Mondin Lavinia
…a cura di Giancarlo Volpato
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Religiosa, benefattrice, Superiora generale delle Sorelle della Misericordia, Lavinia Mondin nacque ad Este (Padova) il 7 aprile 1843. Secondogenita di Gaetano e Teresa Fadinelli, fu battezzata con i nomi di Santa Maria Maddalena, crebbe in una famiglia ricchissima e molto cattolica; chiamata familiarmente Marietta, ebbe due fratelli che divennero sacerdoti: don Antonio e don Francesco.
Dopo le scuole elementari, completò la formazione avvalendosi del precettore domestico che già preparava i suoi due fratelli; fu in questo periodo che sentì la chiamata del Signore verso l’Istituto più povero da lei conosciuto; fondato il 2 novembre 1840 dai beati don Carlo Steeb e Suor Vincenza Maria Poloni a Verona, l’Istituto delle Sorelle della Misericordia si dedicava ai diseredati, ai malati, a tutti coloro che avevano bisogno: queste suore erano già presenti, con due diverse forme di aiuto, ad Este. Non desistette dalla sua decisione anche se i familiari e molti altri avevano previsto per lei le dame del Sacro Cuore, un istituto più confacente al suo rango. Il diniego assai forte dei suoi provocò in lei molti dolori ed ella pagò un pesante tributo, in termini di salute, al sacrificio della separazione dalla famiglia. Raggiunta la maggiore età lasciò la sua terra: era il 13 maggio 1864; vestì l’abito il 20 maggio 1865 e professò i tre voti il 27 maggio 1866 prendendo il nome di suor Lavinia Maria anche se utilizzò, sempre, solamente il primo; trovò nella superiora generale, Rosalia Serenelli, l’aiuto più grande e a quest’ultima ella tributerà sempre la sua devozione.
Nel 1866, su richiesta dell’autorità militare italiana, le Sorelle della Misericordia presero servizio nell’Ospedale militare di Verona (detto Ospedale di Santo Spirito), nosocomio da poco evacuato dagli Austriaci. In mezzo ai soldati passò ventidue anni; i primi quindici come addetta a tutti i lavori: ebbe la gioia – che manifestò sempre – di prodigarsi per i malati come una mamma divenendo il loro sole – come veniva chiamata – ma ebbe pure l’occasione di uno strenuo esercizio di controllo su se stessa soprattutto allorquando il suo cuore fu colpito dalla calunnia; non disse mai nulla, non raccontò per giustificare né se la prese con coloro che volevano colpirla; di lei resta soltanto ciò che disse in un’occasione: “Io sono qui per sacrificarmi al Signore”; si fidò della bontà di Dio, fu letteralmente scagionata e la sua innocenza la portò, dopo quindici anni al servizio dei soldati, a diventare la superiora dell’ospedale stesso. Vi rimase per altri sette anni, sino al 1888 quando Rosalia Serenelli, sempre più sofferente oltreché avanzata in età, la volle in Casa madre come sua segretaria: era la prima volta che una suora assumeva quel compito ma la vicinanza con la superiora affinò, ancor di più, la grandezza del suo animo. Fu in quel periodo che, oltre a svolgere le incombenze necessarie, Lavinia Mondin si accinse – grazie anche alle testimonianze delle consorelle più anziane che avevano convissuto o conosciuto Suor Vincenza Poloni – a redigere le memorie intorno ai primi tempi della Congregazione. Nacque così la prima biografia della fondatrice assieme alle notizie (fino ad allora poco note) sulla costituzione e sull’avviamento di uno dei più importanti istituti religiosi: la prima parte della Storia dell’Istituto “Sorelle della Misericordia di Verona” uscì nel 1890 a firma di suor Paola Vicentini: la certezza, in verità, dell’attribuzione a Lavinia Mondin appare senza alcun dubbio.
Nello stesso tempo ella condivideva la sua vita spirituale con i fratelli sacerdoti, con molte altre persone alle quali si era avvicinata o che l’avevano conosciuta durante i lunghi anni del suo apostolato nell’ospedale e verso molti altri malati. Di questo periodo rimangono delle lettere cariche di grande spiritualità. Si ricorda, anche, il momento ch’ella subì, intrecciandosi assai dolorosamente, con l’esperienza della baronessina Sofia Lassotovich, una russa prepotente e volubile che la mise a dura prova.
Il 20 novembre 1894, suo malgrado e contro la propria voglia, accettò di diventare la superiora generale; la scomparsa di Rosalia Serenelli, avvenuta il 2 ottobre di quell’anno, aveva messo l’Istituto nella condizione di avere una nuova direzione spirituale: fu un plebiscito poiché il consenso raccolto fu unanime e Lavinia Mondin ricominciò un’altra vita, instancabile, precisa, sempre di grande attività ponendo la sua persona, com’ebbe a dire costantemente, “al servizio e all’obbedienza della volontà di Dio”.
Già nell’ultimo periodo nel quale era stata la “segretaria”, aveva surrogato l’opera di madre Serenelli. L’anno successivo, nel 1895, aprì la prima sua filiale e fu un’opera nuova: il Seminario di Ceneda (Vittorio Veneto) che venne, opportunamente, ad aggiungersi alle altre tre case già esistente in quella località. Nel medesimo periodo mandò, in altri due paesi, le suore che, pensando ai tempi della Fondatrice, furono assai contente di poterla imitare nelle medesime situazioni per le quali l’Istituto era stato creato.
Per sua volontà, dal 1896, le Sorelle della Misericordia aprirono e sorvegliarono l’assistenza ai bambini ospiti estivi, ma anche invernali; lavorò con loro don Giovanni Perenzoni che rimase il sacerdote accanto alla superiora e all’Istituto intero. Furono moltissimi gli asili: ricordiamo solamente Povegliano, Castelnuovo (ora del Garda) e altri nella provincia veronese; ma – e fu un atto di somma rilevanza – quest’attività che tutto il mondo apprezzerà fu portata fuori dello stato italiano: a Nomi, a Terlago, a S. Croce di Bleggio, tutti luoghi in provincia di Trento, allora nell’Impero asburgico. Le Sorelle non dimenticarono mai di essere presenti nelle case di riposo per anziani o nei luoghi dove costoro potevano trovare assistenza.
Superiora indefessa, visitò tutte le case, portò ad esse la sua voce e la sua straordinaria spiritualità. Intanto, lavorava attorno a quello che le suore considerano il suo vero capolavoro: la spiegazione dettagliata delle Regole di San Vincenzo in 317 conferenze (tutti i suoi scritti trovarono posto anche, ma non solo, nella successiva pubblicazione della Storia dell’Istituto che avvenne in tempi successivi e con date piuttosto lontane tra loro: cfr. Bibliografia). Fu attiva collaboratrice suor Fulgenzia Fattori, sua segretaria dal 1905 e, successivamente, dal 1920 al 1922, superiora generale. Ciò che vale la pena sottolineare è che Madre Lavinia Mondin giustificò sempre se stessa mettendo in luce la sua umiltà e la volontà di operare solo a beneficio, invece, del bene spirituale delle sorelle. Le domande sui capitoli delle Regole di San Vincenzo de’ Paoli ch’ella scrisse furono ben 885; l’ispirazione al santo dei bambini e dei poveri le aveva offerta la volontà di mettere in auge ciò ch’ella aveva sempre voluto nella sua vita: essere costantemente e solo a disposizione di coloro che hanno bisogno, di coloro che da “noi attendono l’amore, la gioia della pace, lo spirito del Dio”. Di suor Mondin rimangono, anche, cinquanta circolari che indirizzò a tutte le comunità dell’Istituto a scadenze particolari e/o per avvenimenti importanti: in tutte – e basta leggerle – spirano una fede profonda, un tatto materno e un attaccamento alla vita scelta.
Nel 1910 accorse da don Giovanni Calabria (ora santo) costituendo una piccola comunità a S. Zeno in Monte in Verona per aiutare i primi passi della benefica opera “Buoni fanciulli”.
Donna di grande intelligenza, oltreché suora preveggente, ella capì che nel mondo stava accadendo qualcosa che avrebbe messo a repentaglio la vita di molta gente. Intanto la sua salute cominciò ad abbandonarla: e cominciarono i dieci anni della sua lunga infermità; chiese di essere dimessa dall’incarico di superiora, ma non fu giustamente ascoltata. Fu colpita da nefrite, da “angina pectoris” ed iniziò la sua nuova vita tra il letto e la poltrona. Probabilmente soffrì – oltreché per le malattie – assai più per il fatto di non potere recarsi più a trovare le consorelle, a visitare le comunità, a parlare con tutte quelle persone che furono la sovrana bellezza del suo cuore: coloro che avevano bisogno e nei quali vedeva, sempre, la presenza del Signore.
Assai prima dell’inizio della guerra, quando ancora l’Italia era neutrale, la Superiora generale volle che il suo Istituto non fosse còlto impreparato. E quando avvenne la mobilitazione, le sue suore accorsero laddove vi era necessità: ospedali militari, scuole, bambini lasciati soli, laboratori, convitti operai, cure ai feriti, case di beneficienza. Bisognerebbe che tutti leggessero le circolari che mandò in quegli anni di guerra: “E se dopo di esservi sacrificate sino a perdere la salute e forse la vita, se il mondo non avrà per voi una parola di lode e ammirazione, rallegratevi perché avrete in ciò la maggior garanzia che l’opera vostra è gradita all’Altissimo”.
La guerra continuò: tutte le forze attive delle Sorelle della Misericordia furono mobilitate: esse stesse aprirono ospedali e luoghi per reparti militari di feriti; in zone di guerre furono a Caporetto, poi le suore seguirono, in drammatica fuga, le vicissitudini delle popolazioni, si trasferirono con personale e macchinari in regioni dell’oltrepò o, addirittura, rimasero ad assistere e salvare i feriti nei territori invasi. Si aggiunsero l‘epidemia della “spagnola” e di altre malattie contagiose per cui alcune Sorelle furono segregate nel Lazzaretto di Verona o altrove in reparti speciali.
La Madre generale sentiva avvicinarsi la fine della sua vita, ma sempre attenta ed indefessa, dopo la guerra non si fermò con le sue circolari, visto che non poteva muoversi di persona. Accolse la fine delle operazioni militari chiedendo alle proprie figlie di ringraziare il Signore e di ricominciare a vivere non abbandonando mai gli altri. Proprio verso la fine del 1919, essendo venuta a sapere che il Codice di Diritto Canonico invitava tutte le congregazioni a rivedere le proprie regole, si dette da fare nonostante l’aggravamento della salute e pregò le collaboratrici di non compromettere il lungo e faticoso lavoro ch’ella aveva compiuto redigendole.
Il 16 giugno 1920 Madre Mondin mandò l‘ultima lettera benedicente nella quale dava l’addio alle suore pregandole di attenersi a quanto loro richiesto e concludeva con queste righe: “Amate la Congregazione che vi ha accolte e dato mezzo di servire Iddio nelle persone dei poveri”.
L’alba del 9 settembre 1920 spuntò per lei nel giorno eterno: erano quasi le quattro del mattino, aveva settantasette anni passati, dei quali cinquantasei trascorsi in religione. Quella Verona che l’aveva accolta e dove ella aveva quasi sempre vissuto, la vide andarsene.
Grande fu il tributo di omaggi resi alla salma e alla memoria di Madre Mondin da personalità ecclesiastiche, da religiosi, da religiose e da moltissimi laici che l’avevano conosciuta e stimata altamente come donna saggia e soprattutto come suora e madre di vita santa che aveva sempre cercato di fare felice chi non lo era stato.
Nel 1941, sr. Pia Morandini fu la prima preside dell’Istituto “Lavinia Mondin”, inizialmente Scuola di Avviamento professionale femminile, intitolata alla Superiora generale che aveva curato particolarmente l’opera educativa dell’Istituto che venne legalizzato nel 1948; oggi è uno degli istituti di scuole secondarie di primo e secondo grado assai rilevanti nella realtà veronese.
Bibliografia: Storia dell’Istituto “Sorelle della Misericordia” di Verona, v. 4 in 5 tomi, Verona 1910-1952; Lavinia Mondin, Cenni storici sulla vita di Vincenza Maria Poloni Fondatrice dell’Istituto delle Suore della Misericordia in Verona, Padova, Tip. del Seminario, 1890; L. Mondin, Esami di coscienza ricavati dalla Regola, Verona, Scuola Tip. Nigrizia, 1916; Riassunto della situazione dell’Istituto Suore della Misericordia in Verona, Verona, Scuola Tip. “Casa Buoni Fanciulli”, 1921, pp.1-22; L. Mondin, Regole S. Vincenzo de’ Paoli, spiegate per mezzo di Conferenze religiose di vita mista, Verona, Scuola Tip. Nigrizia, 1912; L. Mondin, Esami di coscienza ricavati dalla Regola, Verona, Scuola Tip. Nigrizia, 1916; Sorelle della Misericordia di Verona nel centenario dell’Istituto 1840-1940, Verona, s.n., 1940; Costituzione delle Sorelle della Misericordia, Verona, Tip. Nigrizia, 1970; Le Sorelle della Misericordia a 150 anni di vita, Verona, Novastampa, 1991; Francesco Vecchiato, Mondin, Lavinia Maria, in Dizionario biografico dei Veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, Verona 2006, pp. 567-568.
Giancarlo Volpato