Nutrimento Lucia
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Filosofa, antifascista, docente, Lucia Nutrimento nacque a Verona il 4 luglio 1911. Giovane studiosa, dall’animo molto allegro ma costantemente teso alla riflessione, si laureò in filosofia all’Università di Padova. La figura esile, gli occhi scuri espressivi, il corpo già segnato, i capelli castani raccolti sul capo fecero di lei una donna conosciuta subito nell’ambito degli studi per la passione che ella mise nella costante tensione intellettuale.
Poco dopo la laurea Lucia Nutrimento pubblicò un libro che le valse molti buoni giudizi: La definizione del bene in relazione al problema dell’ottimismo (Firenze 1936) dove la giovane filosofa indicava già quale sarebbe stato il suo percorso futuro basato sullo sguardo di ciò che di meglio il pensiero e la vita potevano offrire.
Iniziò ad insegnare filosofia e pedagogia all’Istituto magistrale di Verona; dal 1946 passerà, con la cattedra di Filosofia e storia, al Liceo-Ginnasio “Scipione Maffei” di Verona; le scuole furono il luogo sovrano della sua esistenza: il contatto con gli studenti era, per lei, l’elemento fondamentale del suo vivere: ella cercò d’inculcare loro l’amore per la riflessione, per la comprensione delle cose. Piuttosto silenziosa e non sempre attenta a soddisfare i desideri degli allievi, li amò di un amore così intenso – ma senza apparenze – che passava con loro giornate intere.
Viveva con la madre, non si sposò: ella sapeva di avere una vita difficile a causa di malattie articolari che la tormentarono per la vita. Ma non mancò mai dalla scuola: i suoi allievi (alcuni dei quali diventarono scienziati e professori di fama, trasferitisi soprattutto all’estero) la ricordarono per le giornate passate in Biblioteca civica (allora definita comunale) dove consigliava libri da leggere oppure a casa di lei intenti ad ascoltarla e a cogliere, in lei, la parte migliore per i loro studi.
S’iscrisse anche alla Facoltà di Giurisprudenza dove ebbe modo di conoscere il giovane professore Norberto Bobbio. Studiosa com’era, s’avvicinò alla tesi di laurea, ma – proprio allora – la Repubblica di Salò prese il sopravvento nella sua Verona. E non si volle laureare: attese la fine della guerra per farlo.
Già nel passato, l’antifascismo di Lucia Nutrimento non era passato inosservato. Nel silenzio – come fecero tutte le donne che aiutarono coloro che combatterono le idee del regime – ella aveva sempre dato le sue giornate, i suoi tempi e le sue azioni ad adempiere quello che ella ritenne un dovere; la lotta per la libertà la coinvolse ed ella rispose con entusiasmo a rischio della sua stessa vita. Portava pacchi, sapientemente nascosti, sul treno tra Verona e Padova a seconda delle richieste, distribuiva le pubblicazioni clandestine di “Giustizia e Libertà”; veicolava con bigliettini nascosti nelle trecce dei suoi capelli dov’erano scritti messaggi segreti, tenendo collegamenti con le formazioni partigiane.
Venne arrestata dall’UPI (Ufficio Politico Investigativo), una delle molte polizie fasciste, che aveva la sua sede nella caserma di fianco al Teatro Romano (là dove, tra l’altro, fu torturato e ucciso il colonnello Giovanni Fincato, pluridecorato): dimostrò, una volta ancora, la sua straordinaria capacità riuscendo a farsi rilasciare. Ma non per queste smise l’attività a favore di partigiani, resistenti, ricercati, detenuti.
Come noto, al carcere degli Scalzi, fu imprigionato anche Norberto Bobbio: sarà Lucia Nutrimento, assieme agli altri, che riuscirà a farlo liberare come accadrà per ulteriori eventi.
I Volontari della Libertà ricordarono sempre la “messaggera, fragile donna, dall’anima intrepida, eroica, generosissima”.
Nonostante la frenetica attività antifascista, ella non lasciò mai la scuola né abbandonò la voglia di scrivere saggi e libri. Uscivano commenti, introduzioni ad opere, riflessioni.
Da tempo, era stata tra le fondatrici del “Circolo filosofico Giuseppe Zamboni”, nel 1947, uno dei grandi studiosi veronesi e tra i filosofi più celebri del Novecento (v. questo Sito); i soci ricordarono le sue “eccezionali doti d’ingegno e di cultura, la bellezza e il candore dell’anima e l’esempio impareggiabile di fortezza” nel sopportare le sofferenze della malattia.
Si occupò di Montesquieu, di Fénelon, di Benjamin Constant, di Giambattista Vico. Dedicò studi a Manzoni; studiò la figura e il pensiero di Ida Vassalini (v. questo Sito) facendone conoscere la filosofia di fondo. Già nel 1942 aveva pubblicato un’opera dal titolo Sull’esito della filosofia: una delle basi interessanti per riflettere quotidianamente sui momenti complessi e importanti della vita. Più tardi si occupò del Vangelo di San Giovanni (con Introduzione, traduzione e note: Treviso 1953) dove Lucia Nutrimento, cattolica fervente ma piena di profonde domande, concluse – pressappoco – in questo modo: “Ciò che si legge maggiormente sono le esortazioni di Gesù, le quali si riducono a tre: saper conoscere, saper vedere, saper credere”. Tutta la sua tesi filosofica si basò su queste teorie: la ricerca e la capacità di vedere.
Tra gli ultimi suoi impegni scientifici vi furono la traduzione, l’introduzione e le note al testo di Sant’Agostino Contro gli Accademici (Treviso 1957): opera complessa, difficile, contrastata.
Piano a piano la malattia la ridusse quasi paralizzata: in carrozzella, accompagnata, ella non mancò mai dalla scuola; l’ultimo anno, poiché si era rifiutata di stare a casa, le fu preparata un’aula a piano terra dove gli studenti non mancarono mai. La scoliosi l’aveva letteralmente messa in ginocchio: ma Lucia Nutrimento non dette ragione alla malattia. Spiegò la storia contemporanea della Resistenza e della lotta per la libertà: mai proferì il suo nome tra coloro che si batterono in quei difficili momenti; gli allievi appresero di questo suo impegno quando ella era già scomparsa.
Andò al Liceo anche l’ultimo giorno della sua vita: nel pomeriggio Norberto Bobbio sarebbe venuto a Verona. Ella arrivò a scuola e disse al collega Giovanni Dean, grande figura di resistente: “penso che sia giunta l’ora, ma questa sera vieni a dirmi che cosa ha detto Bobbio”. Insegnò fino a mezzogiorno, pure nello spasimo che si manifestava sul volto e sul resto del corpo. Forse avrebbe voluto morire lì, tra i suoi ragazzi: ma fu portata a casa.
Si spense, nel silenzio del dolore, verso la sera: era il 12 dicembre 1959: aveva 48 anni.
Le cronache del tempo raccontarono che, a darle l’ultimo saluto, vi fu la scuola intera. “La fragile donna dall’anima intrepida, eroica, generosissima” fu salutata dall’Associazione Volontari della Libertà, da Norberto Bobbio, Ferruccio Parri, Egidio Meneghetti, Tristano Codignola, Gianfranco De Bosio, Berto Perotti. Si dimenticarono di lei, invece, tutte le storie sulla Resistenza veronese (eccetto un ricordo di Berto Perotti: v. Bibliografia): a tutte le donne che, nel silenzio, lavorarono mettendo a rischio la vita pur di abbattere regime fascista e nemici nazisti, accadde la medesima cosa. Anche Verona s’è dimenticata di lei.
Bibliografia: Berto Perotti, Assalto agli Scalzi. Contributo alla storia della Resistenza nel Veronese, Verona, La Quercia, 1957, p. 48; Giovanni Giulietti, In ricordo di Lucia Nutrimento, “Vita Veronese”, 1960, n. 1-2 (gen.-feb.), pp. 70-72; Maria Vittoria Adami, Lucia Nutrimento, insegnante e filosofa, faro di libertà dei giovani, “L’Arena”, 13 dicembre 2017, p. 52; Maria Vittoria Adami, Breve saggio su Lucia Nutrimento antifascista, insegnante e filosofa veronese, in Studiosi del comprensorio di Villafranca di Verona, a cura di Ezio Filippi, Verona, Accademia di Agricoltura, Scienze e Lettere, 2019, pp. 11-41.
Giancarlo Volpato