Fioroni Maria

… a cura di Giancarlo Volpato

Poesia

Per le tue domande scrivi a:  giancarlovolpato@libero.it
Maria Fioroni

Benefattrice, studiosa, archeologa, Maria Fioroni nacque a Massa Superiore, oggi Castelmassa, in provincia di Rovigo il 17 marzo 1887. Era l’ultima discendente di un’agiata famiglia d’origine fiorentina, ad un certo punto migrata in Lombardia, insediandosi nell’Alta Brianza. I Fioroni, anzi il ramo lombardo da cui discese Maria, ebbero una particolare operosità e si affermarono dal punto di vista economico tanto da occupare le più alte cariche amministrative proprio nella Brianza. Trasferitisi nel rodigino agli inizi dell’Ottocento, vi rimasero sino alla fine del secolo per poi stabilirsi definitivamente a Legnago (VR). Maria studiò presso l’Educandato “Agli Angeli” a Verona dove conseguì il diploma magistrale nel 1904; pure essendo dotata di grande intelligenza, non frequentò l’università giacché era più che sufficiente – per una donna – possedere un diploma seppure proveniente da famiglia benestante: ma ciò non le impedì di mettere a profitto la ricchezza delle sue capacità.
La sua sensibilità, unita alla vocazione di spendersi per il bene degli altri, forse anche nel ricordo del padre che era stato combattente a Bezzecca nelle schiere garibaldine, la portò a farsi crocerossina durante la prima guerra mondiale e dedicò le sue forze per l’assistenza ai soldati e alle loro famiglie; il suo impegno umanitario proseguì anche durante il secondo conflitto: i valori dello spirito e della patria fiorirono insieme nell’animo di Maria Fioroni e ad essi accomunò quello – pressante e sempre presente – della grande fede nelle funzioni della cultura ad iniziare dalla conoscenza delle radici della nostra civiltà: quelle alle quali il cittadino si avvicina con attenzione e che gli servono per il miglioramento di se stesso e della comunità intera.
I talenti di questa donna erano fatti di intuizioni, di ricerca, di sensibilità, di capacità organizzativa. Nelle stagioni della pace e dell’operosità ella seppe inventare tutto quanto sapeva di crescita della vita locale, di raccolta di quanto agevolasse la cultura dell’intera comunità, di creazione di strumenti di studio che superassero la quotidianità per trasformarsi in istituzioni inserite stabilmente nella storia locale e più oltre. Venne cimentandosi in parecchie discipline, concatenate l’una all’altra e che – durante il corso della sua vita – la occuparono con studi e pubblicazioni di grande interesse scientifico
Il primo nucleo che attrasse i suoi interessi fu quello archeologico e che diverrà la base fondamentale attorno cui sorgerà il museo del territorio di Legnago sistemato nel palazzo di famiglia: dai reperti dell’età preromana venuti alla luce nelle Valli Grandi sino a quelli che ella venne scoprendo fino intorno agli anni Trenta del Novecento; in mezzo, una serie abbastanza incredibile di scoperte che Maria Fioroni venne facendo e nelle quali dimostrò una competenza singolare. Un’esemplare monografia sulle armi – di cui il suo museo conserva reperti importantissimi – dimostra conoscenza armoristica, storica, balistica accompagnata dall’accuratezza delle illustrazioni ove colpisce anche i più esperti per la capacità analitica della disamina (Armi bianche del Museo Fioroni, 1965). E ciò accadde sempre, anche per le altre pubblicazioni, nate a corredo delle sue raccolte. Ma il merito maggiore fu quello di avere restituito a Legnago un primato sino ad allora sconosciuto: quello delle ceramiche. Maria Fioroni descrisse, con dovizia di mezzi e di conoscenze, le tre fabbriche assai conosciute anche al di fuori dei confini. Nessuno avrebbe pensato che le terre di castelli e di fortezze fossero state attive, nei secoli passati, tra il quindicesimo e il sedicesimo, per un’industria che annoverava eccellenza di manufatti e clienti di altissimo rango; ed ella raccolse, dalle anse dell’Adige, quanto il fiume aveva saputo trattenere (Ceramiche di  Legnago, 1962).
Piano piano, alternando la sua presenza a Legnago con quella della sua casa milanese, Maria Fioroni – aiutata dalla presenza discreta e silenziosa della sorella con cui divideva le giornate – venne costituendo il “suo museo”.
Ed entrarono, così, i cimeli risorgimentali, cari alla memoria del padre, partecipava alle aste acquistando opere e manifesti, reperti che ricordassero il sacrificio di coloro che si batterono per un’Italia unita, statuti e immagini che parlassero di eventi e di momenti. Ma l’occhio non abbandonava mai la sua terra d’elezione e il legnaghese andava acquistando spazi ulteriori e invogliava ad allargare l’interesse alle zone finitime; vestiti d’epoca e piccole cose quotidiane che la tradizione andava dismettendo nell’incalzante incedere del progresso furono da Maria Fioroni raccolti e messi adeguatamente a disposizione.
Non dimenticò – offrendo un’àncora storica sicura – le iscrizioni: epigrafi murali, altrimenti gettate all’incuria del tempo e degli uomini, trovarono posto in quella che era stata la serra e che ella stessa ebbe cura di mettere a dimora per una visita corretta. Raccolse anche, con tenacia, documenti preziosi ed aprì la sua casa agli studenti, ai curiosi intellettualmente mettendo a disposizione tutto quanto era andata collezionando; laddove possibile, acquistò donando alla sua comunità affinché rimanesse un ricordo memore del suo passaggio legnaghese.
Durante la vita ebbe corrispondenza con moltissime persone: della scienza, della cultura o anche con coloro che dimostrassero interesse alle sue ricerche; ma il suo epistolario, copiosissimo e conservato in cartelle già tutte catalogate, è diventato uno scrigno anche per i suoi concittadini: durante le guerre, Maria Fioroni corrispose con i soldati, li tenne in contatto con le famiglie e ne raccolse le confidenze, i dolori, le speranze. Lì, tra quelle corti, è scritta la storia di due generazioni di legnaghesi.
Conscia dell’importanza delle raccolte, si prodigò affinché esse continuassero e si adoperò per la fruibilità del materiale; l’amore che dedicò a questa sua vita consacrata alla cultura lo depose tutto nella Fondazione che porta il suo nome e che provvede alla gestione, all’organizzazione, alla fruizione e alla conservazione. Non trascurò affatto le bellezze ambientali e botaniche della terra veronese, in particolare quella baldense di cui si occupò in prima persona.
Tanto impegno le valse la medaglia d’oro dei benemeriti della cultura e dell’arte nel 1964 da parte della Presidente della Repubblica. Andrea Ferrarese, direttore della Fondazione sino al 2017, ha pubblicato, con ampia introduzione, una serie di scritti di Maria Fioroni (Leniacensia: scritti 1950-1970, Legnago 2008) e un’opera eccellente ha illustrato una parte delle collezioni (Giuseppe Morazzoni, Maioliche e armi antiche di Legnago, Legnago 2010).
Si spense a Legnago il 13 marzo 1970.

Bibliografia: Gino Barbieri, Maria Fioroni nel primo centenario della nascita, Legnago, Fondazione Fioroni, 1987; Margherita Ferrari, Fioroni Maria, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G. F. Viviani, Verona 2006, pp. 372-373; Margherita Ferrari, Il giardino botanico di Montebaldo nel progetto di don Giuseppe Trecca e Maria Fioroni, Verona, Casa Ed. Mazziana, 2007.

Giancarlo Volpato

↓