: “Vivere uniti al Signore, tenendo le mani e il cuore con gli altri, appaga oltre ogni umana compensazione”.
L’Istituto religioso ebbe l’approvazione diocesana il primo gennaio 1903, quella pontificia – con decreto di lode – il 26 agosto 1910 e quella definitiva delle costituzioni il giorno 1 aprile 1941. A queste ultime, la madre superiora lavorò sempre con alacrità. Lo scopo originario della congregazione e che suor Maria Mantovani perseguì, allargandolo sempre con molta cura, era duplice: l’educazione dei fanciulli e della gioventù femminile nonché l’assistenza ai malati e agli anziani della parrocchia. Nel giro di non molti anni, l’istituto vide ingrossarsi le sue file e varcò non solo i confini della parrocchia e della diocesi, ma anche quelli della patria, estendendosi in Svizzera, in Etiopia, in Argentina, in Brasile, in Uruguay, per svolgervi la sua attività che, pure essendo rimasta fondamentalmente quella delle origini, s’allargò nelle finalità specifiche delle varie costituzioni comprendendo largamente quelle dell’apostolato missionario. La lettera apostolica Neminem fugit di papa Leone XIII del 1892 nominava proprio la Sacra Famiglia come fonte assoluta della salvezza divina: don Nascimbeni e suor Maria Mantovani avevano appreso splendidamente la lezione.
Per meglio comprendere la forte e quasi improvvisa accelerazione dell’Istituto di Castelletto, appare necessario ricordare quella straordinaria fioritura di istituzioni religiose che costituirono il vanto della Verona cristiana della seconda metà dell’Ottocento e che la storia conosce perfettamente. Anche per questo bisogna ricordare – cosa oggi assolutamente diversa – che Domenica Mantovani e le sue tre compagne fecero un solo mese di preparazione alla vita religiosa, omettendo il noviziato, per fare la vestizione, l’ingresso e l’insediamento a Castelletto. La prima filiale venne aperta a Tiarno Superiore, in provincia di Trento, nel 1895, quando la piccola famiglia religiosa contava appena una ventina di suore. Già all’inizio del Novecento si potevano contare una ventina di case filiali sparse in varie diocesi; il periodo più florido, anche per la vera forza che la superiora concedeva assieme al fondatore, avvenne tra 1910 e l’inizio della prima guerra mondiale. La vita interna dell’Istituto, nei primi 50 anni, oltre che dal governo del parroco e della cofondatrice, fu sostenuto da suor Fortunata Toniolo del Santo Crocefisso la quale, entrata già infermiera diplomata nel 1894, divenne la vera realizzatrice delle idee e della forza di Nascimbeni e della Mantovani: sarà la medesima a succedere alla stessa.
La superiora – donna di preghiera continua – era di un’attività strenua, senza rotture; durante la guerra, oltre alle consuete occupazioni, 170 suore della Sacra Famiglia andarono ad assistere i soldati feriti in qualunque luogo essi fossero.
Nel 1922 scomparve, ancora sostanzialmente giovane, il parroco che era diventato Monsignore; Nascimbeni se ne andò procurando grave dolore all’istituto: la superiora non solo non venne meno, ma raddoppiò il proprio impegno. Durante l’ultimo periodo della sua vita, la Mantovani ebbe la gioia di godere dell’approvazione definitiva dell’istituto (3 giugno 1932) e dell’inaugurazione, a Castelletto, del nuovo grande noviziato (20 marzo 1933). Le case filiali arrivarono fino a 218 e il numero delle suore toccò le 1600. Allargò gli impegni delle sue adepte: ospedali, istituti per l’infanzia e la maternità, istituti educativi, colonie estive, istituti medico-psico-pedagogici, case del clero, collegi, istituti educativi. Ora sono meno di un terzo di quel numero, ma la sede a Castelletto è rimasta: targata dal nome dei due fondatori. Attualmente le Piccole Suore della Sacra Famiglia sono 438 in luoghi di nove paesi: Albania, Angola, Argentina, Brasile, Italia, Paraguay, Svizzera e Togo. Nella nostra diocesi sono presenti a Castelletto di Brenzone, Verona, Cerea, Colà di Lazise, Negrar, Torri del Benàco, Cellore d’Illasi.
Maria Domenica Mantovani scomparve il 2 febbraio 1934 nella sua casa spirituale da dove non si era praticamente mai mossa: era stata colpita da forti febbri influenzali. Tumulata inizialmente nel cimitero del paese, il 12 novembre 1987 le sue spoglie mortali, incorrotte, furono traslate nel mausoleo, già tomba del beato fondatore, eretto entro il perimetro della proprietà della Casa Madre della congregazione. La sua casa natale divenne un piccolo museo di preghiera.
Maria Domenica è diventata beata il 27 aprile 2003 in seguito al miracolo avvenuto, nel 1999, a Bahía Blanca, città argentina della provincia di Buenos Aires. Una medaglia, contenente le reliquie della suora accomunata da fervide preghiere, fu messa sulla testa di una bimba entrata in coma dopo una caduta; le suore, i medici e le infermiere chiesero l’intercessione della suora di Castelletto poiché era irreversibile il male della piccola: Lara Pascal, neonata, improvvisamente guarì e fu dimessa. Il secondo segno prodigioso, determinante per giungere alla canonizzazione, avvenne nel 2011 sempre a Bahía Blanca: María Candela Calabrese Salgado, in carrozzina per malformazione vertebrale, fu colpita da un male che la mandò in coma irreversibile. La dottoressa che aveva curato Lara Pascal, assieme a suore e moltissime persone, pregarono chiedendo l’intercessione della beata Maria Domenica: la bambina, allora undicenne, si risvegliò, il male era passato, rimase in carrozzina ma con una salute straordinariamente buona. I medici confermarono il “prodigio”, inspiegabile dal punto di vista clinico.
Il 15 maggio 2022, in Vaticano, anche alla presenza delle due donne miracolate e di medici argentini dell’ospedale di Bahía Blanca, papa Francesco decretò la canonizzazione; da quel giorno la pia suora di Castelletto di Brenzone diventò Santa Maria Domenica. La sua festa è celebrata il 4 febbraio.
Bibliografia: Assai numerosa appare la bibliografia sulla santa, anche se abbastanza datata; certamente l’occasione della canonizzazione porterà a nuove ricerche. Citiamo, per ora, le opere più accessibili: Alessio Martinelli, Un grande cuore di madre e di figlia, suor Maria Mantovani: cofondatrice delle Piccole Suore della Sacra Famiglia 1862-1934, Milano, Ancora, 1964 (2° ed. 1988); Margherita Letizia Fontanesi, Piccole Suore della Sacra Famiglia di Castelletto di Brenzone (Verona), in Dizionario degli Istituti di Perfezione, v. VI°, Roma, Ed. Paoline, 1980, col. 1648-1650; Antonio M. Alessi, Cuore di madre: serva di Dio suor Maria Domenica Mantovani, Torino, Elle Di Ci, 1989; Giuseppe Briacca, La spiritualità della Serva di Dio Madre Maria dell’Immacolata Domenica Mantovani: cofondatrice delle Piccole Suore della Sacra Famiglia (1862-1934), Castelletto di Brenzone, Piccole Suore della Sacra Famiglia, 1992; Franco Segala, Mantovani, Domenica (Maria Giuseppina dell’Immacolata), in Bibliotheca Sanctorum, seconda appendice, Roma, Città Nuova, 2000, col. 848-851; Una donna fatta Vangelo, a cura di Chiara Vasciaveo, Siena, Cantagalli, 2003; Alessia Biasiolo, Beata Maria Domenica Mantovani, Cinisello Balsamo (Mi), San Paolo, 2003; Maria Palma Pelloso, Beata Maria Domenica Mantovani: un nome, una vita, Padova, Messaggero, 2003 (2° ed. 2004); Maria Palma Pelloso, Mantovani Maria Domenica, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 504-505; Maria Bertilla Franchetti, Beata Maria Domenica Mantovani: cofondatrice dell’Istituto Piccole Suore della Sacra Famiglia, Gorle (Bg), Velar, 2012; Dario Cervato, Beata Maria Domenica Mantovani (1862-1934), in Id., Verona agiografica. Dizionario storico dei santi, beati, venerabili e servi di Dio veronesi, Verona, Bonato, 2018, pp. 122-123; Maria Domenica Mantovani la santa del quotidiano, in “Verona fedele”, n. 19, 15 maggio 2022, p. 21; Alberto Margoni, La strada semplice della santità e Id., Madre Maria Domenica una santa alla portata di tutti, in “Verona fedele”, n. 20, 22 maggio 2022, pp. 4-5; Francesca Saglimbeni, La vita semplice di santa Maria Domenica diventa un film [di Mauro Vittorio Quattrina], in “Verona fedele”, n. 29, 24 luglio 2022, p. 27.
Giancarlo Volpato