fig. 3 – Via-postumia – porta borsari – 1989-1990
fig. 3 – Via-postumia – porta borsari – 1989-1990
fig. 2 – basalt pebble – muro Campostrini
fig. 2 – basalt pebble – muro Campostrini
fig. 1 -muro lungo Vic. Moise dettagli
fig. 1 -muro lungo Vic. Moise dettagli
Berto Barbarani young ritratto-liberliber.it
Berto Barbarani
Gianni Rapelli cover Cimbro 2019
– Gianni Rapelli (rielaborato dalla copertina “Cimbri/Tzimbar” n.58, 2019)
Chelidonio fig. 3 – geo-profilo Adige fra Via Trevisani e Via Mameli
fig. 3 – Profilo della sezione geo-stratigrafica fra Via Don Trevisani e Via Mameli , evidenziante le proporzioni dell’antica scarpata fluviale su cui si affaccia l’abitato di San Massimo e l’ampiezza della grande paleoalveo scavato dall’Adige postglaciale. A destra, il profilo della collina alluvionata dai sedimenti atesini suggerisce la presenza di una scarpata mediamente alta circa 80-100 metri, che può coincidere sia con fenomeni erosivi fluvio-glaciali atesini (avvenuti nel Quaternario medio e/o antico), sia con la lunga “fascia di deformazione” sepolta che probabilmente segna il limite fra la subsidenza della fossa padana e l’orogenesi alpina (entrambe presumibilmente ancora attive). (Rielaborato da “De Zanche, Sorbini, Spagna, 1977).
Chelidonio fig. 2 -Via Trevisani-Via Mameli
fig. 2 – Dettaglio del tratto comprendente il grande paleo-alveo scavato dall’Adige post-glaciale, largo circa 4 km fra la scarpata di San Massimo e Ponte Pietra. Le frecce blu evidenziano la presenza di paleo-meandri sepolti, come quello che ha intagliato il “golfo fluviale” sottostante all’abitato di San Massimo. (Rielaborato da “De Zanche, Sorbini, Spagna, 1977).
fig. 3 – geo-profilo Adige fra Via Trevisani e Via Mameli
Fig. 3: Profilo della sezione geo-stratigrafica fra Via Don Trevisani e Via Mameli , evidenziante le proporzioni dell’antica scarpata fluviale su cui si affaccia l’abitato di San Massimo e l’ampiezza della grande paleoalveo scavato dall’Adige postglaciale. A destra, il profilo della collina alluvionata dai sedimenti atesini suggerisce la presenza di una scarpata mediamente alta circa 80-100 metri, che può coincidere sia con fenomeni erosivi fluvio-glaciali atesini (avvenuti nel Quaternario medio e/o antico), sia con la lunga “fascia di deformazione” sepolta che probabilmente segna il limite fra la subsidenza della fossa padana e l’orogenesi alpina (entrambe presumibilmente ancora attive). (Rielaborato da “De Zanche, Sorbini, Spagna, 1977).